mercoledì 18 giugno 2025

Sulla via del mondo perduto di Bagneri

Bagneri vista da Occhieppo Superiore;


Immaginate una piccola frazione di montagna, piuttosto lontana dal resto del paese, a cui è collegata da soli pochi decenni tramite una strada che si snoda lungo alcuni tornanti tra pareti di roccia. Un piccolo mondo antico la cui chiesa parrocchiale si vede da molto lontano, proprio nel mezzo della montagna, e che oggi un po’ alla volta sta rinascendo e ripopolandosi grazie all’ impulso dei parroci locali e dei volontari. E’ il minuscolo e semplice borgo di Bagneri, frazione di Muzzano, in provincia di Biella, posto sulla costa che divide il vallone del torrente Janca da quello principale dell’ Elvo, in un punto intorno ai novecento metri di quota, dove un tempo si viveva tutto l’ anno, appena sotto i verdissimi alpeggi delle Salvine, attraversati dai ruscelli che si raccolgono uno nell’ altro per poi confluire rapidamente nella Janca.

Ogni anno, a metà giugno, Bagneri festeggia il patrono San Bernardo, e in questa occasione la gente originaria del posto, ora sparsa nei paeselli vicini della valle, ritorna qui e apre dal cassetto della memoria le storie dei tempi andati, percorrendo con nostalgia la via di un mondo perduto che però, almeno per qualche ora, ritorna con benevola forza...

Sordevolo visto sulla via di Bagneri;


Raggiungere Bagneri a piedi è il modo migliore per immergersi passo dopo passo in un mondo passato che ormai sopravvive soltanto in pochi lontani baluardi, ai piedi dei monti, ove restano poco toccati dall’ incedere del tempo e dall’ avanzata delle cose fugaci e vacue portate dal consumismo e mascherate da modernità. Si parte di mattina presto, con una buona canna, scarponcini robusti e lo zaino per il pranzo e una bottiglia per raccogliere l’ acqua dalle fontane lungo la strada.

Il Ponte Ambrosetti;


Uno dei sentieri più conosciuti e attraversati oltrepassa il vicino paese di Sordevolo, lungo il Ponte Ambrosetti, solido viadotto in pietra sull’ Elvo risalente alla prima metà dell’ Ottocento e ancora oggi elegante e sicuro. Pare destinato a custodire e proteggere senza sforzo i passanti per almeno altri centocinquant’ anni! Si avanza in silenzio lungo un sentiero in terra battuta e pietre, segnato dai passi di generazioni che un decennio dopo l’ altro l’ hanno percorso in entrambi i sensi, giungendo fino alle prime cascine su pendii ove famiglie di contadini e allevatori ancora oggi si possono scorgere mentre falciano l’ erba da fieno, conducono le mandrie al pascolo e rastrellano i ricci di castagno. Alcuni di loro portano sulle spalle un’ antica gerla. Si saluta e si scambiano alcune parole, loro nel vecchio dialetto dei nonni e con un inconfondibile accento da montanari: la loro vita, semplice e dignitosa, è legata a questi posti e alle relative tradizioni, merita ancora di essere conosciuta e ricordata, perché senza la loro presenza e l’ attaccamento a questa zona, con la cura costante dei boschi e dei corsi d’ acqua, la montagna porterebbe danni anche gravi ai centri della bassa valle e della pianura, come dimostrano le sempre più frequenti disastrose alluvioni. E’ un’ esistenza dura, ma ha le sue soddisfazioni.

Le prime cascine, e il Monte Mucrone domina;


Si riparte lungo la strada assolata e vegliata dallo sguardo della Madonnina dipinta in una cappelletta, simbolo di una fede semplice ma molto sentita: non la dottrina dei colti sacerdoti che studiano in città, in quei luoghi lontani chiamati seminari, con le finestre sempre chiuse, fatta di parole difficili e dogmi incomprensibili, ma di buoni gesti spontanei tipici della gente di cuore e buona volontà. La strada è sterrata e ben curata, spesso si incrociano escursionisti di montagna, ciclisti e anche qualche automobile: perché anche qui, alla fine, è giunto il carro a quattro ruote, soppiantando il buon mulo che nei secoli passati, fin dal lontano Trecento, è stato il solo trasporto per gli abitanti stabili della vecchia Bagneri, in quel tempo Bagnere. In un paio di punti si vedono i segni delle frane, il maggior problema di oggi, legato alle caratteristiche geologiche locali e senz’ altro favorito dalla scarsa cura che gli enti pubblici dimostrano verso quegli interventi di ordinaria manutenzione e cura dei corsi d’ acqua che possono prevenire danni maggiori in caso di forti precipitazioni. Ma che ne sanno tutti questi ingegneri, architetti e dottori che vivono in villini e condomini vicino ai centri commerciali, e ben lontani dal campo di cui dovrebbero interessarsi?


La marcia da queste parti è più facile, la strada è più in piano e rinfrescata dagli alberi, resa più piacevole dallo scrosciare delle acque della Janca che scorre molti metri più in basso, il cui suono è la voce della vita che afferma sempre sé stessa. Si arriva al ponte, dove si può osservare con attenzione le belle acque possenti che procedono vagabonde. Proprio qui, dove inizia il tratto asfaltato che sale al borgo, fino al 1921, come ricorda una storica cartolina in bianco e nero, sorgeva un mulino che venne distrutto dall’ alluvione del 1921 di cui alcuni parlano con timore reverenziale ancora oggi...


L’ ultimo tratto di strada ha inizio. E’ duro, ma piacevole. La mente si rilassa, senza nulla volere e pensare, persino senza il peso della fatica del lungo e intenso viaggio a piedi. Basta procedere con il giusto passo, e con costanza. Come in un monastero buddhista in Oriente, si dischiude una realtà quasi sconosciuta, dimenticata, il silenzio, ed emerge una condizione di calma, pace, assoluto silenzio. Si vedono le cascine e le baite, con i segni del tempo passato. Sono circondate da qualche trattore e macchinario per il taglio dell’ erba. Sono un microcosmo, con la casa, le stalle e i fienili, i pollai e i porcili, i freschi e bassi casotti in pietra con tetto di lose, detti crutin, per la maturazione dei formaggi, la piccola aia, il grande covone di fieno, il letamaio e il prato grasso dove razzolano le galline, un piccolo orto, alberi piantati ordinatamente vicino per dare legna e foglie. Baite e cascine nella parte bassa di Bagneri sono ormai disabitate, i prati attorno vengono ancora curati dai montanari che risiedono in altre fattorie della zona tuttora abitate e produttive, oppure che salgono da quelle un po’ più basse, verso Muzzano.

La chiesa parrocchiale;


Ormai Bagneri è vicina, con la chiesa parrocchiale che domina sempre di più il paesaggio. Giunti alle prime case in pietra, si vede il sentiero di ciottoli che conduce finalmente alla meta. Si incrocia qualche anziano che ritorna al luogo natio per la festa, e che racconta i propri ricordi di vita e la storia della frazione: Bagneri una volta aveva tutto, dalla parrocchia alla falegnameria, dall’ osteria all’ aula scolastica, e la gente viveva in costruzioni in muratura. Con la vicina regione delle Salvine contava tra i trecento e i quattrocento abitanti. Nel 1837, per insistenza degli abitanti, venne istituita la parrocchia con un parroco finalmente residente qui, sul posto. Prima di allora, un cappellano saliva quando poteva. Per estensione, quella di Bagneri è una delle più vaste parrocchie della Diocesi di Biella: si estende dal confine con Sordevolo fino alla vetta del Monbarone, comprendendo i boschi e le cascine e, più in alto, gli alpeggi delle Salvine! Nel 1875, qui vivevano quarantanove famiglie, quindi ben trecentocinque persone. Oggi gli abitanti sono pochissimi, in estate aumentano un po’ con i marghé che, con la transumanza, salgono in cascina con le mandrie.

Scorci del borgo di Bagneri;


Finalmente, seguendo la mulattiera che sale verso la chiesa, in pochi minuti si raggiunge Bagneri, con il caratteristico nucleo di case, più consistente: alla fontana presso centro del borgo, davanti a noi vi è una vecchia e bella casa, l’ antica osteria, con un affresco ormai sbiadito sul pilastro centrale che raffigura la Madonna, e che ancora oggi sembra accogliere il passante. In men che non si dica ci si ritrova immersi in un vero e proprio mondo perduto che qui invece è sopravvissuto proprio grazie all’ isolamento, il minuscolo angolo superstite di un mondo piccolo piantato in uno sperduto terrazzo di terra, alto e ruvido, tra il torrente e i monti.


E qui il tempo pare scorrere in modo diverso, segnato soltanto dall’ alternarsi delle stagioni e del sole e della luna, e la vita è dura per chi è abituato ai fronzoli e agli svaghi della città. Ma la natura ha sempre il suo fascino e la sua bontà, qui si imparano cose che non possono essere intuite da nessun’ altra parte. All’ infuori di poche case raggruppate attorno alla chiesa, la frazione è formata da baite di montanari. Le poche case che formano il borgo di Bagneri sono raccolte attorno alla mulattiera che sale da Muzzano, e che passa attorno alla chiesa per salire verso i pascoli delle Salvine. Ancora oggi, quassù si arriva solo a piedi.

Il cimitero, in stile semplice e montano;


La messa in chiesa è già iniziata, e fuori molta gente chiacchiera bevendo aperitivi freschi con gli scout che preparano il pranzo. Bagneri pullula di vita! Si chiacchiera con la gente del posto, agricoltori e volontari dal fisico robusto abituato dalle fatiche del mestiere accentuate da un ambiente aspro, gente semplice e affabile dai modi buoni e simpatici che colgono l’ occasione per una buona e cordiale conversazione. Molti di loro hanno folte barbe o enormi baffi arricciati. E’ normale e anzi ben accetto scambiarsi un saluto: per venire fin qui si è passati per i terreni e i cortili di qualcuno. Se ci fermiamo a scambiare due parole, scopriamo disponibilità e cordialità, certo con espressioni diverse da quelle dei cittadini ma sempre piene di umanità. Dopo la consueta domanda che viene rivolta, «Da nte ca it vegne?», ossia «Da dove vieni?», il discorso va facilmente sui racconti di come si viveva un tempo in montagna, sulle persone ormai passate ad altra vita, oppure sui prodotti del posto, latte e burro, tome e soprattutto castagne...

Bagneri vista dall’ alto;


Il cimitero sorge a poca distanza della chiesa e nel 1938 fu arricchito con la costruzione della tomba dei parroci, voluta da don Pietro Canale pochi anni prima della propria morte. Seguendo la vecchia mulattiera che sale dietro la chiesa, in pochi minuti si raggiunge il Tracciolino, la strada panoramica provinciale, non asfaltata ma percorribile in auto che arriva dalla Bossola, oltre il Santuario di Graglia. Nel pendio subito dietro la chiesa, attraversato dalla mulattiera, si incontrano la Casa di spiritualità, e soprattutto la Madonna del Piumin, mentre un sentierino laterale porta al rustico angolo di preghiera su un balcone sporgente verso il torrente.

La Madonna del Piumin, di Sandrun;


Ci si ferma per il pranzo. Qualcuno se l’ è portato da casa, altri invece si sono prenotati per il menu offerto dall’ associazione Amici di Bagneri e preparato con l’ aiuto degli scout, che negli ultimi trent’ anni, su impulso dei parroci, prima padre Giovanni Bonelli e poi padre Luciano Acquadro, hanno dato vita a un flusso di presenza e di volontariato con l’ intento di riscoprire la vita della montagna e dei suoi abitanti, facendo un po’ di esperienza di lavoro e servizio accanto a loro, e di valorizzare l’ ambiente, gli spazi e le strutture della parrocchia per le loro attività. La canonica stessa ora è impiegata come base per i gruppi sia locali che provenienti da altre province e regioni.


Viene presto il momento di scendere. Si dice che certi posti abbiano il potere di entrare nel cuore, arricchendo lo spirito, e che non li si voglia lasciare più. Per il mondo perduto di Bagneri è senz’ altro vero. Ma il bello di un posto simile è che dà sempre l’ occasione di tornare a visitarlo, cogliendo la sua potente lezione: le cose più vere e importanti si trovano più facilmente nella natura e nella semplicità, spesso anche nella ruvidezza, perché sono il frutto di impegno e costanza. Le scorciatoie sono comode, certamente, ma non sempre portano al risultato più giusto…

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