«E’ più importante
impedire a un animale di soffrire, piuttosto che restare seduti a contemplare i
mali dell’ universo pregando in compagnia dei sacerdoti.»
il Buddha;
Da
molte migliaia di anni, l’ Homo sapiens è la specie dominante sulla Terra. In
un’ era molto antica, i nostri progenitori popolarono il pianeta in ogni
direzione iniziando a sfruttare regolarmente le risorse della natura per
soddisfare i propri bisogni e desideri, analogamente alle altre forme di vita
animale. Con l’ andare del tempo, però, l’ umanità consolidò il proprio senso
di possesso esclusivo sull’ ecosistema, spingendosi a livelli quasi estremi,
nella convinzione di averne pieno diritto e di essere un’ entità separata e
autonoma nei riguardi della natura, vedendola come una sua proprietà di cui
disporre a piacimento, mossa da un arrogante senso di superiorità che modellò
opportunamente persino i testi religiosi più noti come la Bibbia, in cui si legge:
«Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi
e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi siano in tutte le bestie
selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto
striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. Quanto
si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi
erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. Del
sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò
conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’ uomo all’ uomo,
a ognuno di suo fratello. Chi sparge il sangue dell’ uomo dall’ uomo il suo
sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l’ uomo. E voi,
siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela.’.».
E’
purtroppo evidente quanto l’ ambiente non sia l’ unica cosa che ormai da un
tempo infinito noi umani abbiamo il brutto vizio di opprimere a dismisura, in
quanto anche e soprattutto gli animali, nostri fratelli nati dalla stessa Madre
Natura che ha generato noi, hanno imparato a conoscere senza via di scampo il
nostro assolutismo ben poco illuminato. Quella del maltrattamento e delle
violenze degli animali, purtroppo, non è affatto una novità: costituisce
infatti una piaga molto antica che negli ultimi tempi pare addirittura in
aumento per intensità e crudeltà, raggiungendo livelli di insensatezza veramente
vergognosi. L’ umanità è talmente arrogante da non riuscire ad immaginare nulla
di più bello di sé stessa, al punto da essersi immaginata una serie di divinità
a propria immagine da cui afferma di essere stata creata e scelta come genere
prediletto, come nel caso delle tre religioni abramitiche, ossia Ebraismo,
Cristianesimo e Islam, mentre il Buddhismo afferma che la nascita in forma
umana è un evento raro e infinitamente prezioso perché è l’ unica base possibile
da cui ci si può avviare lungo il sentiero della buddhità. Gli animali sarebbero
pertanto creature di livello inferiore e primordiale, destinati ad un’
esistenza selvaggia e brutale da cui possono essere salvati solo se addomesticati
dai nobili umani: la loro esistenza pare acquisire tristemente un senso solo al
momento della morte, quando divengono fonte di cibo e pellicce.
Gatti usati per gli inserti di pelo dei cappucci dei capi invernali; |
Durante
la Preistoria e l’ Antichità, l’ umanità teneva un comportamento sano e intelligente
nei riguardi dei suoi fratelli animali, in quanto li cacciava solamente per ricavarne
la carne da mangiare oppure per difendersi dagli attacchi delle specie più
aggressive, e naturalmente quando aveva bisogno di procurarsi i materiali
necessari per prepararsi i vestiti con cui ripararsi dal freddo. Quando si doveva
uccidere un animale, lo si faceva in modo giustamente rapido e il più possibile
indolore, senza alcun bisogno di infierire sulla preda, e, soprattutto, si utilizzava
tutto ciò che si ricavava da qualsiasi animale venisse cacciato, senza mai sprecare
nulla, quasi riconoscendo qualcosa di sacro nella vita che era stata appena
spenta: basti pensare ad esempio che persino le ossa venivano utilizzate, in modo
particolare per la realizzazione di utensili oppure per ricavare addobbi spirituali
impiegati nei riti propiziatori degli sciamani e dei primi sacerdoti.
Ad
un certo punto, però, con la trasformazione delle prime tribù in sistemi sociali
e politici sempre più complessi che con il tempo portarono all’ avvento delle
prime città-Stato e poi alle nazioni estese, per gli animali le cose assunsero
una svolta assai più drammatica, soprattutto nel contesto della caccia, che si
impose non più come naturale necessità, venuta meno con la pratica degli
allevamenti, ma come passatempo e addirittura come disciplina sportiva favorita
dai nobili, da cui era ritenuta l’ esercizio ideale con cui prepararsi alla
guerra. In conseguenza della caccia come attività ludica ed esibizione di forza,
si impose peraltro la macabra abitudine di esporre nelle proprie case animali
imbalsamati interi oppure le loro teste, un modo assai inquietante di ironizzare
sul tema della morte, quel particolare evento che ci colpisce tutti indistintamente,
umani o animali. Peggio ancora, le religioni assunsero a loro volta una struttura
sempre più complessa, maturando l’ usanza di offrire sacrifici agli dei tramite
rituali che comportavano soprattutto l’ uccisione di animali: tutte le grandi
religioni del passato, come quella sumera, ebraica, induista, greca, romana, e
in seguito anche quella islamica, adottarono precisi rituali sacrificali di
determinati animali come vittime ideali al fine di propiziare una o più divinità
al fine di ottenerne i favori e la protezione, nonché la remissione dei peccati
individuali o collettivi. Presso i romani, addirittura, vi era una classe molto
rispettata di indovini, gli aruspici, addetti all’ esame delle viscere, soprattutto
fegato ed intestino, di animali sacrificati per trarne segni divini e norme di
condotta. Ma per fortuna, già allora vissero influenti personalità che
espressero un certo scetticismo di fronte a tali pratiche e, più in generale, al
maltrattamento degli animali, come il monaco, filosofo e mistico indiano Buddha,
il poeta romano Ovidio, il teologo e filosofo greco Origene e il filosofo,
teologo e poeta indiano Abhinavagupta, che in più occasioni parlarono
apertamente contro ciò che veniva fatto agli animali definendolo del tutto inefficace
e insensatamente crudele. In particolare, il celebre filosofo, teologo e
astrologo Porfirio, greco di origine fenicia vissuto tra il III e il IV secolo,
ebbe a dire con tanta esattezza: «E se per caso qualcuno sostenesse che oltre
ai frutti della terra la divinità ci ha messo a disposizione anche gli animali
perché ne facessimo uso, io gli risponderei che quando si sacrificano animali
noi facciamo loro un torto, poiché li derubiamo dell’ anima e che pertanto non
bisogna sacrificarli! Come ci può essere santità quando chi viene derubato di
qualcosa che gli appartiene non è che la vittima di un atto di ingiustizia?».
Scorticamento di un cane ancora vivo; |
Nel
Settecento, con l’ avvento della Rivoluzione industriale, quell’ ampio processo
di evoluzione economica e industrializzazione della società, che da sistema
agricolo, artigianale e commerciale divenne un apparato produttivo ad alto
livello dedito ad una ricca molteplicità di beni, non solo ha avuto luogo una
serie di avvenimenti nocivi per la natura, colpita sempre più pesantemente nei
suoi antichissimi e consolidati equilibri, ma anche a danno degli animali, in
quanto divennero vittime in nome della ricerca medica e scientifica di
trattamenti brutali quali la vivisezione e la sperimentazione di medicine e terapie
curative. La ricerca medica e scientifica è certamente un ideale irrinunciabile,
senza il quale noi tutti oggi saremmo destinati ad una vita precaria e ad una
morte prematura, ma appare evidente che buona parte della sofferenza inflitta
agli animali sia assolutamente superflua e immotivata, pertanto occorre trovare
altre vie per superare gli attuali limiti delle cure contro le malattie e conseguire
una qualità della vita sempre migliore. Occorre comprendere che tutto quello
che si fa può sempre essere fatto meglio, e che per ogni problema esistono
sempre infinite soluzioni.
A
seguito dei profondi mutamenti avvenuti nel corso della Rivoluzione
industriale, che portò l’ umanità a considerare con una certa importanza il risultato
piuttosto che il mezzo, e a ritenere le singole persone come semplici ingranaggi
parte del meccanismo, utili solo finché sono in grado di contribuire a far
muovere la ruota, agli scienziati viene abilmente insegnato a non affezionarsi
agli animali scelti come soggetti per le sperimentazioni, e quindi ad agire
senza prendersi troppa cura di loro, non tenendo conto del fatto che la vita
sia sacra in ogni sua forma, non solo quella umana ma anche quella animale,
ragion per cui attualmente il sistema è in grado di impiegare e mandare in
direzione di una triste e dolorosa morte una miriade di animali senza alcun rimorso
di coscienza. Nella vita quotidiana sembra che le cose non vadano affatto
meglio, in quanto non passa giorno senza che si senta parlare di animali
maltrattati, seviziati e uccisi per divertimento o abbandonati per poter
semplicemente andare in vacanza. Negli allevamenti, non necessariamente
intensivi, vale lo stesso drammatico principio.
Scimmia pronta al taglio della testa per servirne a tavola il cervello ancora caldo; |
Moralismi
e buonismi a parte, si può affermare con tutta sicurezza che il maltrattamento degli
animali sia una di quelle cose di cui l’ umanità deve maggiormente vergognarsi,
ma per fortuna in anni recenti sono sorti movimenti e organizzazioni in grado
di sollevare autorevolmente il problema scuotendo sempre di più la coscienza collettiva.
Recentemente, anche il Parlamento della Repubblica Italiana si è accorto della necessità
di fronteggiare il problema con leggi più severe. Gli animali, compresi quelli
domestici che dipendono da noi, da sempre risultano gli esseri più indifesi e
meno tutelati dal nostro diritto, come dimostrato per esempio dalla caccia: com’
è possibile assicurare la sopravvivenza della fauna se per ogni animale che
popola i boschi vi sono almeno sette o otto uomini armati di fucile a tracolla?
L’ attività venatoria è una delle maggiori cause del rischio di estinzione di
svariate specie. La carne è certamente un’ importantissima fonte di cibo sia per
l’ umanità che per gli animali, ma occorre ricordare che per ogni cosa vi è un
limite ben preciso che non si dovrebbe mai varcare se non si vogliono provocare
problemi che, come la storia ci insegna con pazienza e chiarezza, raramente non
si ritorcono contro chi di noi. Nel momento in cui l’ arte venatoria si rende
necessaria, resta qualcosa di accettabile solo nel momento in cui si mangiano
tutte le prede, e quando queste vengono uccise velocemente e semplicemente. Le
gare di caccia e pesca, pertanto, rappresentano un insulto intollerabile a
tutto il genere animale.
Gatto morto gettato nella spazzatura; |
La
questione relativa agli animali non è legata soltanto alle specie
addomesticate, a quelle domestiche e quelle che vengono esibite negli zoo, i cosiddetti
amici dell’ uomo, ma a tutte le specie esistenti su questo pianeta. Basti pensare
che attualmente uno dei loro principali problemi è costituito dal disboscamento,
che priva milioni e milioni di piccoli animali e insetti del loro ambiente
naturale: noi come ci sentiremmo se un giorno qualcuno venisse a demolire la
nostra casa? Oltre a questo, poi, vi è il problema del mutamento climatico che
sta cambiando le abitudini di migliaia di animali, e quello della caccia a
specie in via di estinzione in vari Paesi come il Giappone, notoriamente sulla
prima linea del fronte della caccia alle balene o a altri animali come le foche,
entrambi generi dichiarati protetti: non manca di logica dare loro la caccia in
maniera tanto efficace per ragioni strettamente commerciali, soprattutto
considerando le alternative possibili?
Gatta intenta ad allattare alcuni cuccioli di topo; |
Nella
sua arroganza, l’ umanità tende a ritenersi la specie migliore di tutte quelle esistite
fino ad ora su questo piccolo mondo, nonché la più evoluta, civile e meritevole.
Tale sciocca presunzione si manifesta persino nel vocabolario quotidiano, quando
si parla di «umanità» per definire qualcosa di
benigno e generoso, di comprensivo e indulgente verso gli altri, mentre tutto ciò
che è crudele, spietato e mostruoso risulta «animalesco» e «bestiale». Questa
stessa alterigia che tanto regge l’ animo umano viene facilmente contraddetta nel
momento in cui viene fatto un paragone tra umani e animali, basato su fatti
evidenti: gli umani si uccidono e si maltrattano quotidianamente tra di loro,
arrivando persino al punto di colpire senza ritegno i bambini, maltrattati o
persino abbandonati, e abusano liberamente delle risorse di cui dispongono
mettendo in serio pericolo la natura, la nostra casa comune, mentre invece gli
animali trascorrono la propria esistenza curando la propria prole, soddisfacendo
i propri bisogni sfruttando la natura entro i giusti limiti e uccidendo solo
per fame e difesa. Si può quindi parlare di umanità in termini tanto
favorevoli?
Attualmente,
i maltrattamenti a danno degli animali stanno aumentando costantemente di anno
in anno, sia per quantità che per intensità. L’ «umanità» tende a manifestarsi con
comportamenti sempre più insensati e feroci nei confronti dei fratelli animali,
che anche per ragioni di puro divertimento vengono torturati, sfigurati, uccisi
e abbandonati. In Italia, addirittura, il maltrattamento e l’ uccisione degli
animali sono stati comportamenti non particolarmente puniti per via di una
legislazione debole e in adeguata, e solo di recente lo Stato ha cominciato a
prendere in esame il problema adottando nuove leggi con cui contrastare questo deplorevole
fenomeno. Occorre tuttavia fare molto più di questo: noi uomini e donne
dobbiamo innanzitutto cominciare a comprendere nella vita di ogni giorno che
gli animali sono esseri viventi, sensibili e a modo loro coscienti, con il
nostro stesso diritto di esistere e non soffrire, e agire di conseguenza. Viviamo
tutti quanti su questo pianeta, quindi è bene spartirlo equamente con gli
animali tenendo conto dei legittimi bisogni di entrambe le parti, ponendoci peraltro
alcuni limiti come nel contesto del tasso delle nascite, perché sette miliardi
di soli esseri umani sono ovviamente troppi, e in quello dell’ impiego delle
risorse imparando a distinguere tra bisogni e semplici desideri. Occorre anche
evitare i comportamenti crudeli e violenti, in quanto non vi è mai stato un
motivo ragionevole che possa giustificare una qualsivoglia sevizia ai danni di
un essere vivente colpevole soltanto di essere un animale anziché un umano. Bisogna
cominciare a coltivare un atteggiamento consapevole nella vita quotidiana, perché
noi tutti viviamo ogni giorno in un mondo in cui i diritti e le peripezie degli
animali vengono ignorati da quasi tutti semplicemente perché tendiamo a far finta
di non sapere nel desiderio di vivere serenamente, senza che nulla turbi il
nostro «animo sensibile». Spesso, anche chi adotta un animale dimostra di non
essere all’ altezza della situazione per una questione di ignoranza: prendere
in casa un animale non è un gioco, ma un impegno costante che richiede
dedizione e il giusto tempo. Si adottano cuccioli, e questo all’ inizio porta
entusiasmo e curiosità, soprattutto perché per loro natura i piccoli sono
simpatici e carini, e giocano molto. Eppure non si rimane cuccioli in eterno, e
quando questi crescono e cominciano a diventare un peso e una spesa sempre in
aumento spesso si decide di sbarazzarsene in modo insensibile e crudele, ossia
per mezzo dell’ abbandono.
Gli
studi in psicologia hanno evidenziato che il nostro desiderio di far del male
non è innato: non è presente in noi dalla nascita, ma sorge nel corso della
nostra vita come parte delle fabbricazioni mentali, come frutto della nostra
immaginazione. Risulta pertanto qualcosa di assolutamente artificiale e in
contrapposizione a ciò che effettivamente esiste in natura. Ogni essere vivente
nasce con il desiderio di essere felice e di evitare il dolore, pertanto
sentimenti quali amore, empatia e altruismo risultano il modo più adatto con
cui trasformare quest’ umanità sempre più brancolante nella mancanza dei
valori. L’ indifferenza verso il prossimo, sia esso umano o animale, è uno dei
peggiori difetti di cui si possa sentir parlare, risultato di una ristretta
visione del mondo, di una scarsa levatura di pensiero e di una mentalità povera.
Questo particolare mondo in cui noi tutti viviamo non è sorto dal nulla come
per magia e neppure è il risultato di un intervento divino: è piuttosto il
risultato dei nostri pensieri, parole e azioni. Dipende solo da noi. Sviluppare
saggezza e compassione per tutte le cose viventi è quindi corretto non solo
moralmente, ma anche a livello pratico perché l’ interconnessione tra tutte le
cose è un dato di fatto ormai accertato anche dalla scienza, secondo la quale in
natura tutto esiste in termini di relazione, e qualunque cosa si faccia si partecipa
alla catena di causa ed effetto, dunque quello che facciamo agli altri è
destinato ad avere conseguenze importanti su di un livello ampio che, alla
lunga, ci ritorna indietro come un boomerang: perché un futuro sia possibile
occorre innanzitutto migliorare noi stessi.
Il
maltrattamento e la violenza a danno degli animali sorgono dalla nostra
ignoranza. Non comprendiamo veramente la natura del dolore degli altri e
neppure la sua inutilità, almeno finché non la proviamo noi stessi. Rimediare
ai propri errori è una cosa assolutamente possibile: basta prendere coscienza
dei nostri errori e andare incontro a chi abbiamo fatto soffrire, adottando una
condotta differente. Anziché barricarci nel nostro mondo escludendo tutti gli
esseri che non sono uguali a lui, ma che come noi hanno tutto il diritto di
vivere serenamente e senza paura, occorre capire che ognuno di noi nel proprio
piccolo può fare qualcosa, restituendo finalmente tramite l’ unione di tanti
piccoli sforzi la dignità ai nostri fratelli animali, molti dei quali, occorre
ricordarlo, esistevano addirittura molto prima che apparissimo noi.
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