Monumento di Sherlock Holmes a Edimburgo; |
«E magari, a fumare la sua pipa su una sdraio, in
disparte, c’ è pure Sherlock Holmes, che per i suoi più appassionati lettori
non è un personaggio letterario ma è esistito veramente alla fine dell’ Ottocento
ed è ancora vivo, perché ha scoperto una specie di siero dell’ immortalità.» Carlo Lucarelli;
Il
1887 fu una data storica nella narrativa poliziesca, in quanto vide il debutto
di uno dei personaggi letterari più celebri e riusciti di tutti i tempi: il consulente
investigativo Sherlock Holmes. Curiosamente, però, la sua entrata in scena non
fu baciata dal successo, in quanto «Uno studio in rosso», firmato da Sir Arthur
Conan Doyle, passò praticamente inosservato, ma il suo seguito, «Il segno dei quattro»,
del 1890, venne accolto molto favorevolmente ribaltando le sorti di Holmes, che
finalmente entrò nella costellazione del successo e della notorietà. Da allora,
nei successivi quattro decenni, Conan Doyle continuò a presentare storie
incentrate sull’ iconico investigatore, dando vita ad un vero e proprio
archetipo destinato a modellare l’ essenza del giallo classico.
Negli
anni, tuttavia, l’ autore edimburghese non apprezzò molto l’ immenso successo
di questo particolare personaggio, nella convinzione che rubasse l’ attenzione
alle altre sue opere di carattere storico, avventuroso e fantastico come «La
mummia» del 1892 e il ciclo del professor Challenger, che con «Il mondo perduto»
del 1912 anticipò i temi di «Jurassic Park» di Michael Crichton, e a quegli
studi sullo spiritismo, a cui si dedicava con particolare fervore. Ormai stanco
dell’ inquilino del 221B Baker Street, in «L’ ultima avventura» ne raccontò la
morte facendolo precipitare in un abisso durante uno scontro con il professor
James Moriarty, la sua nemesi per eccellenza, presso le cascate di Reichenbach,
in Svizzera. Tale tentativo fallì clamorosamente, in quanto nella narrazione si
afferma che il corpo non venne mai trovato, e lo scrittore fu
costretto a farlo tornare in scena con «L’ avventura della casa vuota» in seguito alle pressioni del pubblico e a
fargli risolvere ancora molti altri casi. Lui stesso, influenzato dal
personaggio, tentò addirittura di emularlo facendo a sua volta l’ investigatore
privato e risolvendo con successo alcuni casi che contribuirono positivamente
alla sua già notevole notorietà. Proprio come aveva temuto sin dall’ inizio, la
sua produzione fantastica, sebbene assai superiore in quantità, e a suo dire
anche in qualità, rispetto al ciclo di Sherlock Holmes, rimase molto
meno nota.
Sherlock Holmes in un’ illustrazione di Sidney Paget; |
Nel
corso dell’ ultimo secolo, il personaggio di Holmes è divenuto uno dei più
emblematici e amati della letteratura, suscitando una particolare ondata di
ammirazione in tutto il mondo, e dopo la sua morte è stato ripreso da svariati
altri autori che ne hanno proseguito le vicende per mezzo di romanzi e racconti
apocrifi che considerano aspetti della vita del personaggio tralasciati da
Conan Doyle come la sua giovinezza, il periodo dopo il suo ritiro nel Sussex e
quello tra la sua presunta morte e la ricomparsa tre anni dopo. In esse
incontra anche svariati personaggi storici o letterari. Oltrepassati i confini
imposti dalla carta stampata, approdò in radio, in televisione e al cinema,
aumentando la propria celebrità a livelli esponenziali. Chi, pur non essendo
uno sfegatato del giallo, non ha mai subìto il fascino di questo insolito
personaggio con il cappotto, il berretto da cacciatore e la pipa, spesso ruvido,
che al primo colpo d’ occhio può capire le dinamiche di un omicidio o stabilire
con una certa esattezza gli spostamenti della persona che ha di fronte?
Holmes e il dottor John H. Watson, suo biografo; |
Nella
narrativa e nel mondo dello spettacolo, il pubblico dimostra da sempre un
grande fascino nei riguardi del personaggio eccentrico, caratterizzato da una spiccata
intelligenza e stravaganza, entrambi elementi fondamentali nella soluzione al
problema che rappresenta l’ evento scatenante della vicenda e nello sviluppo
della stessa trama: è certamente il caso di Holmes, nella sua lunga carriera
chiamato a risolvere tanto nella metropoli londinese quanto nella sonnolenta
campagna britannica e infine nei Paesi di mezza Europa un’ impressionante serie
di misfatti che vanno dall’ assassinio alla frode patrimoniale, senza escludere
il ricatto, destreggiandosi tra nobili, ricchi, maggiordomi, tappeti persiani e
raffinati servizi da tè, ritrovando tesori, chiarendo misteri e salvando onori
minacciati da gravissime onte per poi servire la patria nel corso della Grande
Guerra come agente del governo, ritirandosi dapprima nel Sussex, ove si dedica
all’ apicoltura, per poi trasferirsi in una fattoria vicino a Eastbourne, ove
si dà alla filosofia e all’ agricoltura.
La
qualità di una storia dipende in gran parte dallo spessore dei suoi personaggi,
e nel corso della serie letteraria dedicata al geniale investigatore Conan
Doyle seppe costruire un personaggio unico, indubbiamente fuori del comune,
convincente e affascinante. In «Uno studio in rosso» Holmes viene descritto come
un uomo molto magro e spigoloso, che sfiora il metro e novanta di statura, con
fronte alta e naso aquilino che conferise alla sua espressione un’ aria vigile
e decisa, sguardo acuto e penetrante, il mento prominente e squadrato tipico
dell’ uomo d’ azione, le mani invariabilmente macchiate d’ inchiostro e di
scoloriture provocate dagli acidi, dal tocco straordinariamente delicato. Uomo dalle abitudini frugali, al limite dell’ austerità, abituato a mangiare pochissimo e convinto che l’ esercizio fisico fine a sè stesso sia uno spreco di energie, tanto da fare raramente del moto se non per ragioni professionali, è per certi versi contradditorio:
da un lato rivela un carattere aperto e disponibile all’ aiuto, dall’ altro uno
chiuso e distaccato. Nel racconto «Un caso d’identità» si nota un lato
pensieroso ed emotivo, quando si lascia prendere dalla rabbia per l’ inganno
che ha subito Mary Shutterland e vorrebbe prendere a frustate il padrino che l’
ha illusa di un amore inesistente: questo non significa che sia una
persona violenta o aggressiva, anzi dimostra il suo lato umano, sensibile e
giusto. Anche nel racconto «Il trattato navale» è presente il suo essere
sensibile: «Passò accanto al divano per andare verso la finestra aperta e
sollevò il gambo incurvato di una rosa muschiata, osservandone le delicate
sfumature verdi e cremisi». Il suo
carattere è assai mutevole, in quanto sente un forte bisogno di esercitare la
propria intelligenza nella risoluzione di un enigma, quindi alterna momenti di immensa energia ed entusiasmo,
tipici quando affronta un caso e nei quali non mangia e neppure dorme, ad altri di
depressione nei periodi di inattività, nei quali si sente inutile e sprofonda nella
poltrona ricorrendo a iniezioni di cocaina o morfina come antidoto alla monotonia dell’ esistenza, dipendenza che ad un certo
punto, con un certo disappunto da parte del dottor John H. Watson, suo
coinquilino, sostituisce con la pipa perché soprattutto nelle indagini più
complesse lo porta ad affumicare completamente il soggiorno del loro
appartamento. La sua personalità risente molto di questi profondi e numerosi
cambiamenti d’ umore, eppure si può affermare che è molto cinico e distaccato
da tutto ciò che non lo interessa, un genio dall’ intuito notevole e dalla grande rapidità di pensiero, un anticonformista il cui comportamento singolare è dettato dalle sue particolari intuizioni sulla vita e il mondo creato dagli uomini, un solitario che comunque sa essere pacato e benevolo verso il prossimo, garbato e delicato verso il cliente di
turno, uno che gode nello sfoggiare il proprio talento a danno di Scotland Yard, di cui
critica i metodi investigativi pur aiutandola in modo determinante e lasciandole
tutto il merito rimanendo anonimo. A lui non interessa inseguire il successo nel lavoro, ma rendersi
utile per la società. Pensa a risolvere i casi analizzando il vero problema:
fermandosi, sedendosi, chiudendo gli occhi, congiungendo le dita, ascoltando con
estrema attenzione e concentrazione, immergendosi profondamente nei suoi
pensieri e in una colta meditazione, attendendo con pazienza che arrivi
l’ illuminazione. Non è un uomo ordinato, anzi: ha una camera stabilmente in disordine, con carte sparse un po’ dappertutto e sostanze chimiche ed oggetti distribuiti alla rinfusa su tutti i piani disponibili, fuma gli avanzi di tabacco delle pipe del giorno precedente,
tiene i sigari nel secchio del carbone, il tabacco nella punta di una pantofola
persiana, e la posta inevasa trafitta da un pugnale al centro della mensola di
legno del caminetto, si sveglia tardi e si esercita al tiro alla pistola sprofondato sulla poltrona del suo appartamento, mirando alla parete opposta.
Tutte indicazioni di una mente lasciata libera di vagare, di scoprire, di
allargarsi. Poche volte rimane alzato dopo le 22:00 e invariabilmente
la mattina fa colazione ed esce prima di Watson, il solo con cui ha un buon rapporto, mentre
appare emotivamente molto distaccato e disinteressato nei riguardi degli altri.
Tende poi a non legarsi alle donne nel desiderio di preservare la mente in un
costante stato di lucidità e libertà da pensieri inutili e svianti, così da non
comprometterne la capacità razionale: «L’ amore è un’
emozione, e tutto ciò che è emozione contrasta con la fredda logica che io
pongo al di sopra di tutto.». L’ unica donna per la quale nutre sincera
ammirazione è Irene Adler, cantante lirica statunitense di discendenza tedesca,
subdola e raffinata avventuriera che in «Uno scandalo in Boemia» riesce
clamorosamente a superarlo in astuzia. Non è superbo come appare ai più, ma
realista: «Non sono fra coloro che considerano la
modestia una virtù. Per un uomo dotato di logica, tutte le cose andrebbero
viste esattamente come sono, e sottovalutare sé stessi significa allontanarsi
dalla verità almeno quanto sopravvalutare le proprie doti.». E’ un esperto pugile, spadaccino e schermidore con il bastone.
Il
metodo di indagine che ha adottato si basa sul processo logico di osservazione
e deduzione dei dettagli disponibili, dai quali scarta quelli irrilevanti per
poi concentrarsi sui rimanenti. Conoscitore di botanica, geologia, chimica e
anatomia, e versato nell’ analisi scientifica, preleva e confronta abitualmente
campioni, è un grande esperto nel riconoscere le impronte, fattore spesso
centrale nelle sue indagini, è un abile grafologo ed è pratico nell’
interpretazione del linguaggio del corpo. Vanta peraltro una vasta ed
enciclopedica conoscenza della storia criminale, che lo aiuta moltissimo nelle
sue indagini. Questo metodo lo differenzia dal fratello Mycroft, importante impiegato
governativo e più vecchio di sette anni, dotato di capacità deduttive persino
maggiori delle sue, ma incapace di svolgere il lavoro tanto caro al fratello a
causa della sua particolare pigrizia: pur essendo un vero e proprio calcolatore
umano, non si sposta mai più di poche centinaia di metri da casa, evita di
uscire per verificare la propria ipotesi preferendo considerarla sbagliata,
essendo assolutamente incapace di risolvere un enigma dal punto di vista
strettamente pratico.
Il consulente investigativo interpretato da Peter Cushing; |
Sherlock
Holmes è un personaggio particolarmente suggestivo e coinvolgente, ma il
fattore intelligenza rappresenta solo una parte del suo successo e della sua
attrattiva. La sua personalità, così dettagliata, anticonformista, spigolosa e
spesso sgradevole rappresenta forse il lato che maggiormente ha sempre colpito
il lettore. Che genio e sregolatezza vadano a braccetto non è un mistero per
nessuno. Da sempre, infatti, le menti più geniali e creative sono state
associate ad atteggiamenti altamente singolari, ai limiti dell’ asocialità. Per
l’ esattezza, gli individui dall’ intelligenza superiore sono spesso stati
indicati come depositari di una profonda alterazione mentale, disturbi bipolari
e manie ossessive e compulsive. Rileggendo ad esempio le biografie e le
bizzarre abitudini della maggior parte degli artisti, in particolare dei
pittori e degli scrittori più celebri, questo troverebbe certamente conferma, e
in questi ultimi anni anche la scienza ha fatto la sua parte conducendo alcuni
studi che hanno indicato nuove interessanti evidenze scientifiche a sostegno
della tesi che vorrebbe uno stretto legame fra genialità e follia, anche se
quest’ ultimo termine non è propriamente corretto in quanto il concetto di
normalità, quindi quello di follia, si basano su concetti tuttora reputati vaghi
e indefiniti. Potrebbe esserci infatti una predisposizione genetica, oppure un’
influenza da parte dell’ ambiente esterno. Comunemente si ritiene che la
persona creativa applichi un approccio originale alla soluzione di problemi, e
abbia uno stile di pensiero diverso da quello degli altri, animato da una
capacità di creare associazioni d’ idee insolite. La creatività può essere
definita come la capacità di produrre un lavoro che sia allo stesso tempo nuovo
e significativo, opposto cioè tanto al banale quanto alla semplice bizzarria.
Per valutare le differenze individuali nella creatività si ricorre all’ esame
per il pensiero divergente, che in genere richiede di trovare risposte nuove e
sensate a situazioni problematiche. La creatività appare inoltre correlata ad
alcuni tratti della personalità, come l’ apertura alle esperienze, ed è stato
osservato che le persone altamente creative appartengono più spesso a famiglie
in cui qualche membro ha sofferto di disturbi mentali. Anche le persone affette
da schizofrenia e disturbo bipolare hanno spesso anomalie nei processi
cognitivi. Peraltro, il gruppo scientifico di Kari Stefansson, nello studio
pubblicato su Nature Neuroscience, riporta che vi sia una radice genetica
comune nei processi cognitivi più elevati e sfaccettati, mentre una ricerca
condotta presso il Karolinska Institutet e pubblicata sulla rivista informatica PloS ONE evidenza che genio e sregolatezza hanno origine nella sessa zona del
cervello, il talamo, che svolge una funzione analoga a un relè che filtra l’ informazione
prima che arrivi alle aree della corteccia, peraltro responsabili della
cognizione e del ragionamento. Fredrik Ullén, che ha diretto lo studio,
dichiarò: «Studiando il cervello e in particolare i recettori D2, abbiamo
mostrato che il sistema dopaminergico di persone sane e altamente creative ha
alcune somiglianze con quello di chi soffre di schizofrenia.». Lo studio mostra
che le persone fortemente creative che hanno buone prestazioni negli esami sul
pensiero divergente hanno anche una bassa densità di recettori D2 nel talamo
rispetto a persone che appaiono meno creative. E’ noto che anche gli
schizofrenici hanno una bassa densità di recettori D2 proprio in questa regione
del cervello, suggerendo una sorta di legame fra creatività e schizofrenia. L’
esistenza di meno recettori D2 nel talamo implica con tutta probabilità un
minore filtraggio dei segnali, e quindi un maggiore flusso di informazioni dal
talamo: ciò darebbe conto del meccanismo sottostante alla capacità di vedere
molti collegamenti insoliti in una condizione di risoluzione di problemi nelle
persone creative, e le bizzarre associazioni nel malato mentale.
Uno Holmes depresso interpretato da Jeremy Brett; |
Nel
caso specifico di Holmes, ad una attenta analisi si può dedurre che soffre del disturbo
borderline di personalità, il celebre disturbo mentale le cui caratteristiche
essenziali includono la paura del rifiuto, l’ instabilità nelle relazioni
interpersonali, nell’ immagine di sé, nell’ identità e nel comportamento.
Possono essere presenti ira incontrollabile, depressione e, più raramente,
mania. Tali comportamenti sono presenti fin dall’ adolescenza e si manifestano
attraverso una varietà di situazioni e contesti. Quando si parla di personalità
borderline si intende genericamente un carattere insicuro, spesso aggressivo,
egocentrico e connesso ad atteggiamenti come l’ autolesionismo e la
depressione. Tuttavia, il problema è più complesso: non si ha a che fare solo
con un tipo di indole, perché affermare che qualcuno è borderline non è come
dire che è dolce, scontroso o simpatico, e non si tratta neppure di una moda,
sebbene nella nostra cultura si sia imposto un certo fascino per le menti
tormentate e oscure. La personalità borderline, infatti, è innanzitutto un
disturbo psichico, una condizione che genera un significativo livello di
instabilità emotiva, caratterizzata da una immagine distorta di sé, da
sensazioni di inutilità e dall’ idea di essere fondamentalmente difettati. Il
paziente oscilla rapidamente lungo intensi stati di rabbia, furia, dolore,
vergogna, panico, terrore ed un sentimento cronico di vuoto e solitudine. Si
tratta di individui che si differenziano dagli altri sia per l’ elevata
impulsività, sia per una intollerabile condizione di dolore ed urgenza. Altra
caratteristica è la reattività umorale. Occorre specificare che non tutti i
sintomi del borderline finora evidenziati sono la prova di una patologia, in
quanto le sfumature di significato di un atteggiamento possono essere infinite
e non è detto che chi si comporta in un certo modo debba per forza essere
malato.
Comunque,
è sconcertante notare che spesso chi possiede una personalità tormentata
presenti anche un carattere interessante da cui scaturisce un forte carisma: gli
individui borderline sono tra i più indagati, apprezzati e conosciuti.
In
tutta evidenza, il consulente investigativo londinese non incarna tutti gli
atteggiamenti tipici del disturbo borderline di personalità: non risulta ad
esempio che abbia mai davvero preso in considerazione il suicidio o l’ autolesionismo,
e anzi lo si vede assai deciso a vendere cara la pelle. Piuttosto, sono assai
evidenti altri sintomi tipici quali l’ instabilità emotiva, che lo vede
alternare scoppi di entusiasmo sfrenato quando è vicino alla soluzione un
enigma insidioso a momenti di depressione e apatia quando non ci sono più nuovi
casi da risolvere e la vita diventa noiosa, senza tralasciare la difficoltà nel
gestire le relazioni interpersonali e l’ abuso di sostanze stupefacenti, che in particolare risulta un sintomo dell’ incapacità di controllare la propria emotività, che vive come una vera e propria giostra, oscillando tra stati e percezioni opposti: il cocainomane sente il bisogno di caricarsi sentendosi spesso incapace e poco apprezzabile, mentre il morfinomane tende a spegnere e a spegnersi. Peraltro, la sua straordinaria forza d’ animo e l’ amore per le avventure suggeriscono
un particolare bisogno nel mettersi costantemente in gioco, e non gioisce mai
dei propri successi proprio perché sempre alla spasmodica ricerca di altri
stimoli. La sua tendenza a drogarsi è evidente, tanto con gli stupefacenti quanto
con la tendenza ad assecondare il costante bisogno di risolvere i misteri più difficili, per dimostrare qualcosa a sè stesso in una vera e propria mania. E non sembra neppure che abbia una particolare
autostima, per quanto lasci intendere di essere cosciente di possedere una
mente geniale e spesso appaia altezzoso: tutto ciò può far supporre che si
senta un passo indietro agli altri, poiché l’ intelligenza lo rende diverso
dalle persone comuni, estraniandolo pertanto dalla società, e il fatto di
essere tanto singolare potrebbe farlo sentire inadeguato anziché speciale. E,
come sempre accade, l’ arroganza, è la maschera privilegiata con cui gli
insicuri occultano il proprio disagio, proteggendosi da eventuali attacchi con
un comportamento presuntuoso. Peraltro, i suoi sport preferiti, scherma e pugilato, paiono un veicolo privilegiato con cui raggiungere e preservare un più forte equilibrio mentale ed emotivo: lo sport è da sempre estremamente utile nel dare una direzione alle proprie emozione, specie le meno accettabili quali paura, rabbia e aggressività. Il pugilato, di cui Holmes è un praticante provetto, è spesso visto alla pari di una rissa da osteria, mentre invece richiede grande consapevolezza del proprio corpo e capacità di direzionare la forza, tanto che anche i meno forti divengono capaci di sferzare colpi notevoli. Nella scherma, altra pratica di cui il geniale consulente è eccellente, valgono principi simili al pugilato: gestione e direzione, nonchè coordinamento di tutto il corpo, soprattutto le gambe, in una sorta di danza.
Ciò
che più di ogni altra cosa pare confermare maggiormente il suo disturbo
borderline di personalità si intravede nel legame con il dottor Watson: finché
nella sua vita non ci sono amici a cui valga la pena di affezionarsi riesce a
mantenere un distacco notevole da chiunque e a stare bene da solo, eppure,
quando sente di potersi aprire con qualcuno, come l’ ufficiale medico reduce
dalla Seconda guerra anglo-afghana, inizia ad aver bisogno di tale persona al
punto di desiderare una sorta di esclusiva, mossa dalla paura dell’ abbandono. Il
geniale ed eccentrico sostenitore della sottile scienza della deduzione
potrebbe seriamente avere il cuore assai meno gelido di quanto l’ apparenza
possa suggerire.
Sherlok Holmes e il fascino della sua personalità... |
Nato
come semplice personaggio letterario, oggi Sherlock Holmes è considerato uno dei
maggiori personaggi immaginari mai inventati, oltre che uno dei più carismatici
e di maggior talento, molto apprezzato per il suo fascino e il carattere, per
molti aspetti misteriosi e controversi. Come pochi, anche grazie alle notevoli
imprese affrontate sempre con grande successo nonostante le difficoltà e
magistralmente raccontate dal fedele amico e braccio destro Watson, suo vero e
proprio biografo, ha saputo conquistarsi un ampio pubblico trasformandosi in un’
icona facilmente riconoscibile e davanti a cui è molto difficile rimanere
insensibili, assicurandosi un posto d’ onore nell’ immaginario collettivo
ampiamente confermato dai mezzi di comunicazione, e che nel corso di oltre
cent’ anni ha occupato con la stessa identica maestosità. Basta infatti
pronunciare tuttora il suo nome per evocare tanti significati, dal giallo
classico al metodo scientifico, dal grande genio della deduzione all’
osservatore esterno e sfuggente della gente comune. Come ignorare o non
apprezzare uno come Holmes?
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