In
questi ultimi tempi si sono fatti passi avanti giganteschi nello sviluppo dell’
intelligenza artificiale, quel particolare programma progettato come vera e
propria macchina pensante a immagine e somiglianza della mente umana, ma capace
di compiere infinite funzioni contemporaneamente e con una precisione ed
esattezza che al cervello umano mancano. Sono moltissime le considerazioni, sia
favorevoli che contrarie, che si possono fare a proposito di questo particolare
strumento: ci semplificherà la vita e ci darà più tempo libero, ci renderà
rammolliti perché farà tutto al posto nostro, non avrà mai le stesse capacità
decisionali di un essere umano, e così via discorrendo all’ infinito.
La
cibernetica, insieme alla genetica, è oggi una delle scienze più studiate e
applicate in assoluto, e pare destinata alla creazione di prodotti sempre più
sofisticati da un punto di vista tecnico, e sebbene le sue applicazioni
pratiche siano piuttosto recenti essa è già assolutamente familiare al grande
pubblico soprattutto grazie alla fantascienza, il popolare genere letterario e
cinematografico le cui opere sono a buon diritto così comuni e amate da costituire
un vero e proprio patrimonio culturale. Alcuni film e telefilm hanno toccato svariati
temi, peraltro animando svariate riflessioni, di fatto anticipando molte
invenzioni scientifiche divenute negli anni una realtà e prodotti così abituali
di cui oggi non sapremmo farne a meno. Un esempio classico di argomento tipico
della fantascienza è proprio l’ intelligenza artificiale, che ha affrontato in
romanzi, film e serie televisive sotto gli aspetti più differenti, promuovendo
una valutazione sull’ opportunità e le conseguenze di questa particolare
realizzazione: un’ intelligenza artificiale è una realizzazione prodigiosa, che
può portare a conseguenze sia positive, come il supporto allo sforzo umano in
attività particolarmente impegnative e in ambienti difficili, che negative,
come nuove forme apocalittiche di guerra e interventi ad alta precisione. Due
particolari produzioni hanno tuttavia sollevato l’ attenzione circa l’
intelligenza artificiale verso un punto di vista molto particolare, ossia «RoboCop»
e «Star Trek: The Next Generation», i cui protagonisti, il poliziotto Alex J.
Murphy e il tenente comandante Data, sono rispettivamente un organismo
cibernetico e un androide nei quali prevale un lato umano e spontaneo oltre la
loro componente informatica e tecnologica, nonché la programmazione
comportamentale fornita dai loro creatori, dando conferma di quanto l’ umanità
sia qualcosa di molto potente, che una macchina per sua natura non può
eguagliare.
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RoboCop, tratto da Alex Murphy; |
In «RoboCop», film di Paul Verhoeven del
1987, il coraggioso agente di polizia Alex Murphy viene barbaramente ucciso a
colpi di fucile da una banda di temuti malviventi di Detroit. Poiché al momento
del suo arruolamento ha firmato un documento con cui ha donato il suo cadavere
alla scienza, i cibernetici e i biologi della OCP, la potente impresa
multinazionale che ha assunto la direzione del distretto di polizia di Detroit,
fanno di lui un potenziato dotandolo di importanti innesti cibernetici: la
maggior parte del corpo viene sostituita da protesi meccaniche rivestite da una
corazza di titanio e kevlar, mentre il suo cervello viene integrato con un
sistema informatico in cui è inserita la programmazione di base e tre direttive
inviolabili che gli impongono l’ ordine pubblico totale, la protezione degli
innocenti e il rispetto della legge, a cui deve attenersi mentre è operativo.
Una quarta gli impedisce di procedere contro un membro della OCP. Il mancato
rispetto di queste direttive o di una soltanto gli provoca un calo di
efficienza che può persino disattivarlo. RoboCop dispone di una forza
sovrumana, ad esempio può sopraffare fisicamente uomini di qualsiasi stazza e
preparazione marziale senza alcuno sforzo, rompere facilmente ossa, sfondare
muri e distruggere i materiali più resistenti. Il suo nuovo corpo è praticamente
invulnerabile alle armi da fuoco di piccolo e medio calibro, ed è comunque
estremamente difficile da abbattere pure con munizioni ad alto potenziale. E’
protetto anche da altissime temperature o esplosioni, come quella causata da
una pompa di benzina data alle fiamme da un malvivente che arresta da cui esce indenne.
E’ in grado di ingrandire la scena inquadrata dal suo sistema visivo e mirare
con precisione millimetrica, nonché di selezionare bersagli multipli. La sua
memoria riorganizzata come un computer registra in modo indelebile audio e
video, utilizzabili come prove legali. Dispone di numerose altre funzioni, come
mappe digitali, H.U.D. adattabile in grado di interagire con l’ ambiente, tipi
di visione quali quella notturna e a infrarossi. Può interfacciarsi con
qualsivoglia computer e utilizzarlo mentalmente. Il casco contiene un visore
termografico capace di vedere anche attraverso le pareti, la mano destra ospita
uno spinotto che si connette ai computer usati in città. L’ arma di servizio è
una pistola automatica con proiettili speciali ospitata in uno spazio ricavato
nella gamba destra.
A RoboCop viene cancellata la memoria della
sua vita come Alex Murphy, tuttavia, a poche settimane dalla sua attivazione e
dall’ inizio della sua missione inizia gradualmente e inevitabilmente a
rievocare i ricordi: durante le esercitazioni di tiro fa roteare la pistola sul
dito indice, gesto che faceva per gioco davanti al figlio per imitarne l’ eroe
preferito in TV, riconosce uno dopo l’ altro i suoi assassini durante le
operazioni di arresto, nonché la propria collega, l’ agente Anne Lewis,
pronuncia il suo motto «Vivo o morto, tu verrai con me!», e infine visita la
casa dove viveva con la famiglia, ora in vendita, dove ha una reazione di
rabbia per ciò di cui i suoi assassini gli hanno privato. Da questo momento acquisisce
una maggiore libertà comportamentale: come macchina deve pur sempre attenersi
alle quattro direttive comportamentali che compongono il suo programma, ma come
umano ha la facoltà di decidere da solo come arrivare al risultato. Spesso
addirittura circola senza l’ elmetto protettivo, lasciando scoperto il volto
divenuto calvo, sorride e quando gli chiedono come si chiama risponde con un
fermo eppure caloroso: «Murphy.».
All’ inizio del secondo film «RoboCop 2», del
1990, il poliziotto cibernetico di tanto in tanto si avvicina in automobile per
scorgere la moglie nella nuova casa e il figlio di ritorno dalla scuola, cosa
che getta lei nella disperazione al punto da fare causa alla OCP, i cui
funzionari, che lo reputano una loro proprietà privata e «una macchina
parzialmente dotata di tessuto vivente», gli vietano ulteriori visite. Quando
l’ avvocato di lei suggerisce un incontro chiarificatore tra i due, Murphy,
addolorato ma consapevole di non essere più l’ uomo di un tempo, nega di
conoscerla e sostiene che suo marito è morto da eroe: lui è stato costruito per
onorare la sua memoria. Affranta, lei se ne va piangendo e a lui non resta che
accettare quanto tutto ciò che gli rimane sia la sua condizione e missione di «sbirro
cibernetico». Più avanti nel film, riesce ad arrivare fino a Cain, il temuto e
folle narcotrafficante a capo di un culto di spacciatori a lui devoti come una
sorta di Gesù Cristo, che insieme al suo esercito lo danneggia con una
mitragliatrice e lo riduce in pezzi. A stento ancora in vita, viene poi
scaricato dai criminali davanti alla stazione di polizia e tenuto in vita dai
tecnici addetti alla sua manutenzione. Durante la sua agonia, durante la quale
addirittura versa lacrime, gli scienziati della OCP affermano di essere in
grado di ripararlo ma per il momento non hanno l’ ordine di procedere: i
vertici aziendali preferiscono affinare le tecnologie di cui dispongono con la
creazione di un altro organismo cibernetico, il RoboCop II. Tuttavia, per
evitare un calo di consensi e di immagine pubblica, decidono di ricostruire
Murphy sia pur dotandolo di una programmazione con un eccesso di direttive,
molte addirittura assurde, che compromettono le sue capacità arbitrarie rischiando
di farlo impazzire. Benché scoprano le vere cause del malfunzionamento di RoboCop,
i tecnici della stazione di polizia non sono in possesso della strumentazione
necessaria a cancellare le direttive alterate, e affermano che gli unici modi
sono uno spegnimento del sistema o una scarica elettrica ad alto amperaggio: appena
Murphy sente parlare di questa possibile soluzione esce dalla stazione di
polizia e si sottopone a una scarica elettrica attaccandosi a un grosso
commutatore elettrico. Tale operazione gli permette di resettare il sistema e
cancellare tutte le direttive, comprese le primarie, tuttavia la prima azione
che decide di intraprendere conferma la sua profonda umanità e coscienziosità:
torna al lavoro, e alla testa di un commando di poliziotti torna da Cain,
deciso a catturarlo una volta per tutte, vivo o morto.
Il tenente comandante Data, androide di tipo Soong;
In «Star Trek: The Next Generation», serie
televisiva prodotta da Gene Roddenberry dal 1987 al 1994, il tenente comandante
Data
è un androide, l’ unico ad aver mai fatto parte della Flotta Stellare della
Federazione dei Pianeti Uniti. Viene creato intorno al 2330 dal dottor Noonien
Soong, geniale cibernetico pioniere degli studi sul cervello positronico,
assistito dalla moglie Juliana Tainer. Risulta il terzo dei suoi sei androidi
conosciuti, dopo la costruzione di Lore, divenuto malvagio a causa di un errore
di programmazione delle emozioni, e di B-4, risultato di intelligenza molto
limitata. Juliana considera Data
come un figlio, ma teme che possa rivelarsi un fallimento come gli androidi
costruiti precedentemente, oppure che diventi pericoloso come Lore, e che
quindi debba essere smantellato. Quando i coniugi Soong si preparano ad
abbandonare il pianeta sotto l’ attacco dell’ Entità Cristallina chiamata da
Lore, deciso a vendicarsi della popolazione locale che ne pretendeva lo
smantellamento poiché terrorizzata da lui, entrambi gli androidi vengono
disattivati e smontati. Otto anni dopo, nel 2338, l’ equipaggio dell’ astronave
della Federazione USS Tripoli lo trova e lo ricompone, per poi riattivarlo. Composto
di una lega di tripolimero, molibdeno e cobalto, capace di resistere ai massimi
sforzi, il suo cranio è composto di cortenide e duranio, ed ha una capacità
massima di immagazzinamento di ottocento quadrilioni di bit,
approssimativamente 88 petabyte, ed una velocità totale del suo processore
calcolata in sessanta trilioni di operazioni per secondo. Riconoscente di
essere stato trovato e attivato dagli ufficiali della Flotta Stellare, gli viene
permesso di iscriversi all’ Accademia, ove si qualifica con onore, venendo poi
assegnato ai primi incarichi fino al trasferimento nel 2364 sulla nave
ammiraglia, l’ Enterprise D, con il grado di tenente comandante.
Sebbene dotato di un’ avanzata forma di
intelligenza artificiale e notevoli capacità di elaborazione e archiviazione
dati, nonché di una forza, prontezza di riflessi e velocità molte volte superiori
a quelle di un essere umano, Data sviluppa una certa ammirazione per l’
umanità, tentando di diventare sempre più umano per quanto riguarda il comportamento,
spesso con risultati buffi e fallimentari a causa di fraintendimenti e doppi
sensi. Spesso le sue osservazioni sono così spontanee e innocenti da renderlo
buffo oppure irritante, tanto che durante gli anni all’ Accademia della Flotta
Stellare è stato spesso oggetto di scherzi da parte dei compagni cadetti. Oltre
che con l’ umorismo e i rapporti amorosi, Data ha anche problemi ad usare le
contrazioni nella lingua orale, sebbene questa caratteristica faccia parte
della programmazione fornitagli dal dottor Soong. Nel 2369, il dottor Julian Bashir
esprime la propria ammirazione per tutto l’ impegno che il dottor Soong si è
dato per far sembrare Data umano da un punto di vista estetico, denotando grande
stupore per quanto Data sia ben fatto. Insieme, i due conducono alcune ricerche
su di un dispositivo alieno, che emette uno shock al plasma che sovraccarica la
rete positronica di Data, attivando una serie di circuiti fino a quel momento
inattivi che, in seguito, permettono a Data di sognare. Nel 2367, sotto il
controllo di una tecnologia di richiamo a distanza del dottor Soong, Data si
impadronisce dell’ Enterprise e la conduce in prossimità del pianeta Terlina
III. Sfortunatamente, lo stesso programma attiva il cervello positronico di
Lore, conducendo anche lui al laboratorio. Soong spiega di aver richiamato Data
perché ha creato un chip emozionale appositamente per lui, e di aver creduto che
Lore fosse morto. Lore disattiva Data e si sostituisce a lui mentre il loro
creatore è distratto, e Soong, ignaro, impianta il chip in Lore. Quando si rende
conto dell’ errore, Lore lo attacca, fuggendo subito dopo. L’ anziano
scienziato muore di lì a poco, confortato dal vero Data. Solo tre anni dopo, i
due «fratelli» si ritrovano. Lore, infatti, si trova su Ohniaka III alla testa
di alcuni Borg, organismi cibernetici molto potenti con cui la Federazione sta
facendo i conti da qualche tempo, e innesta il chip emozionale, dopo attente
modifiche, in Data per renderlo succube. Lo scontro è durissimo, ma alla fine
Data ritorna in sé e torna sull’ Enterprise dopo aver disattivato il fratello
una volta per tutte e messo da parte il chip, che decide di utilizzare
stabilmente solo un anno dopo, finalmente imparando a convivere con le emozioni
dopo un intenso periodo di prova.
Data
è un individuo socievole e molto curioso, rispettoso e generoso, portato ad
avere una visione positiva della vita e delle relazioni interpersonali. Spesso
esterna dubbi e incomprensione sulla guerra e la violenza, l’ uso di droghe
tipico delle epoche passate, e rimane confuso dinnanzi all’ amore tra un uomo e
una donna, osservando quanto spesso porti a comportamenti irragionevoli. Matura
una passione per le arti, che lo porta a sviluppare la propria tecnica di
pittura, creando molteplici stili e soggetti. Scrive poesie, si esibisce in
rappresentazioni teatrali e suona il violino. Si dà anche al canto, esibendosi
con «Blue Skies» al matrimonio di William Riker e Deanna Troi. Anche una volta
dotato di emozioni, non riuscirà mai ad essere umano, ma solo qualcosa di
somigliante. La cosa spesso gli provoca dispiacere, ma in un secondo momento
impara ad accettarlo, compensando con l’ apprendimento e il miglioramento
costante di sé e delle proprie capacità: una volta, dialogando con il tenente
Geordi La Forge, ingegnere capo dell’ Enterprise, afferma che per tutta la vita
si è sforzato di avvicinarsi al massimo all’ umanità, andando ben oltre la
propria programmazione originaria. Mantiene un buon rapporto con la maggior
parte degli ufficiali superiori dell’ Enterprise, considerando il capitano
Jean-Luc Picard come una sorta di figura paterna per tutta la durata del suo
servizio sotto di lui, chiedendogli consiglio in diverse occasioni volte a
cercare di raggiungere una maggiore umanità. E Picard lo aiuta in questo ogni
volta che ne ha l’ occasione. Il suo miglior amico è Geordi La Forge, e riesce
ad avere un rapporto d’ amicizia solido e misurato persino con il tenente Worf,
capo della sicurezza dell’ Enterprise appartenente alla specie guerresca dei
Klingon. Più volte, infatti, Data afferma di avere con l’ irascibile ufficiale
alieno due cose importanti in comune: entrambi salvati dalla Federazione dopo
che le loro abitazioni sono state distrutte da attacchi nemici, ed entrambi gli
unici rappresentanti delle rispettive specie nella Flotta Stellare.
Brent
Spiner, interprete del personaggio tra il 1987 e il 2023, afferma: «Data, per
come è stato pensato, è una figura dalle possibilità illimitate che desidera
sperimentare il numero maggiore possibile di qualità umane e che agisce quasi
come una sorta di specchio della condizione degli esseri umani. Sono personalmente
convinto che ci sia un po’ di Data in ogni essere umano. Quando Gene Roddenberry
mi ha comunicato che avevo passato il provino e che il ruolo di Data era mio,
ha aggiunto: ‘Ricordati Brent, Data è colui che porta un po’ di sollievo comico
alle puntate’. L’ ho fatto, e in termini tragicomici vedo Data come una specie
di clown tragico, una sorta di Pierrot postmoderno. Un personaggio
involontariamente comico che aspira ad essere quello che non può diventare. In
più, nel suo cuore di androide, è infelice della sua condizione, o almeno da un
punto di vista logico, insoddisfatto.».
La
fantascienza rappresenta spesso e volentieri un genere di anticipazione, in
grado di considerare idee che in un secondo momento diventano realtà. Gli
esempi sono numerosi. E ora è l’ intelligenza artificiale a trovarsi al centro
dell’ attenzione. Sia essa un supercomputer, un androide o un organismo
cibernetico, essa è per sua natura qualcosa di freddo, l’ incarnazione dell’
efficienza, della precisione e della libertà da qualsivoglia impedimento
emotivo, ben oltre le capacità umane. Forse proprio per questo rappresenta una
contraddizione assoluta, perché è progettata a immagine della mente umana, ma
capace di raggiugere rapidità ed esattezze superiori nonché piena autonomia
data dall’ intrinseca capacità di imparare, capire e affrontare nuove situazioni.
Ma quando un organismo cibernetico come RoboCop, il cui cervello umano è
interfacciato ad un sistema computerizzato che ne influenza il comportamento e
le azioni, con l’ andare del tempo riesce a prevalerla con la sola forza della
sua personalità, e un androide progettato a immagine e somiglianza di un essere
umano come Data prova ammirazione per l’ umanità e desidera acquisirne le
qualità come un novello Pinocchio, che da burattino desidera divenire un
bambino vero, sorge spontaneo chiedersi quanto l’ intelligenza artificiale sia
effettivamente superiore. La nostra più grande realizzazione tecnica ci ricorda
quanto preziosa sia la condizione umana, dotata di istinto, calore, creatività
e possibilità di scegliere. Una macchina non possiede queste virtù, e da queste
rimane sempre invariabilmente battuta e resa inferiore. Non sarebbe più
opportuno lavorare sulle nostre stesse capacità, sulla nostra stessa
intelligenza anziché progettare computer o automi sempre più sofisticati?
A
questo proposito suonano quanto mai significative le parole di Marcus Wright,
personaggio del film «Terminator Salvation» del 2009: «Che cos’ è che ci rende
umani? Qualcosa che non si può programmare. Che non si può mettere in un chip.
E’ la forza del cuore umano. La differenza tra noi e le macchine.».
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