Harry Houdini, il più famoso illusionista di sempre; |
«Privare la magia
del suo mistero sarebbe assurdo come togliere il suono alla musica.» Orson Welles;
Nel
lungo e tortuoso cammino della vita, uomini e donne maturano il preciso bisogno
psicologico di aggrapparsi a qualcosa da cui trarre speranza. Ma, purtroppo,
spesso e volentieri le illusioni diventano molto potenti, e calandosi sotto un
manto confortevole e allietante finiscono per diventare addirittura più
credibili della stessa realtà, e occorre una volontà ferrea e costante,
addirittura coraggiosa, per fronteggiarla correttamente.
Come
una piovra dai lunghi e numerosi tentacoli, l’ illusione raggiunge tutti gli
infiniti ambiti dell’ esistenza umana, eppure talvolta riesce a diventare
qualcosa di innocuo e affascinante, che intrattiene la gente incantandola con
prodigi sensazionali, sui quali si interroga a proposito del loro trucco: l’ illusionismo,
l’ arte di eseguire un’ azione in modo da farla apparire come dovuta a cause
preternaturali, è da lungo tempo una delle più celebri, suggestive e
addirittura apprezzate attrazioni del settore del divertimento. Il bello della
magia sta proprio nel fatto di avere un trucco che non deve mai essere svelato,
e fin dai giorni dell’ Età del ferro e del bronzo la gente guarda con
ammirazione i giochi illusionistici, dai primi in forma rudimentale dei tempi
antichi a quelli più elaborati dei giorni attuali, ingegnandosi sulla loro
soluzione.
Houdini pronto a immergersi incatenato agli arti; |
Uno
dei più famosi illusionisti ed escapologi di tutta la storia, entrato nella
leggenda per una lunga serie di fughe impossibili, fu senza dubbio Harry
Houdini, uomo geniale e tormentato, singolare e affascinante, che durante la
sua scintillante carriera beffò ampiamente le leggi della fisica come solo i
grandi artisti possono permettersi, lasciando ogni volta il pubblico sbigottito
e al tempo stesso affascinato dal suo sconfinato talento. Curioso, poliedrico e
indiscusso talento creativo, visse costantemente alla ricerca di qualcosa di
nuovo con cui sorprendere gli spettatori, riflettendo ampiamente e
profondamente su tutto ciò che lo circondava, peraltro scagliandosi ammirevolmente
contro ciarlatani e stregoni di vario tipo. Si considerava a ragione un artista,
avendo creato moltissimi trucchi con cui sfidò ripetutamente sé stesso e lo
stupore delle platee, passando alla storia come acutissimo promotore di questo
insolito e complesso mestiere. Fu una persona straordinaria, reputata in
possesso di grandi poteri miracolosi: la celebre attrice teatrale e
cinematografica Sarah Bernhardt gli domandò se ricorrendo alla magia potesse
farle ricrescere la gamba amputata; il Presidente statunitense Theodore Roosevelt
si convinse che possedesse elevate facoltà medianiche con cui riusciva a
leggergli il pensiero; lo scrittore britannico Sir Arthur Conan Doyle sostenne
apertamente che le sue leggendarie fughe erano possibili perché in grado di
smaterializzarsi; George Bernard Shaw amava ripetere che la sua fama di mago
era paragonabile soltanto a quella di Gesù. Scrittori come James Joyce, Howard
Phillips Lovecraft e Edgar Lawrence Doctorow immortalarono le sue gesta nei
loro romanzi.
Ma
tutto questo è il mito, dunque chi veramente fu «il Grande Houdini»?
Il mago in una fotografia del 1907; |
Ehrich
Weisz, quarto di sette fratelli, nacque nel 1874 a Budapest, nell’ Impero
austro-ungarico, in una famiglia ebraica. Quando aveva quattro anni, gli Weisz
emigrarono negli Stati Uniti, dapprima ad Appleton, nel Wisconsin, e poi a New
York, assumendo un nome più anglosassone, Weiss. Lo stesso nome di Ehrich venne
mutato in Erik.
Il
padre, Mayer
Samuel, era un rabbino dal reddito assai modesto, ragion per cui Erik anni
iniziò a lavorare a quattordici come tagliatore in una fabbrica di cravatte. In
quello stesso periodo maturò un grande interesse per la magia, molto di moda in
quegli anni e condotta come spettacolo teatrale dagli illusionisti, attirando
vaste folle di spettatori, tra cui nobili e persino sovrani. I prestigiatori migliori
si arricchivano notevolmente e portavano gli spettacoli in tournée in tutta Europa.
Nella fabbrica di cravatte il giovane Erik conobbe un altro ragazzo, Jacob, che
aveva il suo stesso interesse e desiderio di fama e ricchezza, lasciandosi alle
spalle il mondo di mediocrità e povertà in cui erano nati, e insieme si
esercitarono con grande impegno per imparare i trucchi.
Poco
tempo dopo, Erik udì parlare di alcune sedute spiritiche che avevano luogo in
zona, alle quali volle assistere poiché durante il loro svolgimento i
partecipanti assistevano a bizzarri fenomeni: mentre il tavolino a cui sedevano
traballava o levitava venivano toccati da mani invisibili, oppure udivano
strani rumori. Se gli illusionisti parlavano apertamente di trucchi, rendendo
la loro magia una forma di spettacolo, i medium nominavano invece le anime dei
morti.
Durante
la sua prima seduta spiritica, che ebbe luogo in una cabina buia chiusa da
pesanti tendaggi, avvennero diverse apparizioni di persone, riconosciute dai
presenti come le anime dei loro cari defunti, che camminavano pesantemente sul
legno del pavimento che scricchiolava sotto il loro peso: Erik intuì sia il
trucco che la facilità con cui la gente con era propensa a farsi turlupinare. Si
procurò pertanto un libro in cui si spiegavano molti dei trucchi adottati dai
medium, uno dei quali attirò la sua attenzione: sospettati di imbroglio, molti
di essi si facevano legare volendo dimostrare come i fenomeni che si
manifestavano durante le sedute non fossero opera loro, pur riuscendo a slegarsi
approfittando del buio. Lui e Jacob, conseguentemente, si esercitarono fino a
divenire abilissimi in questa particolare, e dopo aver letto le memorie del
grande illusionista Jean-Eugène Robert-Houdin scelse di dedicarsi all’
illusionismo, assumendo in suo onore il nome d’ arte di Harry Houdini, che
peraltro in un secondo momento adottò come nome legale, e a diciassette anni
cominciò ad esibirsi insieme a Jacob.
Houdini rinchiuso in un contenitore latte nel 1908; |
I
primi e brevi spettacoli ebbero luogo nelle birrerie, applicandosi ai giochi di
carte e alle altre arti di prestigio tradizionali, in occasione dei quali
Houdini assunse il soprannome di «Re delle carte», ma presto cominciò a
sperimentare le sue evasioni, il cui culmine consisteva nello scambio di
persona all’ interno di un baule, trucco già precedentemente attuato da altri
maghi: si trattava di un cassone in legno con uno sportello segreto che apriva
verso l’ interno, con Houdini che veniva legato, chiuso in un sacco e infilato all’
interno mentre Jacob chiudeva a chiave. Il baule a sua volta veniva legato e
coperto da un paravento. Poco dopo Houdini rientrava sul palcoscenico, toglieva
il paravento e apriva il baule ancora legato, mentre all’ interno vi era Jacob,
nel sacco. Tutto avveniva rapidamente: appena dentro il sacco, Houdini si
slegava le mani, tagliava il sacco e una volta chiuso il baule apriva lo
sportello segreto, uscendone. Jacob invece lasciava il palco profittando del
buio, mentre la luce illuminava solo il paravento, e faceva all’ opposto tutto
il percorso di Houdini. Lo spettacolo terminava con Jacob seduto dentro il
baule, mentre nessuno poteva vedere che il sacco aveva il fondo tagliato. Il
trucco era perfetto se si eseguiva con grande rapidità, ragion per cui Houdini
si esercitava per farlo sempre più velocemente, ma Jacob non riusciva a stargli
dietro, e dopo pochi mesi la società si sciolse.
Houdini e Bess nel 1922; |
A
seguito della richiesta del padre, Harry cominciò a lavorare con il fratello
Theodore, nel quale trovò un compagno alla propria altezza: furono scritturati
per spettacoli al parco dei divertimenti di Coney Island, ove lavoravano anche
le sorelle Floral, che facevano un numero di canto e ballo. Houdini si innamorò
di una delle due, Wilhelmina Beatrice Rahner, detta Bess, che sposò dopo due
settimane. Lui aveva vent’ anni, lei diciotto. Bess fu per lui la compagna
ideale, sostenendo sempre le sue grandi ambizioni con assoluta devozione, e
lavorò costantemente al suo fianco negli spettacoli, esercitandosi come lui. I
due non ebbero figli a causa della sterilità di lui, indotta da un massiccio
uso di raggi X, da poco scoperti e impiegati da un fratello radiologo: le immagini
lattiginose e fantasmatiche tratte dall’ interno del corpo umano lo sconvolsero
e gli parvero la conferma scientifica e indubitabile a danno dei ciarlatani
dello spiritismo, grande e redditizio raggiro fondato sulla disperata speranza dei
viventi.
Il
numero del baule venne perfezionato, con lei si rivolgeva al pubblico dicendo: «Batterò
tre volte le mani, e assisterete a un miracolo!». Dopo di che spariva dietro il
paravento, si udivano i tre colpi battuti dal marito, nel frattempo già uscito
dal baule, e il paravento veniva spostato mostrando lui con alle spalle il
baule chiuso e legato: il tutto in appena tre secondi. Aprendo il baule,
riappariva Bess. Questo numero di grande successo, battezzato «Metamorfosi», garantì
molti spettacoli di grande successo alla coppia in tutti gli Stati Uniti.
Peraltro,
ispirato ad un numero visto a Chicago, in cui un illusionista si liberava di un
paio di manette tramite un trucco banale, ossia aprendole con un duplicato
della chiave mentre erano coperte da un fazzoletto, Houdini cominciò ad
esercitarsi comprando vecchie manette nei negozi di rottami e pezzi di
ferramenta, volendo trovare una maniera per aprirle senza usare la chiave, smontandole
e rimontandole. Allo stesso tempo si esercitò intensamente per imparare a
liberarsi di una camicia di forza, dedicandosi a tali esercizi ogni giorno, finché
imparò a portare le braccia davanti al corpo, ad aprire le fibbie delle cinghie
con i denti, poi ad allungare le braccia dietro la schiena e ad aprire anche le
altre fibbie: dopo una settimana era contuso, dolorante e con la pelle
scorticata, ma assolutamente lieto dei risultati, tanto che nel 1899,
intervistato per conto di un giornale, dichiarò di essere in grado di liberarsi
da qualsiasi tipo di manette in uso presso la polizia. Venne accompagnato al
commissariato, ove sfidò gli agenti a tenerlo prigioniero: riuscì a liberarsi
da tutte le manette, e l’ episodio, riportato da un autorevole quotidiano di
Chicago, gli procurò subito una grande popolarità.
Il noto numero della fuga dall’ acqua; |
Il
«grande Houdini», come veniva chiamato, prestava grande attenzione alla propria
prestanza fisica, allenando costantemente i propri muscoli, soprattutto gli
addominali, che normalmente permetteva di mettere alla prova incoraggiando la
gente a dargli pugni. Durante gli spettacoli veniva immobilizzato personalmente
dal pubblico con ogni sorta di legami metallici, da cui lui si scioglieva
puntualmente: si trattava di una mossa dal grande effetto, in quanto si
supponeva che gli oggetti usati dagli spettatori non fossero truccati. A San
Francisco, l’ illusionista sfidò nuovamente la polizia tra le mura di un
commissariato a far uso di ogni tipo di legame di contenzione, riuscendo a
liberarsene, sebbene un giornale, l’ Examiner, sostenne che in tutta evidenza
lui possedeva i duplicati delle chiavi: al suo ritorno a San Francisco per una
replica dello spettacolo, Houdini ripeté la sfida davanti a poliziotti e
giornalisti, spogliandosi per dimostrare che non aveva nulla indosso. Gli
legarono le mani e incatenarono le caviglie, poi formarono una catena con dieci
paia di manette per unire le mani ai piedi, e infine lo chiusero in un armadio.
Impiegò dieci minuti per uscirne libero, e l’ episodio, prontamente riferito
dai giornali, suscitò un enorme clamore.
Houdini in catene nel 1899; |
Nel
1900 fece una tournée in Europa, dove non era ancora famoso. In Gran Bretagna,
a Scotland Yard, ripeté il trucco delle manette, e in seguito iniziò gli
spettacoli presentandosi come «Re delle manette», ottenendo un successo
strepitoso. Proseguì poi nella Germania imperiale, dopo essersi allenato presso
un fabbro sulle massicce serrature germaniche.
Nella
sua ricerca di numeri sempre più sbalorditivi, decise di esibirsi anche all’ aperto,
peraltro tuffandosi dai ponti più famosi delle città statunitensi: si immergeva
dopo essere stato legato e ammanettato, e una volta sott’ acqua si slegava e
riemergeva libero. Nel 1908 inventò qualcosa di nuovo: l’ evasione da un bidone
di acqua. Si trattava di un numero che prevedeva l’ impiego di un grosso bidone
alto poco più di un metro, che veniva riempito di acqua. Houdini vi si
immergeva con i polsi ammanettati, un collare metallico chiuso al collo veniva
fissato all’ interno del tappo, infine questo veniva chiuso e fermato con sei
lucchetti. Davanti veniva sistemato un paravento, e trascorrevano circa tre
minuti e mezzo prima che venisse rimosso. L’ illusionista appariva grondante d’
acqua davanti al bidone ancora chiuso, mentre il pubblico veniva preso da crisi
d’ ansia mentre passavano i minuti, e rimaneva affascinato e sollevato quando Houdini
ricompariva, ovviamente libero. Questo numero impegnativo veniva eseguito anche
tre volte per sera, ma lui, trentaquattrenne, era in perfetta forma fisica.
Il mago con la moglie e la madre nel 1907; |
Harry
Houdini non tardò ad imporsi sulla scena mondiale, e nel 1913, durante la nuova
tournée in Europa, presentò un altro numero, il più straordinario e
impressionante, quello della cassa della tortura cinese: si trattava di una
cassa verticale piena di acqua, la cui parete anteriore era in vetro. Gli
spettatori potevano vederlo mentre veniva immerso a testa in giù nella cassa,
con le caviglie immobilizzate dai ceppi di legno che costituivano parte del
coperchio. La cassa veniva poi sigillata, nascosta da un paravento, e l’ orchestra
cominciava a suonare. Essendo un numero effettivamente rischioso, in quanto il
mago poteva sentirsi male e annegare, presenziavano abitualmente due assistenti
pronti ad intervenire con casco e asce da pompiere. Il pubblico, dopo averlo
visto a testa in giù e sott’ acqua, con il trascorrere dei primi due minuti
cominciava ad agitarsi, e spesso avevano luogo veri e propri sfoghi isterici,
con molti presenti che incitavano gli assistenti a salvarlo: finalmente Houdini
usciva da dietro la tenda, libero dai legami, con la cassa dietro di lui vuota
e chiusa.
Proprio
in quell’ anno, l’ amata madre, Cecília Steiner, morì. Per lui fu un colpo
durissimo, e la sua vita cambiò radicalmente. Il desiderio di comunicare ancora
con lei fu talmente forte da tentare nuovamente l’ antico esperimento delle
sedute spiritiche. Dopo gli anni della Grande Guerra, lo spiritismo recuperò molta
popolarità sul suolo europeo, in quanto molte famiglie avevano perduto qualcuno
e il desiderio di stabilire un contatto con l’ oltretomba era pressante. Vi si
dedicarono anche personalità di un certo rilievo, come Sir Arthur Conan Doyle,
preso da una sorta di fanatismo romantico. Houdini e il creatore di Sherlock
Holmes si incontrarono e strinsero amicizia. Il mago era disponibile, anzi
sperava vivamente di cambiare opinione sui medium, ma non aveva alcuna
intenzione di accettare lo spiritismo, il mesmerismo e la negromanzia come
verità rivelate, quindi iniziò la ricerca di un medium autentico, pur incontrando
i soliti impostori dagli abituali trucchi, pertanto divenne un membro del comitato
di Scientific American, che offriva un ricco premio in denaro a chiunque
dimostrasse di possedere effettivamente capacità sovrannaturali. Mentre la sua
fama di «acchiappafantasmi» cresceva, prese a frequentare in incognito le
sedute spiritiche, accompagnato da un giornalista e da un ufficiale di polizia:
la più famosa medium che cercò di smascherare fu Mina Crandon, nota con il nome
di Margery. Houdini fu in grado di ricreare le dinamiche delle sue sedute, ma
il trucco dietro alcuni aspetti rimase controverso, in quanto nessuno seppe mai
spiegare con esattezza il dispositivo che permetteva la comparsa della seconda
mano «teleplasmica» della Crandon. Grazie ai suoi svariati interventi il premio
della Scientific American non fu mai ritirato da nessuno.
Le
sue conferenze negli Stati Uniti e in Europa erano seguite da un folto pubblico
come le sue esibizioni artistiche, in quanto oltre a fornire spiegazioni vi
mescolava lo spettacolo, facendo sollevare i tavolini e suonare apparentemente
da soli gli strumenti musicali, e comparire messaggi sulle lavagne. Il pubblico
andava regolarmente in delirio, e per lui smascherare i falsi medium divenne un’
attività importante da alternare a quella di illusionista. Tutto questo portò
alla definitiva rottura con il romanziere britannico, che gli si oppose
pubblicamente.
Houdini e Sir Arthur Conan Doyle; |
Durante
gli Anni Venti, il grande prestigiatore, che peraltro aderì alla Massoneria newyorkese,
pubblicò un paio di libri nei quali illustrò alcuni trucchi a cui faceva
ricorso: molti lucchetti e manette venivano aperti solo applicando una forza
sufficiente e in modo piuttosto particolare, altri invece con l’ aiuto delle
stringhe delle scarpe. Altre volte usava chiavi o bastoncini adeguatamente
nascosti. Era in grado di fuggire da un barile per il latte riempito d’ acqua
il cui tappo era legato ad un collare da lui indossato, perché questo poteva
essere staccato dall’ interno. Quando era legato da corde o da una camicia di
forza poteva crearsi uno spazio per muoversi dapprima allargando spalle e
torace, poi allontanando un po’ le braccia dal corpo e infine disarticolando le
spalle. Anche nelle interviste che rilasciava, con molta onestà insisteva
sempre nel dire che la sua non era vera e propria magia, ma semplice abilità.
Non desiderava infatti passare alla storia come ciarlatano, ciononostante la
maggioranza continuava a credere che possedesse facoltà miracolose.
Infaticabile
e costantemente attivo, si interessò di aviazione e poi di cinema, girando
alcuni film muti in qualità di attore, poi nelle vesti di produttore esecutivo
e persino di regista.
Nel
1926, all’ apice della vita e della carriera, durante una tournée a Montréal, venne visitato nel suo camerino da uno
studente in medicina della McGill University e dedito al pugilato, che voleva valutare
i suoi leggendari addominali, ma in tale occasione, colto di sorpresa, non ebbe
il tempo di prepararsi a ricevere i colpi che il giovane sferrò con accanimento
finché non lo trascinarono via, mentre Houdini si accasciava a terra in preda a
dolori lancinanti.
Nonostante
il perdurare del dolore, il leggendario illusionista volle tenere ugualmente lo
spettacolo, ma durante la notte non poté dormire. Fu in grado di concedere
anche i due spettacoli del giorno seguente, dopo di che la compagnia si
trasferì a Detroit, dove i dolori si accentuarono al punto da farsi
insostenibili. Gli salì notevolmente la febbre, e il medico stabilì che si
trattava di appendicite acuta. Houdini rifiutò il ricovero, volendo a tutti i
costi fare la propria esibizione non volendo scontentare il pubblico in un
teatro al completo: riuscì a portarlo a termine, ma la notte stessa venne
urgentemente ricoverato e operato, tuttavia la peritonite era grave al punto da
non lasciargli via di scampo. Sopravvisse ancora una settimana, e infine morì nella
notte del 31 ottobre, fra le braccia della moglie Bess, con cui strinse un
patto: se i morti potevano effettivamente comunicare con i vivi dall’ aldilà,
lui si sarebbe messo in contatto tramite un codice noto solo a lei. Morendo, affermò:
«Se è veramente possibile a qualcuno tornare dall’ aldilà, Harry Houdini lo
farà.».
Ai
suoi funerali, che si tennero a New York il successivo 4 novembre,
parteciparono oltre duemila persone. Venne sepolto al Machpelah Cemetery, nel
quartiere del Queens, accanto alla tomba dell’ adorata madre, ricevendo il
simbolo scolpito nella pietra della Society of American Magicians, che si assunse
il compito di tenere ogni anno una cerimonia in sua memoria il giorno dell’ anniversario
della sua morte, comprendente una seduta spiritica tesa ad invocare il suo
spirito, alla quale Bess partecipò per i successivi dieci anni: nessun medium
fu mai in grado di riferire il codice comunicato dal grande illusionista sul
letto di morte. Questo evento venne poi portato avanti dai prestigiatori, e dal
1940 viene tuttora eseguita l’ Official Houdini Séance, diventata nel corso dei
decenni una tradizione tra i prestigiatori statunitensi.
La tomba di Houdini; |
Come
nel caso di ogni altra leggenda vivente, la morte di Houdini fu avvolta da un
velo di mistero che fin da subito destò determinati sospetti. Il fatto che un
individuo speciale come lui fosse morto per le banali complicanze di un’ appendicite
lasciò tutti increduli, e fin dal giorno del funerale si vociferò di un
avvelenamento per arsenico. Il grande illusionista si era in effetti creato
molti nemici screditando folle di spiritisti e negromanti, e da tempo riceveva
lettere che lo minacciavano di morte, e la stessa Bess, che divideva i pasti con
lui, era stata molto male poco prima che lui passasse ad altra vita, tanto che
le era stata diagnosticata un’ intossicazione alimentare che aveva richiesto un’
assistenza infermieristica nel corso di diversi giorni. Peraltro, il
certificato di morte di Houdini conteneva alcuni grossolani errori sui quali si
rifletté a lungo, e infine venne inspiegabilmente negata l’ autopsia,
nonostante le richieste e della compagnia di assicurazioni e della vedova, che ricevette
un’ ingente somma pari a cinquecentomila dollari.
Nel
2007, ad ottantuno anni dalla morte di Houdini, un suo pronipote, discendente
di suo fratello Theodore, certo che il prozio fosse stato assassinato nel
contesto di una congiura maturata tra i suoi nemici più accaniti, richiese la
riesumazione della salma per cercare tracce di arsenico, ma pare che la
questione non abbia avuto seguito. Insomma, neppure la morte ha minimamente
scalfito il mistero e il fascino di una stella che in vita aveva fieramente sbandierato
doti di invulnerabilità, tenendo invece accesa la fiammella del dubbio.
Riassumendo
in poche parole l’ atteggiamento delle persone famose a proposito della propria
popolarità, il magnifico Oscar Wilde scrisse nel celebre «Il ritratto di Dorian
Gray»: «C’ è solo una cosa peggiore del fatto che
si parli di qualcuno, ed è che non se ne parli.».
Questo
fu senz’ altro vero per il grande Houdini, il cui nome ancora oggi è sinonimo
di magia ed enigma. Dagli stentati esordi tra i fenomeni da baraccone alla
consacrazione quale divo internazionale e incarnazione vivente dell’ industria
del divertimento, rievocarne vita e gesta equivale a narrare una vicenda assai movimentata
e incredibile che neppure romanzieri e sceneggiatori avrebbero saputo ideare: era
l’ uomo che nessuna prigione avrebbe trattenuto, in grado di sfidare le polizie
di tutto il mondo e di evadere da qualsivoglia trappola anche dopo essere stato
legato, ammanettato, chiuso in una cassa di legno inchiodata, incatenata e
gettata in mare. Non solo: era l’ uomo in grado di smascherare medium e
spiritisti imbroglioni.
Le
sue evasioni e le allegre sfide alla morte eccitarono milioni e milioni di
persone in tutto il mondo. E quando infine venne a mancare, peraltro ad
Halloween, la notte in cui secondo la tradizione celtica i morti tornano nel
mondo terreno, in molti dissero che se fosse esistito un uomo capace di
sfuggire alle grinfie di Hades, questi non avrebbe potuto essere che Harry
Houdini.
Come
dimenticare il grande illusionista?
https://misterieprofezie.blogspot.com/2019/07/il-codice-segreto-di-harry-houdini.html
RispondiEliminaSono lietissimo di conoscerla, buon amico. E la ringrazio per avermi segnalato il suo articolo, che mi è molto piaciuto.
EliminaGrazie a lei per la gentile risposta e per il suo bellissimo articolo.
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