Papa Francesco, il cui personaggio simboleggia la bontà; |
«La Chiesa Romana
non ha mai errato, né, secondo la testimonianza delle Scritture, mai errerà per
l’ eternità.» papa Gregorio VII;
Secondo
il mito evangelico, così come riferito nel testo di Matteo, Gesù si trovava nei
pressi di Cesarea di Filippo quando domandò ai suoi discepoli chi pensassero
che lui fosse. San Pietro rispose spontaneamente di reputarlo il Cristo, il
Figlio del Dio vivente. Il Maestro, di conseguenza, gli replicò: «Tu sei beato,
o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato
questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io altresì ti dico che tu sei
Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’ inferno
non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò
che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai
sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli.».
San
Pietro viene quindi riconosciuto dalla Chiesa cattolica come suo primo papa,
termine derivante dal greco pàppas, ossia
«padre», adottato a partire dal III secolo e indicante una particolare autorità
che nel tempo divenne vescovo della comunità cristiana di Roma, fondata da San
Paolo e poi retta dallo stesso San Pietro. A partire dal 376, quando l’ imperatore
Graziano, convinto cristiano, rinunciò alla carica di pontefice massimo, che lo
rendeva capo del collegio dei sacerdoti, i pontefici, che sorvegliavano e guidavano
il culto religioso, questa divenne il titolo del vescovo di Roma, tuttora
chiamato «romano pontefice», o «sommo pontefice». Dopo la caduta dell’ Impero d’
Occidente, il papa divenne la guida politica dello Stato Pontificio, nuova nazione
sovrana che si estendeva nell’ Italia centrale, dotata di una popolazione e un
ordinamento giuridico formato da istituzioni e leggi proprie, che esercitò il potere
temporale per oltre un millennio, dal 756 al 1870, durante il pontificato di Pio
IX, quando con la presa di Roma durante il Risorgimento Casa Savoia ne fece la
capitale del nascente Regno d’ Italia. Nonostante la perdita della sovranità
temporale su Roma e i territori pontifici in favore dell’ Italia riunificata
per la prima volta dal 476, la figura del papa rimase particolarmente influente
nel panorama sia religioso che politico dell’ Occidente cristiano, soprattutto
in Europa, benché attualmente regni sul più piccolo Stato sovrano al mondo sia
per popolazione che per estensione territoriale, la Città del Vaticano, in cui vige
un regime di monarchia assoluta teocratica, ierocratica ed elettiva, nato
ufficialmente l’ 11 febbraio 1929 a seguito della firma dei Patti Lateranensi
tra il Primo ministro Benito Mussolini e il cardinale Pietro Gasparri,
rappresentanti del Regno d’ Italia e della Santa Sede.
La Basilica di San Pietro vista dal Tevere; |
Benché
sia uno Staterello particolarmente ridotto, incapace di sostenere una guerra
per insufficienza di mezzi militari, il Vaticano può contare su di un potere
immenso derivante dall’ autorità del Santo Padre, visto da milioni fedeli educati
ai principi cattolici e sparsi in tutta Europa, nonché nelle Americhe, in
Africa e in Oceania, come la propria guida morale: le sue affermazioni,
specialmente quelle improntate su temi di grande importanza sociale quali separazione
e divorzio, fecondazione assistita, aborto e adozioni, unioni omosessuali,
razzismo e accoglienza di profughi e migranti, ottengono sempre una grande sonorità
e non di rado influiscono enormemente sui vari processi di riforma in corso in più
Paesi. Curiosamente, però, il più delle volte questa particolare autorità
politica, talmente elevata da rendere il sommo pontefice uno dei dieci uomini più
potenti al mondo e ovviamente soggetta a sottili alchimie strategiche e
materiali, viene scarsamente valutata o addirittura completamente ignorata in
favore di quella spirituale, ragion per cui tutto quello che fa e dice viene accolto
come assolutamente buono e meraviglioso: come con forza sostenuto da Gregorio
VII, il papa è l’ uomo più santo al mondo per i meriti di San Pietro, il solo a
cui tutti i potenti debbano baciare i piedi.
Benedetto XVI mentre annuncia il proprio ritiro; |
L’
11 febbraio 2013, Benedetto XVI, duecentosessantacinquesimo papa della Chiesa
cattolica e settimo sovrano dello Stato della Città del Vaticano, stupì il
mondo intero annunciando la rinuncia al ministero petrino, l’ atto raramente
invocato di cessazione di un papa dal proprio ufficio per dimissioni volontarie,
disponendone l’ entrata in vigore dal successivo 28 febbraio, permettendo la
convocazione di un conclave per l’ elezione di un successore. Espresse personalmente
l’ intento in latino durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di
Otranto e altri tre beati, seguendo i dettami stabiliti dal diritto canonico,
secondo il quale la rinuncia va fatta liberamente e debitamente manifestata: «Dopo
aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto
alla certezza che le mie forze, per l’ età avanzata, non sono più adatte per
esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Per questo, ben consapevole
della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al
ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano
dei cardinali il 19 aprile 2005.». Ritiratosi con il titolo di «papa emerito», divenne
l’ ottavo pontefice rinunciatario della storia della Chiesa cattolica, dopo Clemente
I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII.
L’
abbandono del Soglio di Pietro da parte del pontefice tedesco, allora
ottantacinquenne, venne giustificato ufficialmente da ragioni di anzianità e
salute: egli non si sentiva più in grado di reggere il pesante fardello della responsabilità
di guida della cristianità, sentendosi ormai un papa debole e privo di valore. Tuttavia,
per mezzo di quanto emerso in occasione sia dello scandalo Vatileaks, legato alla
fuga di informazioni riservate dalla corte pontificia, che di una vasta serie
di rivelazioni più autonome, si può tuttavia affermare con una certa sicurezza
che la situazione fosse molto più complicata di quanto il papato avesse
lasciato opportunamente intendere: la Chiesa era caduta da lungo tempo in un
oscuro e profondo abisso animato da scontri intestini tra fazioni cardinalizie
per il potere, sottrazioni massicce di documenti segreti, corruzione, finanze
occulte e riciclaggio di denaro. Il cuore della cristianità pareva drammaticamente
ridotto ad un inquietante nido di vipere, un labirinto di immoralità particolarmente
lontano dal Cielo ma vicino ai peccati terreni, privo di limiti, entro il quale
si fomentavano intrighi e tradimenti atti a conservare prerogative e privilegi molto
antichi e vantaggiosi.
Il
Vaticano era uno degli Stati più opachi al mondo, quasi impossibile da modernizzare
o risanare, e le notizie trasmesse a più riprese parlavano chiaro: la corte del
vicario di Cristo era profondamente divisa su come gestire lo IOR, la banca
vaticana, e lo scandalo si addensò attorno alla figura del cardinale Tarcisio
Bertone, Segretario di Stato vaticano e presidente della commissione
cardinalizia di vigilanza dello IOR, che venne indagato dalle autorità vaticane
per aver autorizzato a sottoscrivere obbligazioni della società cinematografica
Lux Vide, diretta dall’ amico Ettore Bernabei, per un totale di quindici
milioni di euro, causando una perdita corrispondente nel bilancio dello IOR.
Altre divulgazioni fecero scoprire i dettagli di svariate lotte di potere all’ interno
del Vaticano, con la formazione di veri e propri potentati cardinalizi la cui forza
trascendeva l’ autorità del papa, e alcune irregolarità nella gestione
finanziaria dello Stato e nell’ applicazione delle normative antiriciclaggio,
tanto che nel marzo 2012 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti aggiunse
per la prima volta il Vaticano alla lista di Paesi monitorati perché possibili centri
di riciclaggio di denaro illecito. Tra i gli elementi che più suscitarono
sorpresa vi furono i dettagli relativi ad un presunto piano omicida nei
confronti di Benedetto XVI, da compiersi entro un anno in favore dell’ ascesa al
papato del cardinale Angelo Scola. Successivamente, nel maggio 2012, la gendarmeria
vaticana arrestò un uomo in possesso di carteggi riservati del pontefice: si
trattava di Paolo Gabriele, dal 2006 Aiutante di camera di Sua Santità, una
delle persone più vicine a Benedetto. Il suo arresto per furto aggravato, il
primo in assoluto compiuto dalla gendarmeria vaticana, avvenne il giorno stesso
dell’ allontanamento di Ettore Gotti Tedeschi dalla presidenza dello IOR. Gli inquisitori
sollevarono ben presto seri dubbi in merito al fatto che Gabriele avesse agito
da solo, ritenendolo piuttosto un «corvo», termine ripreso dalla «stagione dei
veleni» di Palermo che aveva nel mirino il magistrato Giovanni Falcone, e
affermando che le persone coinvolte fossero in tutto una ventina.
Il Conclave, l’ assemblea atta a scegliere il nuovo pontefice; |
L’
anzianità e la salute in costante indebolimento di Benedetto XVI furono pertanto
una scusa credibile dietro la quale nascondere un clima di divisione e ingiustizia
che stava compromettendo sempre di più la Chiesa, che il Successore del
principe degli apostoli non era più in grado di guidare adeguatamente, essendo
circondato da dignitari politici e religiosi avidi e litigiosi, ambiziosi e
disonesti, che non rispondevano alle sue disposizioni. Come confermato da
determinate fonti legate ad ambienti a lui vicini, la sua decisione di rinunciare
al ministero petrino non fu improvvisa, ma il frutto di attente considerazioni
rese gradualmente note nel tempo ai suoi stretti collaboratori, e che solo alla
fine vennero confermate e tradotte in pratica. Peraltro, il papato era
cosciente che la propria immagine pubblica fosse ormai profondamente
compromessa, aggravando una crisi delle fedi già in atto: il cattolicesimo non
si era mai trovato in una condizione peggiore, in quanto non solo i giovani ma
anche le persone anziane stavano perdendo la fede nella religione organizzata,
sia per ragioni dottrinarie che per il cattivo esempio di prelati coinvolti in
faccende poco limpide. Entro le mura vaticane, alle autorità governative e alle
guide spirituali era ormai chiaro che occorreva un Santo Padre più forte, un
uomo carismatico che recuperasse il consenso perduto, qualcuno che fungesse da
simbolo dietro cui schierarsi e che attuasse le riforme necessarie a guidare la
Chiesa oltre la bufera in cui si era addentrata. Benedetto XVI manifestò
pertanto il desiderio di ritirarsi pur continuando a risiedere nella Città del
Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae, dedicandosi alla preghiera e alla
liturgia, ma mentre alcuni sostengono che prese questa decisione concordemente
con le più alte autorità vaticane, molti altri affermano che avrebbe subito
forti pressioni da parte di alcuni esponenti dei potentati in cui la corte vaticana
si era frazionata, ansiosi di dare il via ad una nuova era per la Chiesa cattolica.
Il saluto del nuovo papa, Francesco; |
Fu
a questo punto che entrò in scena il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo
di Buenos Aires, che già nel conclave del 2005 era stato uno dei candidati più
in vista per la successione a Giovanni Paolo II, e che alla fine era risultato il
più votato dopo Joseph Ratzinger. L’ ascesa del cardinale argentino, figlio di
migrati italiani, fu prontamente salutata con entusiasmo da tutto il mondo, e
una forte ventata di ottimismo prese a soffiare in Vaticano e dintorni,
incoraggiata dallo stile molto informale e simpatico dello stesso personaggio,
che non a caso assunse un nome dalla profonda valenza simbolica, ossia
Francesco, in onore al celebre santo di Assisi. La sera del 13 marzo 2013, la
stessa della sua elezione, il nuovo pontefice si affacciò alla loggia: «Fratelli
e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un
vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi
alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’ accoglienza. La comunità
diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una
preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme
per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. E adesso,
incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma,
che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di
fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. E adesso vorrei dare la Benedizione,
ma prima vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi
chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del
popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio
questa preghiera di voi su di me.».
Il
meccanismo delle pubbliche relazioni, atto a riparare l’ immagine pubblica della
Chiesa cattolica, si era efficacemente messo in movimento, e i mezzi di
comunicazione di massa diedero ampiamente risalto a questo nuovo notabile, così
umile, aperto, gioioso e spontaneo, che si comportava chiaramente come una
persona qualunque, analogamente ad un parroco di paese o ad un vicino di casa.
Un Santo Padre informale e vicino alla gente; |
La
sua elezione fu una vera rivoluzione per il papato, essendo il primo latinoamericano,
nonché il primo dopo cinquecentonovantotto anni a succedere ad un papa rinunciatario
e quindi ancora vivo e, soprattutto, il primo appartenente all’ ordine dei gesuiti,
la celebre Compagnia di Gesù, congregazione fondata nel 1540, in pieno scisma
protestante, attualmente tra le più importanti di tutta la Chiesa e tra quelle
con la storia più ricca. Dotati di una forte impronta militaresca lasciata dal fondatore,
Ignazio di Loyola, in passato i gesuiti esplorarono nuovi mondi, combatterono
guerre e organizzarono complotti, venendo soppressi e poi rifondati, ed
ergendosi a guardie dei papi più intransigenti ed avanguardie del progressismo.
Già prima dello scisma di Lutero, all’ interno della Chiesa di Roma si erano
sviluppate molte correnti che chiedevano una riforma e un ritorno a un maggiore
distacco dalle faccende temporali, e i gesuiti si distinsero come il gruppo più
radicale, divenendo una delle fazioni più importanti, in grado di esercitare la
propria influenza dall’ Europa all’ Estremo oriente, e in seguito anche sul
continente americano. L’ istruzione era un requisito fondamentale per loro, sia
nella preparazione dei singoli aderenti, che dovevano essere esperti di
teologia e diritto canonico ma spesso erano anche linguisti, storici e
scienziati, che come strumento per diffondere il cattolicesimo. La loro fedeltà
andava direttamente al Santo Padre, cosa che spesso li portò a scavalcare
vescovi e cardinali, mentre il loro Superiore Generale, il capo dell’ ordine, per
secoli fu ritenuto il capo occulto della Chiesa, che muoveva il pontefice come
un burattino e per questo era chiamato il «Papa Nero». Per questo motivo i
gesuiti furono spesso oggetto di svariati pregiudizi: fanatici e devoti al papa
e al loro Superiore Generale, consiglieri dei potenti da dietro le quinte e
manipolatori di fanciulli. Prima che esistesse la massoneria, il complottismo
vedeva la mano dei gesuiti dietro le epidemie, le carestie e le morti sospette
che colpivano i nemici della Chiesa cattolica. Nell’ Inghilterra di Shakespeare
e di Elisabetta I, quella dei gesuiti era una vera e propria paranoia. Anche
nella loro attività missionaria i gesuiti si portarono spesso dietro l’ accusa
di essere troppo vicini ai potenti.
Quello
che non tutti sanno è che al momento di prendere i voti un gesuita accetta la regola
che vieta di diventare vescovo, quindi cardinale e infine papa, ma a Bergoglio fu
concessa una dispensa in quanto l’ arcivescovo di Buenos Aires, Antonio
Quarracino, nel 1992 domandò al Vaticano di avere proprio lui come vescovo ausiliare.
Il papa con alcuni migranti; |
All’ indomani della sua intronizzazione,
il 19 marzo 2013, a sei giorni dall’ elezione, il nuovo pontefice,
costantemente al centro di una colossale celebrazione mediatica sconosciuta ai
suoi predecessori, venne soprannominato «Papa rivoluzionario», particolare appellativo
destinato a saldarsi con lui come «Flagello di Dio» con Attila, «Magnifico» con
Solimano o «Re Sole» con Luigi XIV. Il termine venne da subito confermato con tanta insistenza
da far facilmente intuire una vera e propria campagna debitamente orchestrata: qualunque
cosa Francesco facesse o dicesse era rivoluzionaria. Non fu mai definito
riformista o progressista.
Ad
una attenta analisi si può intuire quanto la
campagna fosse predisposta e studiata nel dettaglio ormai da tempo, perché fin
dal primo giorno, ancor prima di avere il tempo di esprimersi su qualcosa in
particolare, Bergoglio fu indicato come il papa della rivoluzione, soprattutto
per la semplicità dei suoi gesti: salutare dicendo buonasera, portare la croce
in argento anziché in oro, comprare personalmente le scarpe ortopediche, andare
dall’ ottico a farsi riparare gli occhiali, risiedere alla Domus Sanctae
Marthae anziché nei tradizionali Palazzi Apostolici, avvicinarsi costantemente
alla gente per stringere mani e rivolgersi direttamente ai fedeli, compiere la
lavanda dei piedi in occasione del Giovedì Santo, aprire le porte agli
omosessuali e ai divorziati, in particolare circa la concessione della
comunione ai divorziati risposati civilmente o conviventi, e persino battezzare
personalmente i bambini in determinate occasioni. Tutto ciò catturò
inevitabilmente l’ attenzione e il consenso del pubblico, incantandolo e
riempiendolo di entusiasmo all’ idea che, finalmente, il Soglio di Pietro fosse
occupato da un vero santo che avrebbe rimesso le cose a posto. Francesco ha
qualcosa che piace alla gente, uno stile profondamente diverso dai suoi predecessori
che ha portato allegria e simpatia in un ambiente tradizionalmente severo,
metodico e distaccato. Perfino il suo nome venne indicato come rivoluzionario: «Nell’
elezione, io avevo accanto a me l’ arcivescovo emerito di San Paolo e anche
prefetto emerito della Congregazione per il clero, il cardinale Cláudio Hummes.
Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti
sono saliti a due terzi, viene l’ applauso consueto, perché è stato eletto il
Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: ‘Non dimenticarti dei poveri!’.
E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai
poveri ho pensato a Francesco d’ Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo
scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’ uomo della pace. E
così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’ Assisi. E’ per me l’ uomo
della povertà, l’ uomo della pace, l’ uomo che ama e custodisce il creato; in
questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona,
no? E’ l’ uomo che ci dà questo spirito di pace, l’ uomo povero...».
Nel
frattempo, si espresse anche a parole, come nel viaggio di ritorno dal Brasile.
Oltre ad essere ripreso mentre portava da solo la celebre borsa non di marca,
che divenne oggetto di numerosi servizi e destinata a diventare un oggetto di
culto, affermò: «Se una persona è gay e cerca il
Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?». Fu una riflessione
assai amplificata dai giornalisti e salutata da autorevoli commentatori come una
sfida al Sinodo sulla famiglia in programma per l’ anno successivo, che sebbene
si sarebbe concluso senza rivoluzioni, ribadendo la dottrina tradizionale della
Chiesa, non vietò al papa di promette profonde, dunque rivoluzionarie, riforme
della curia: «Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!».
Rito della lavanda dei piedi a Regina Coeli; |
Negli
ultimi tempi, tuttavia, le azioni sorprendenti e carismatiche che lanciarono il
mito di Francesco quale riparatore di una Chiesa compromessa sono gradualmente
diminuite. Oggi è infatti molto raro che sentir parlare di infrazioni al
protocollo o di proposte rivoluzionarie. Anzi, spesso e volentieri conferma la
dottrina cattolica convenzionale a proposito di famiglia, composta da genitori
sposati e con figli, e di matrimoni eterosessuali, ed esprimendosi sia contro l’
aborto, che paragona all’ affitto di un sicario, che contro l’ omosessualità,
che definisce un fenomeno da curare con la psichiatria. Nell’ aprile 2015, ad
esempio, il Vaticano rifiutò la nomina da parte del governo francese del diplomatico
Laurent Stefanini a nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, in quanto omosessuale
dichiarato. Il ruolo di ambasciatore francese restò conseguentemente vacante
per un anno fino alla nomina di Philippe Zeller, eterosessuale.
Nel
corso degli anni seguenti alla sua istituzione, la Pontificia commissione per
la tutela dei minori, sorta per volere di Francesco allo scopo di rispondere
pubblicamente ad un antico e spinoso scandalo legato agli abusi sessuali rimasti
impuniti a carico di minorenni da parte di alcuni sacerdoti di ogni livello, uno
dei più gravi crucci che segnò il pontificato di Benedetto XVI, è stata oggetto
di una serie di defezioni dei propri membri, seguite da polemiche e critiche
sull’ effettiva utilità della stessa. Il 6 febbraio 2016, ad esempio si dimise
Peter Saunders, attivista britannico nella lotta contro la pedofilia e lui
stesso vittima di abusi da bambino, che criticò l’ impotenza della Commissione
nei confronti del cardinale George Pell, ex arcivescovo di Sydney, che aveva
protetto molti sacerdoti pedofili in Australia e non rispondeva alle richieste
di comparizione dei tribunali australiani inviando certificati medici da Roma. Il
1 marzo 2017 si dimise anche l’ irlandese Marie Collins, molestata quando era
tredicenne da un cappellano in ospedale, protestando contro la vanifica del
lavoro della Commissione da parte degli stessi dicasteri vaticani, come ad
esempio per la semplice proposta di dover rispondere alle lettere inviate alla
Santa Sede dalle vittime di abusi oppure per la richiesta di istituire un tribunale
per giudicare i vescovi negligenti nel perseguire questi crimini.
Il celebre e unico esorcismo attribuito a Francesco; |
Se
un calcolo va fatto, si può affermare con una certa sicurezza che la «rivoluzione
di Francesco» tanto enfatizzata dai mezzi di comunicazione si sia ormai estinta,
per quanto l’ attuale pontefice sia rimasto saldamente al suo posto essendo ormai
una figura abituale e costante, forte della sua simpatia e singolarità, mentre l’
era di Benedetto XVI, con tutte le sue luci e le sue ombre, è stata definitivamente
consegnata al passato, con il papa emerito che vive gli ultimi anni della sua
vita in un tranquillo e silenzioso ritiro spirituale. Ora che il vicario di
Cristo germanico, caratterialmente freddo e teologicamente schietto ed erudito,
costituisce un ricordo sbiadito, non vi è più bisogno di confrontare con lui il
suo successore, sull’ esempio del vecchio confronto tra sbirro buono e cattivo.
Più che quella di rivoluzionare la Chiesa, l’ utilità di Francesco consiste nel
sanare certe sue imperfezioni che ne minano la credibilità, come dimostrato dalla
pulizia frettolosa nello IOR e dai regolamenti di conti interni nella curia
romana, che hanno portato al rinnovo delle alte gerarchie politiche e spirituali,
nonché nel riproporre sul fronte dottrinario i consueti dogmi incrollabili del
cattolicesimo, con l’ accortezza di un linguaggio alla buona, invitante e a
volte meno diretto, evitando le questioni più imbarazzanti, giocando le proprie
carte migliori con battute espresse a margine di eventi o discorsi ufficiali,
prontamente amplificate e su cui molto si gioca per mezzo di equivoci e commenti:
spesso, infatti, ci si dimentica delle «contestualizzazioni» che subito il
Vaticano si affretta abitualmente a precisare, come accaduto proprio per lo IOR,
con la rassicurazione dell’ arcivescovo Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria
di Stato: «Il papa è rimasto sorpreso nel vedersi attribuite frasi che non ha
mai pronunciato e che travisano il suo pensiero.». Allo stesso modo si smentirono
anche le presunte aperture di Francesco per concedere la comunione ai
divorziati risposati.
Al
fine di individuarne un senso, gli eventi relativi all’ attuale capo della
Chiesa vanno considerati prevalentemente in un contesto politico e
pubblicitario, anziché spirituale. Si tratta infatti di un papa che, analogamente
a Pio X e Giovanni XXIII, si mostra assai vicino al fedele: la sua venuta, per
certi versi paragonabile a quella di Mary Poppins, discesa magicamente dal
cielo al momento in cui vi era più bisogno di lei, le sue parole e i suoi gesti,
in cui i più pii riposero grandissime aspettative, la sua capacità di incantare
e attrarre a sé le folle, costituiscono oltre ogni ragionevole dubbio un
estremo vantaggio per i custodi della cristianità.
Benedetto XVI e Francesco; |
Ma
la tanto sospirata rivoluzione altro non rimane che un inganno, dal momento che
in termini di dottrina, di visione della storia e della politica Francesco
conferma un approccio per nulla moderno, in quanto saldamente ancorato ai
principi classici del cattolicesimo. Di nuovo vanta piuttosto il potere della
costruzione dell’ immagine e il rapporto privilegiato con i mezzi di
comunicazione. Analogamente ai suoi predecessori sarà a sua volta giudicato dai
fatti, ma per ora si rimane alle prese con un personaggio dotato di potere
assoluto negli ambiti in cui opera, appoggiato dai vari potentati cardinalizi
interni da cui è stato chiamato a riformare il papato attuando soluzioni che
possano andare bene per il maggior numero possibile di persone, consentendo
alla Chiesa di restare a galla, con pochi scossoni. Si è di fronte ad un Santo
Padre che nonostante le esigenze delle apparenze non deve fare i conti con un’
opposizione particolarmente agguerrita, in quanto le crisi e le necessità di
farvi fronte sono solite a generare nuove e impensabili alleanze nel nome del
bene comune. Proprio come sostiene il principio fondamentale del gattopardismo:
«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.»…
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