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Bagneri vista da Occhieppo Superiore; |
Immaginate
una piccola frazione di montagna, piuttosto lontana dal resto del paese, a cui
è collegata da soli pochi decenni tramite una strada che si snoda lungo alcuni
tornanti tra pareti di roccia. Un piccolo mondo antico la cui chiesa
parrocchiale si vede da molto lontano, proprio nel mezzo della montagna, e che
oggi un po’ alla volta sta rinascendo e ripopolandosi grazie all’ impulso dei
parroci locali e dei volontari. E’ il minuscolo e semplice borgo di Bagneri, frazione
di Muzzano, in provincia di Biella, posto sulla costa che divide il vallone del
torrente Janca da quello principale dell’ Elvo, in un punto intorno ai novecento
metri di quota, dove un tempo si viveva tutto l’ anno, appena sotto i verdissimi
alpeggi delle Salvine, attraversati dai ruscelli che si raccolgono uno nell’
altro per poi confluire rapidamente nella Janca.
Ogni
anno, a metà giugno, Bagneri festeggia il patrono San Bernardo, e in questa occasione
la gente originaria del posto, ora sparsa nei paeselli vicini della valle,
ritorna qui e apre dal cassetto della memoria le storie dei tempi andati,
percorrendo con nostalgia la via di un mondo perduto che però, almeno per
qualche ora, ritorna con benevola forza...
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Sordevolo visto sulla via di Bagneri; |
Raggiungere
Bagneri a piedi è il modo migliore per immergersi passo dopo passo in un mondo passato
che ormai sopravvive soltanto in pochi lontani baluardi, ai piedi dei monti,
ove restano poco toccati dall’ incedere del tempo e dall’ avanzata delle cose fugaci
e vacue portate dal consumismo e mascherate da modernità. Si parte di mattina
presto, con una buona canna, scarponcini robusti e lo zaino per il pranzo e una
bottiglia per raccogliere l’ acqua dalle fontane lungo la strada.
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Il Ponte Ambrosetti; |
Uno
dei sentieri più conosciuti e attraversati oltrepassa il vicino paese di
Sordevolo, lungo il Ponte Ambrosetti, solido viadotto in pietra sull’ Elvo
risalente alla prima metà dell’ Ottocento e ancora oggi elegante e sicuro. Pare
destinato a custodire e proteggere senza sforzo i passanti per almeno altri
centocinquant’ anni! Si avanza in silenzio lungo un sentiero in terra battuta e
pietre, segnato dai passi di generazioni che un decennio dopo l’ altro l’ hanno
percorso in entrambi i sensi, giungendo fino alle prime cascine su pendii ove
famiglie di contadini e allevatori ancora oggi si possono scorgere mentre
falciano l’ erba da fieno, conducono le mandrie al pascolo e rastrellano i
ricci di castagno. Alcuni di loro portano sulle spalle un’ antica gerla. Si
saluta e si scambiano alcune parole, loro nel vecchio dialetto dei nonni e con
un inconfondibile accento da montanari: la loro vita, semplice e dignitosa, è legata
a questi posti e alle relative tradizioni, merita ancora di essere conosciuta e
ricordata, perché senza la loro presenza e l’ attaccamento a questa zona, con
la cura costante dei boschi e dei corsi d’ acqua, la montagna porterebbe danni
anche gravi ai centri della bassa valle e della pianura, come dimostrano le
sempre più frequenti disastrose alluvioni. E’ un’ esistenza dura, ma ha le sue
soddisfazioni.
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Le prime cascine, e il Monte Mucrone domina; |
Si
riparte lungo la strada assolata e vegliata dallo sguardo della Madonnina
dipinta in una cappelletta, simbolo di una fede semplice ma molto sentita: non
la dottrina dei colti sacerdoti che studiano in città, in quei luoghi lontani
chiamati seminari, con le finestre sempre chiuse, fatta di parole difficili e
dogmi incomprensibili, ma di buoni gesti spontanei tipici della gente di cuore
e buona volontà. La strada è sterrata e ben curata, spesso si incrociano
escursionisti di montagna, ciclisti e anche qualche automobile: perché anche
qui, alla fine, è giunto il carro a quattro ruote, soppiantando il buon mulo
che nei secoli passati, fin dal lontano Trecento, è stato il solo trasporto per
gli abitanti stabili della vecchia Bagneri, in quel tempo Bagnere. In un paio di punti si vedono i segni delle frane, il
maggior problema di oggi, legato alle caratteristiche geologiche locali e senz’
altro favorito dalla scarsa cura che gli enti pubblici dimostrano verso quegli
interventi di ordinaria manutenzione e cura dei corsi d’ acqua che possono
prevenire danni maggiori in caso di forti precipitazioni. Ma che ne sanno tutti
questi ingegneri, architetti e dottori che vivono in villini e condomini vicino
ai centri commerciali, e ben lontani dal campo di cui dovrebbero interessarsi?
La
marcia da queste parti è più facile, la strada è più in piano e rinfrescata
dagli alberi, resa più piacevole dallo scrosciare delle acque della Janca che
scorre molti metri più in basso, il cui suono è la voce della vita che afferma
sempre sé stessa. Si arriva al ponte, dove si può osservare con attenzione le
belle acque possenti che procedono vagabonde. Proprio qui, dove inizia il tratto
asfaltato che sale al borgo, fino al 1921, come ricorda una storica cartolina
in bianco e nero, sorgeva un mulino che venne distrutto dall’ alluvione del
1921 di cui alcuni parlano con timore reverenziale ancora oggi...
L’
ultimo tratto di strada ha inizio. E’ duro, ma piacevole. La mente si rilassa, senza
nulla volere e pensare, persino senza il peso della fatica del lungo e intenso
viaggio a piedi. Basta procedere con il giusto passo, e con costanza. Come in
un monastero buddhista in Oriente, si dischiude una realtà quasi sconosciuta,
dimenticata, il silenzio, ed emerge una condizione di calma, pace, assoluto
silenzio. Si vedono le cascine e le baite, con i segni del tempo passato. Sono
circondate da qualche trattore e macchinario per il taglio dell’ erba. Sono un
microcosmo, con la casa, le stalle e i fienili, i pollai e i porcili, i freschi
e bassi casotti in pietra con tetto di lose, detti crutin, per la maturazione dei formaggi, la piccola aia, il grande
covone di fieno, il letamaio e il prato grasso dove razzolano le galline, un
piccolo orto, alberi piantati ordinatamente vicino per dare legna e foglie.
Baite e cascine nella parte bassa di Bagneri sono ormai disabitate, i prati
attorno vengono ancora curati dai montanari che risiedono in altre fattorie
della zona tuttora abitate e produttive, oppure che salgono da quelle un po’ più
basse, verso Muzzano.
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La chiesa parrocchiale; |
Ormai
Bagneri è vicina, con la chiesa parrocchiale che domina sempre di più il
paesaggio. Giunti alle prime case in pietra, si vede il sentiero di ciottoli
che conduce finalmente alla meta. Si incrocia qualche anziano che ritorna al
luogo natio per la festa, e che racconta i propri ricordi di vita e la storia
della frazione: Bagneri una volta aveva tutto, dalla parrocchia alla
falegnameria, dall’ osteria all’ aula scolastica, e la gente viveva in
costruzioni in muratura. Con la vicina regione delle Salvine contava tra i
trecento e i quattrocento abitanti. Nel 1837, per insistenza degli abitanti, venne
istituita la parrocchia con un parroco finalmente residente qui, sul posto. Prima
di allora, un cappellano saliva quando poteva. Per estensione, quella di
Bagneri è una delle più vaste parrocchie della Diocesi di Biella: si estende
dal confine con Sordevolo fino alla vetta del Monbarone, comprendendo i boschi
e le cascine e, più in alto, gli alpeggi delle Salvine! Nel 1875, qui vivevano quarantanove
famiglie, quindi ben trecentocinque persone. Oggi gli abitanti sono pochissimi,
in estate aumentano un po’ con i marghé
che, con la transumanza, salgono in cascina con le mandrie.
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Scorci del borgo di Bagneri; |
Finalmente,
seguendo la mulattiera che sale verso la chiesa, in pochi minuti si raggiunge
Bagneri, con il caratteristico nucleo di case, più consistente: alla fontana presso
centro del borgo, davanti a noi vi è una vecchia e bella casa, l’ antica
osteria, con un affresco ormai sbiadito sul pilastro centrale che raffigura la
Madonna, e che ancora oggi sembra accogliere il passante. In men che non si
dica ci si ritrova immersi in un vero e proprio mondo perduto che qui invece è
sopravvissuto proprio grazie all’ isolamento, il minuscolo angolo superstite di
un mondo piccolo piantato in uno sperduto terrazzo di terra, alto e ruvido, tra
il torrente e i monti.
E
qui il tempo pare scorrere in modo diverso, segnato soltanto dall’ alternarsi
delle stagioni e del sole e della luna, e la vita è dura per chi è abituato ai
fronzoli e agli svaghi della città. Ma la natura ha sempre il suo fascino e la
sua bontà, qui si imparano cose che non possono essere intuite da nessun’ altra
parte. All’ infuori di poche case raggruppate attorno alla chiesa, la frazione
è formata da baite di montanari. Le poche case che formano il borgo di Bagneri
sono raccolte attorno alla mulattiera che sale da Muzzano, e che passa attorno
alla chiesa per salire verso i pascoli delle Salvine. Ancora oggi, quassù si
arriva solo a piedi.
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Il cimitero, in stile semplice e montano; |
La messa in chiesa è già iniziata, e fuori molta gente chiacchiera bevendo aperitivi freschi con gli scout che preparano il pranzo. Bagneri pullula di vita! Si chiacchiera con la gente del posto, agricoltori e volontari dal fisico robusto abituato dalle fatiche del mestiere accentuate da un ambiente aspro, gente semplice e affabile dai modi buoni e simpatici che colgono l’ occasione per una buona e cordiale conversazione. Molti di loro hanno folte barbe o enormi baffi arricciati. E’ normale e anzi ben accetto scambiarsi un saluto: per venire fin qui si è passati per i terreni e i cortili di qualcuno. Se ci fermiamo a scambiare due parole, scopriamo disponibilità e cordialità, certo con espressioni diverse da quelle dei cittadini ma sempre piene di umanità. Dopo la consueta domanda che viene rivolta, «Da ’nte ca it vegne?», ossia «Da dove vieni?», il discorso va facilmente sui racconti di come si viveva un tempo in montagna, sulle persone ormai passate ad altra vita, oppure sui prodotti del posto, latte e burro, tome e soprattutto castagne...
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Bagneri vista dall’ alto; |
Il
cimitero sorge a poca distanza della chiesa e nel 1938 fu arricchito con la
costruzione della tomba dei parroci, voluta da don Pietro Canale pochi anni
prima della propria morte. Seguendo la vecchia mulattiera che sale dietro la
chiesa, in pochi minuti si raggiunge il Tracciolino, la strada panoramica
provinciale, non asfaltata ma percorribile in auto che arriva dalla Bossola,
oltre il Santuario di Graglia. Nel pendio subito dietro la chiesa, attraversato
dalla mulattiera, si incontrano la Casa di spiritualità, e soprattutto la
Madonna del Piumin, mentre un sentierino laterale porta al rustico angolo di
preghiera su un balcone sporgente verso il torrente.
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La Madonna del Piumin, di Sandrun; |
Ci
si ferma per il pranzo. Qualcuno se l’ è portato da casa, altri invece si sono
prenotati per il menu offerto dall’ associazione Amici di Bagneri e preparato
con l’ aiuto degli scout, che negli ultimi trent’ anni, su impulso dei parroci,
prima padre Giovanni Bonelli e poi padre Luciano Acquadro, hanno dato vita a un
flusso di presenza e di volontariato con l’ intento di riscoprire la vita della
montagna e dei suoi abitanti, facendo un po’ di esperienza di lavoro e servizio
accanto a loro, e di valorizzare l’ ambiente, gli spazi e le strutture della
parrocchia per le loro attività. La canonica stessa ora è impiegata come base per
i gruppi sia locali che provenienti da altre province e regioni.
Viene
presto il momento di scendere. Si dice che certi posti abbiano il potere di
entrare nel cuore, arricchendo lo spirito, e che non li si voglia lasciare più.
Per il mondo perduto di Bagneri è senz’ altro vero. Ma il bello di un posto
simile è che dà sempre l’ occasione di tornare a visitarlo, cogliendo la sua
potente lezione: le cose più vere e importanti si trovano più facilmente nella
natura e nella semplicità, spesso anche nella ruvidezza, perché sono il frutto
di impegno e costanza. Le scorciatoie sono comode, certamente, ma non sempre
portano al risultato più giusto…
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