mercoledì 13 agosto 2025

RoboCop e Data - Quando l’ intelligenza artificiale si umanizza


In questi ultimi tempi si sono fatti passi avanti giganteschi nello sviluppo dell’ intelligenza artificiale, quel particolare programma progettato come vera e propria macchina pensante a immagine e somiglianza della mente umana, ma capace di compiere infinite funzioni contemporaneamente e con una precisione ed esattezza che al cervello umano mancano. Sono moltissime le considerazioni, sia favorevoli che contrarie, che si possono fare a proposito di questo particolare strumento: ci semplificherà la vita e ci darà più tempo libero, ci renderà rammolliti perché farà tutto al posto nostro, non avrà mai le stesse capacità decisionali di un essere umano, e così via discorrendo all’ infinito.

La cibernetica, insieme alla genetica, è oggi una delle scienze più studiate e applicate in assoluto, e pare destinata alla creazione di prodotti sempre più sofisticati da un punto di vista tecnico, e sebbene le sue applicazioni pratiche siano piuttosto recenti essa è già assolutamente familiare al grande pubblico soprattutto grazie alla fantascienza, il popolare genere letterario e cinematografico le cui opere sono a buon diritto così comuni e amate da costituire un vero e proprio patrimonio culturale. Alcuni film e telefilm hanno toccato svariati temi, peraltro animando svariate riflessioni, di fatto anticipando molte invenzioni scientifiche divenute negli anni una realtà e prodotti così abituali di cui oggi non sapremmo farne a meno. Un esempio classico di argomento tipico della fantascienza è proprio l’ intelligenza artificiale, che ha affrontato in romanzi, film e serie televisive sotto gli aspetti più differenti, promuovendo una valutazione sull’ opportunità e le conseguenze di questa particolare realizzazione: un’ intelligenza artificiale è una realizzazione prodigiosa, che può portare a conseguenze sia positive, come il supporto allo sforzo umano in attività particolarmente impegnative e in ambienti difficili, che negative, come nuove forme apocalittiche di guerra e interventi ad alta precisione. Due particolari produzioni hanno tuttavia sollevato l’ attenzione circa l’ intelligenza artificiale verso un punto di vista molto particolare, ossia «RoboCop» e «Star Trek: The Next Generation», i cui protagonisti, il poliziotto Alex J. Murphy e il tenente comandante Data, sono rispettivamente un organismo cibernetico e un androide nei quali prevale un lato umano e spontaneo oltre la loro componente informatica e tecnologica, nonché la programmazione comportamentale fornita dai loro creatori, dando conferma di quanto l’ umanità sia qualcosa di molto potente, che una macchina per sua natura non può eguagliare.

RoboCop, tratto da Alex Murphy;


In «RoboCop», film di Paul Verhoeven del 1987, il coraggioso agente di polizia Alex Murphy viene barbaramente ucciso a colpi di fucile da una banda di temuti malviventi di Detroit. Poiché al momento del suo arruolamento ha firmato un documento con cui ha donato il suo cadavere alla scienza, i cibernetici e i biologi della OCP, la potente impresa multinazionale che ha assunto la direzione del distretto di polizia di Detroit, fanno di lui un potenziato dotandolo di importanti innesti cibernetici: la maggior parte del corpo viene sostituita da protesi meccaniche rivestite da una corazza di titanio e kevlar, mentre il suo cervello viene integrato con un sistema informatico in cui è inserita la programmazione di base e tre direttive inviolabili che gli impongono l’ ordine pubblico totale, la protezione degli innocenti e il rispetto della legge, a cui deve attenersi mentre è operativo. Una quarta gli impedisce di procedere contro un membro della OCP. Il mancato rispetto di queste direttive o di una soltanto gli provoca un calo di efficienza che può persino disattivarlo. RoboCop dispone di una forza sovrumana, ad esempio può sopraffare fisicamente uomini di qualsiasi stazza e preparazione marziale senza alcuno sforzo, rompere facilmente ossa, sfondare muri e distruggere i materiali più resistenti. Il suo nuovo corpo è praticamente invulnerabile alle armi da fuoco di piccolo e medio calibro, ed è comunque estremamente difficile da abbattere pure con munizioni ad alto potenziale. E’ protetto anche da altissime temperature o esplosioni, come quella causata da una pompa di benzina data alle fiamme da un malvivente che arresta da cui esce indenne. E’ in grado di ingrandire la scena inquadrata dal suo sistema visivo e mirare con precisione millimetrica, nonché di selezionare bersagli multipli. La sua memoria riorganizzata come un computer registra in modo indelebile audio e video, utilizzabili come prove legali. Dispone di numerose altre funzioni, come mappe digitali, H.U.D. adattabile in grado di interagire con l’ ambiente, tipi di visione quali quella notturna e a infrarossi. Può interfacciarsi con qualsivoglia computer e utilizzarlo mentalmente. Il casco contiene un visore termografico capace di vedere anche attraverso le pareti, la mano destra ospita uno spinotto che si connette ai computer usati in città. L’ arma di servizio è una pistola automatica con proiettili speciali ospitata in uno spazio ricavato nella gamba destra.

A RoboCop viene cancellata la memoria della sua vita come Alex Murphy, tuttavia, a poche settimane dalla sua attivazione e dall’ inizio della sua missione inizia gradualmente e inevitabilmente a rievocare i ricordi: durante le esercitazioni di tiro fa roteare la pistola sul dito indice, gesto che faceva per gioco davanti al figlio per imitarne l’ eroe preferito in TV, riconosce uno dopo l’ altro i suoi assassini durante le operazioni di arresto, nonché la propria collega, l’ agente Anne Lewis, pronuncia il suo motto «Vivo o morto, tu verrai con me!», e infine visita la casa dove viveva con la famiglia, ora in vendita, dove ha una reazione di rabbia per ciò di cui i suoi assassini gli hanno privato. Da questo momento acquisisce una maggiore libertà comportamentale: come macchina deve pur sempre attenersi alle quattro direttive comportamentali che compongono il suo programma, ma come umano ha la facoltà di decidere da solo come arrivare al risultato. Spesso addirittura circola senza l’ elmetto protettivo, lasciando scoperto il volto divenuto calvo, sorride e quando gli chiedono come si chiama risponde con un fermo eppure caloroso: «Murphy.».

All’ inizio del secondo film «RoboCop 2», del 1990, il poliziotto cibernetico di tanto in tanto si avvicina in automobile per scorgere la moglie nella nuova casa e il figlio di ritorno dalla scuola, cosa che getta lei nella disperazione al punto da fare causa alla OCP, i cui funzionari, che lo reputano una loro proprietà privata e «una macchina parzialmente dotata di tessuto vivente», gli vietano ulteriori visite. Quando l’ avvocato di lei suggerisce un incontro chiarificatore tra i due, Murphy, addolorato ma consapevole di non essere più l’ uomo di un tempo, nega di conoscerla e sostiene che suo marito è morto da eroe: lui è stato costruito per onorare la sua memoria. Affranta, lei se ne va piangendo e a lui non resta che accettare quanto tutto ciò che gli rimane sia la sua condizione e missione di «sbirro cibernetico». Più avanti nel film, riesce ad arrivare fino a Cain, il temuto e folle narcotrafficante a capo di un culto di spacciatori a lui devoti come una sorta di Gesù Cristo, che insieme al suo esercito lo danneggia con una mitragliatrice e lo riduce in pezzi. A stento ancora in vita, viene poi scaricato dai criminali davanti alla stazione di polizia e tenuto in vita dai tecnici addetti alla sua manutenzione. Durante la sua agonia, durante la quale addirittura versa lacrime, gli scienziati della OCP affermano di essere in grado di ripararlo ma per il momento non hanno l’ ordine di procedere: i vertici aziendali preferiscono affinare le tecnologie di cui dispongono con la creazione di un altro organismo cibernetico, il RoboCop II. Tuttavia, per evitare un calo di consensi e di immagine pubblica, decidono di ricostruire Murphy sia pur dotandolo di una programmazione con un eccesso di direttive, molte addirittura assurde, che compromettono le sue capacità arbitrarie rischiando di farlo impazzire. Benché scoprano le vere cause del malfunzionamento di RoboCop, i tecnici della stazione di polizia non sono in possesso della strumentazione necessaria a cancellare le direttive alterate, e affermano che gli unici modi sono uno spegnimento del sistema o una scarica elettrica ad alto amperaggio: appena Murphy sente parlare di questa possibile soluzione esce dalla stazione di polizia e si sottopone a una scarica elettrica attaccandosi a un grosso commutatore elettrico. Tale operazione gli permette di resettare il sistema e cancellare tutte le direttive, comprese le primarie, tuttavia la prima azione che decide di intraprendere conferma la sua profonda umanità e coscienziosità: torna al lavoro, e alla testa di un commando di poliziotti torna da Cain, deciso a catturarlo una volta per tutte, vivo o morto.

 

Il tenente comandante Data, androide di tipo Soong;

In «Star Trek: The Next Generation», serie televisiva prodotta da Gene Roddenberry dal 1987 al 1994, il tenente comandante Data è un androide, l’ unico ad aver mai fatto parte della Flotta Stellare della Federazione dei Pianeti Uniti. Viene creato intorno al 2330 dal dottor Noonien Soong, geniale cibernetico pioniere degli studi sul cervello positronico, assistito dalla moglie Juliana Tainer. Risulta il terzo dei suoi sei androidi conosciuti, dopo la costruzione di Lore, divenuto malvagio a causa di un errore di programmazione delle emozioni, e di B-4, risultato di intelligenza molto limitata. Juliana considera Data come un figlio, ma teme che possa rivelarsi un fallimento come gli androidi costruiti precedentemente, oppure che diventi pericoloso come Lore, e che quindi debba essere smantellato. Quando i coniugi Soong si preparano ad abbandonare il pianeta sotto l’ attacco dell’ Entità Cristallina chiamata da Lore, deciso a vendicarsi della popolazione locale che ne pretendeva lo smantellamento poiché terrorizzata da lui, entrambi gli androidi vengono disattivati e smontati. Otto anni dopo, nel 2338, l’ equipaggio dell’ astronave della Federazione USS Tripoli lo trova e lo ricompone, per poi riattivarlo. Composto di una lega di tripolimero, molibdeno e cobalto, capace di resistere ai massimi sforzi, il suo cranio è composto di cortenide e duranio, ed ha una capacità massima di immagazzinamento di ottocento quadrilioni di bit, approssimativamente 88 petabyte, ed una velocità totale del suo processore calcolata in sessanta trilioni di operazioni per secondo. Riconoscente di essere stato trovato e attivato dagli ufficiali della Flotta Stellare, gli viene permesso di iscriversi all’ Accademia, ove si qualifica con onore, venendo poi assegnato ai primi incarichi fino al trasferimento nel 2364 sulla nave ammiraglia, l’ Enterprise D, con il grado di tenente comandante.

Sebbene dotato di un’ avanzata forma di intelligenza artificiale e notevoli capacità di elaborazione e archiviazione dati, nonché di una forza, prontezza di riflessi e velocità molte volte superiori a quelle di un essere umano, Data sviluppa una certa ammirazione per l’ umanità, tentando di diventare sempre più umano per quanto riguarda il comportamento, spesso con risultati buffi e fallimentari a causa di fraintendimenti e doppi sensi. Spesso le sue osservazioni sono così spontanee e innocenti da renderlo buffo oppure irritante, tanto che durante gli anni all’ Accademia della Flotta Stellare è stato spesso oggetto di scherzi da parte dei compagni cadetti. Oltre che con l’ umorismo e i rapporti amorosi, Data ha anche problemi ad usare le contrazioni nella lingua orale, sebbene questa caratteristica faccia parte della programmazione fornitagli dal dottor Soong. Nel 2369, il dottor Julian Bashir esprime la propria ammirazione per tutto l’ impegno che il dottor Soong si è dato per far sembrare Data umano da un punto di vista estetico, denotando grande stupore per quanto Data sia ben fatto. Insieme, i due conducono alcune ricerche su di un dispositivo alieno, che emette uno shock al plasma che sovraccarica la rete positronica di Data, attivando una serie di circuiti fino a quel momento inattivi che, in seguito, permettono a Data di sognare. Nel 2367, sotto il controllo di una tecnologia di richiamo a distanza del dottor Soong, Data si impadronisce dell’ Enterprise e la conduce in prossimità del pianeta Terlina III. Sfortunatamente, lo stesso programma attiva il cervello positronico di Lore, conducendo anche lui al laboratorio. Soong spiega di aver richiamato Data perché ha creato un chip emozionale appositamente per lui, e di aver creduto che Lore fosse morto. Lore disattiva Data e si sostituisce a lui mentre il loro creatore è distratto, e Soong, ignaro, impianta il chip in Lore. Quando si rende conto dell’ errore, Lore lo attacca, fuggendo subito dopo. L’ anziano scienziato muore di lì a poco, confortato dal vero Data. Solo tre anni dopo, i due «fratelli» si ritrovano. Lore, infatti, si trova su Ohniaka III alla testa di alcuni Borg, organismi cibernetici molto potenti con cui la Federazione sta facendo i conti da qualche tempo, e innesta il chip emozionale, dopo attente modifiche, in Data per renderlo succube. Lo scontro è durissimo, ma alla fine Data ritorna in sé e torna sull’ Enterprise dopo aver disattivato il fratello una volta per tutte e messo da parte il chip, che decide di utilizzare stabilmente solo un anno dopo, finalmente imparando a convivere con le emozioni dopo un intenso periodo di prova.

Data è un individuo socievole e molto curioso, rispettoso e generoso, portato ad avere una visione positiva della vita e delle relazioni interpersonali. Spesso esterna dubbi e incomprensione sulla guerra e la violenza, l’ uso di droghe tipico delle epoche passate, e rimane confuso dinnanzi all’ amore tra un uomo e una donna, osservando quanto spesso porti a comportamenti irragionevoli. Matura una passione per le arti, che lo porta a sviluppare la propria tecnica di pittura, creando molteplici stili e soggetti. Scrive poesie, si esibisce in rappresentazioni teatrali e suona il violino. Si dà anche al canto, esibendosi con «Blue Skies» al matrimonio di William Riker e Deanna Troi. Anche una volta dotato di emozioni, non riuscirà mai ad essere umano, ma solo qualcosa di somigliante. La cosa spesso gli provoca dispiacere, ma in un secondo momento impara ad accettarlo, compensando con l’ apprendimento e il miglioramento costante di sé e delle proprie capacità: una volta, dialogando con il tenente Geordi La Forge, ingegnere capo dell’ Enterprise, afferma che per tutta la vita si è sforzato di avvicinarsi al massimo all’ umanità, andando ben oltre la propria programmazione originaria. Mantiene un buon rapporto con la maggior parte degli ufficiali superiori dell’ Enterprise, considerando il capitano Jean-Luc Picard come una sorta di figura paterna per tutta la durata del suo servizio sotto di lui, chiedendogli consiglio in diverse occasioni volte a cercare di raggiungere una maggiore umanità. E Picard lo aiuta in questo ogni volta che ne ha l’ occasione. Il suo miglior amico è Geordi La Forge, e riesce ad avere un rapporto d’ amicizia solido e misurato persino con il tenente Worf, capo della sicurezza dell’ Enterprise appartenente alla specie guerresca dei Klingon. Più volte, infatti, Data afferma di avere con l’ irascibile ufficiale alieno due cose importanti in comune: entrambi salvati dalla Federazione dopo che le loro abitazioni sono state distrutte da attacchi nemici, ed entrambi gli unici rappresentanti delle rispettive specie nella Flotta Stellare.

Brent Spiner, interprete del personaggio tra il 1987 e il 2023, afferma: «Data, per come è stato pensato, è una figura dalle possibilità illimitate che desidera sperimentare il numero maggiore possibile di qualità umane e che agisce quasi come una sorta di specchio della condizione degli esseri umani. Sono personalmente convinto che ci sia un po’ di Data in ogni essere umano. Quando Gene Roddenberry mi ha comunicato che avevo passato il provino e che il ruolo di Data era mio, ha aggiunto: ‘Ricordati Brent, Data è colui che porta un po’ di sollievo comico alle puntate’. L’ ho fatto, e in termini tragicomici vedo Data come una specie di clown tragico, una sorta di Pierrot postmoderno. Un personaggio involontariamente comico che aspira ad essere quello che non può diventare. In più, nel suo cuore di androide, è infelice della sua condizione, o almeno da un punto di vista logico, insoddisfatto.».


La fantascienza rappresenta spesso e volentieri un genere di anticipazione, in grado di considerare idee che in un secondo momento diventano realtà. Gli esempi sono numerosi. E ora è l’ intelligenza artificiale a trovarsi al centro dell’ attenzione. Sia essa un supercomputer, un androide o un organismo cibernetico, essa è per sua natura qualcosa di freddo, l’ incarnazione dell’ efficienza, della precisione e della libertà da qualsivoglia impedimento emotivo, ben oltre le capacità umane. Forse proprio per questo rappresenta una contraddizione assoluta, perché è progettata a immagine della mente umana, ma capace di raggiugere rapidità ed esattezze superiori nonché piena autonomia data dall’ intrinseca capacità di imparare, capire e affrontare nuove situazioni. Ma quando un organismo cibernetico come RoboCop, il cui cervello umano è interfacciato ad un sistema computerizzato che ne influenza il comportamento e le azioni, con l’ andare del tempo riesce a prevalerla con la sola forza della sua personalità, e un androide progettato a immagine e somiglianza di un essere umano come Data prova ammirazione per l’ umanità e desidera acquisirne le qualità come un novello Pinocchio, che da burattino desidera divenire un bambino vero, sorge spontaneo chiedersi quanto l’ intelligenza artificiale sia effettivamente superiore. La nostra più grande realizzazione tecnica ci ricorda quanto preziosa sia la condizione umana, dotata di istinto, calore, creatività e possibilità di scegliere. Una macchina non possiede queste virtù, e da queste rimane sempre invariabilmente battuta e resa inferiore. Non sarebbe più opportuno lavorare sulle nostre stesse capacità, sulla nostra stessa intelligenza anziché progettare computer o automi sempre più sofisticati?

A questo proposito suonano quanto mai significative le parole di Marcus Wright, personaggio del film «Terminator Salvation» del 2009: «Che cos’ è che ci rende umani? Qualcosa che non si può programmare. Che non si può mettere in un chip. E’ la forza del cuore umano. La differenza tra noi e le macchine.».