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Rocky Balboa durante un importante incontro; |
«Se io riesco a
reggere alla distanza, e se quando suona l’ ultimo gong io sono ancora in
piedi... se sono ancora in piedi io saprò per la prima volta in vita mia che...
che non sono soltanto un bullo di periferia.» Rocky Balboa in «Rocky»;
Uno
degli espedienti a cui Gesù di Nazareth faceva spesso ricorso durante i suoi
insegnamenti era la parabola, un racconto il cui scopo consisteva nello
spiegare un concetto impegnativo e un insegnamento morale con parole semplici.
Le parabole, dal
greco antico παραβολή, ossia «confronto, allegoria», usate da Gesù portano con
sé un esempio atto ad illuminare la realtà, con un unico punto di contatto tra
immagine e realtà. L’ espediente della parabola è stato più volte preso in prestito
in svariate culture e religioni in tutto il mondo, ma anche negli ambienti
culturali più laici, al fine di riflettere, data la sua efficacia, sulle
situazioni della vita e il significato di bene e male incoraggiando ad
affrontare con uno spirito migliore le molte e difficili prove dell’ esistenza.
Un esempio particolarmente familiare in cui oggi le parabole sono abilmente
impiegate è il cinema, che con la presentazione di trame ispirate a personaggi
eroici o moralmente esemplari, forte dell’ impatto visivo caratterizzato dalla
recitazione degli attori, gli effetti speciali e la musica ha ispirato milioni
di spettatori offrendo grandi esempi di vita a cui ispirarsi.
Tra
le infinite parabole narrate dal cinema, una si è conquistata da subito un
posto speciale nell’ immaginario collettivo, suscitando interesse e consenso
divenendo un classico senza tempo, perché basata su valori tradizionali
intramontabile: quella narrata nella serie di Rocky Balboa, il pugile
italoamericano ideato e impersonato da Sylvester Stallone, un affascinante
personaggio che incarna le grandi potenzialità dell’ essere umano che, se
opportunamente stimolate e sorrette da uno spirito combattivo, emergono in
tutta la loro forza premiando ampiamente gli sforzi compiuti.
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Sylvester Stallone nei primi Anni Settanta; |
Nel
1969, il giovane Sylvester Stallone, nato nel 1946 da un barbiere
italoamericano e da un’ astrologa di discendenza ebraico ucraina, tornò a
vivere nella natia New York dopo aver vissuto con la madre a Filadelfia dal
1961, a seguito della separazione dei genitori. Appassionato di recitazione e
scrittura, iniziò a partecipare a piccole produzioni off-Broadway e a preparare
sceneggiature e copioni sotto speudonimi, come Q Moonblood. Cresciuto in un
ambiente molto modesto, ancora giovanissimo si era avvicinato al mondo dello
sport grazie al fatto che sua madre possedeva una palestra, in cui senza
condizionamenti di sorta e limiti di tempo aveva praticato assiduamente ogni
tipo di esercizio ginnico, gettando le basi per lo sviluppo di un fisico fenomenale,
ma senza tralasciare gli studi, trascorrendo dopo il diploma due anni all’ American
College of Switzerland di Ginevra, che però abbandonò a poco dalla laurea.
Squattrinato
al punto da venire sfrattato dal suo appartamento e vivere da senzatetto,
riducendosi a dormire per tre settimane alla stazione degli autobus cittadina,
nel 1970 partecipò per disperazione a «Porno proibito», un film ad alta
componente erotica in cui, a differenza di quel che accade nella pornografia convenzionale,
l’ atto sessuale non viene mostrato oppure viene presentato senza visualizzare
i dettagli: «O facevo quel film o derubavo qualcuno perché ero alla fine,
veramente alla fine della mia capacità di resistenza. Invece di fare qualcosa
di disperato, lavorai due giorni per duecento dollari, levandomi dalle stazioni
degli autobus.». Il film ebbe il merito di introdurre l’ artista esordiente nel
mondo cinematografico, mentre il suo primo ruolo da protagonista in una
pellicola cinematografica venne con «Fuga senza scampo», in cui interpretò una
giovane guida studentesca che si unisce ad un gruppo di terroristi intenti ad
organizzare un attentato. Nel 1971 partecipò a «Una squillo per l’ ispettore
Klute», a cui seguì una piccola parte in «Il dittatore dello stato libero di
Bananas», di Woody Allen. Nel 1974 si trasferì a Los Angeles, ove fu uno dei
protagonisti in «Happy Days - La banda dei fiori di pesco», recitando insieme a
Henry Winkler, Perry King e Susan Blakely. Nel 1975 partecipò ad altre
produzioni: come comparsa in «Prigioniero della seconda strada» e, con un ruolo
più di rilievo, in «Quella sporca ultima notte», dove impersonò Frank Nitti,
guardia del corpo di Al Capone. Richard Fleischer lo inserì quindi nel cast di «Mandingo»,
ma poi la sua scena venne eliminata. Interpretò anche il ruolo dell’
investigatore Rick Daly in un episodio della serie «Kojak», e dopo un provino
per il film «Una nuova speranza» di George Lucas, per la parte di Han Solo poi
andata a Harrison Ford, partecipò come coprotagonista di «Anno 2000 - La corsa della
morte» al fianco di David Carradine.
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Rocky Balboa durante un allenamento; |
Ormai
avviato negli ambienti cinematografici ma purtroppo ancora in condizioni di
vita piuttosto precarie, sposato da due anni con Sasha Czack e con un figlio
appena nato, il piccolo Sage, nel 1976 il giovane Stallone balzò
improvvisamente e inaspettatamente all’ apice del successo con «Rocky», film
tratto dalla sua sceneggiatura e in cui interpretò il ruolo del protagonista.
Grande
appassionato di pugilato, il 24 marzo 1975 assistette all’ incontro di tra
Muhammad Ali, Campione del mondo dei pesi massimi, e un pugile semisconosciuto,
Chuck Wepner, organizzato dal dirigente sportivo, imprenditore ed ex pugile Don
King, noto per la personalissima acconciatura e il carattere controverso. L’
incontro si concluse con la vittoria di Alì, in quegli anni all’ apice della
gloria, ma rimase segnato nella storia pugilistica poiché Wepner lo mise più
volte in seria difficoltà, addirittura mandandolo al tappeto durante la nona
ripresa, e riuscendo a resistere fino al K.O. durante la quindicesima ed ultima
ripresa: la resistenza di questo sportivo ancora anonimo colpì profondamente
Stallone, che ebbe l’ idea per una sceneggiatura di circa novanta pagine su di
un pugile, Rocky Balboa, un individuo cupo, un antieroe del tipo che in quel
tempo era molto amato dal pubblico. Dopo essersi consultato con la moglie, però,
modificò il personaggio rendendolo meno sgradevole, grezzo e impenitente, e orientandosi
maggiormente verso la figura di Rocky Marciano, anche per lo stile di
combattimento. Presentò la nuova versione della sceneggiatura ai produttori Irwin
Winkler e Robert Chartoff, i quali rimasero subito colpiti dal soggetto e
proposero a Stallone un’ offerta notevole pari a circa trecentosessantamila
dollari. Il giovane attore pretese il ruolo da protagonista, contro il parere
dei produttori, convinti che la parte principale dovesse toccare ad attori già affermati
come Robert Redford, Ryan O’ Neal, Burt Reynolds e James Caan. Alla fine, però,
fu Stallone ad aggiudicarsela in quanto rifiutò di cedere la sceneggiatura.
Dopo
le audizioni, che ingaggiarono attori del calibro di Burgess Meredith, Burt
Young e Talia Shire, a cui si aggiunse il noto sportivo Carl Weathers, le
riprese del film ebbero luogo in appena ventotto giorni interamente a
Filadelfia, la stessa città in cui era ambientata la vicenda, in una produzione
a basso costo, pari ad appena un milione e centomila dollari.
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Rocky Balboa e Apollo Creed; |
Alla
sua uscita nelle sale, il film ottenne un grande successo, incassando duecentoventicinque
milioni di dollari nel mondo, divenendo il più alto incasso del 1976. Successo
di pubblico e critica, vinse tre Oscar come miglior film, miglior regia e
miglior montaggio, e ricevette ben dieci nomine, tra cui quelle per Stallone
come miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura, diventando la terza
persona al mondo, dopo Charlie Chaplin e Orson Welles, ad avere queste due
candidature nello stesso anno. Roger Ebert di Chicago Sun-Times diede a «Rocky»
quattro stelle e descrisse Stallone come «un giovane Marlon Brando». Da questo
momento, la carriera di Stallone fu tutta in discesa, e divenne un mostro sacro
di Hollywood. Nel personaggio di Rocky Balboa trasmise molto di sé stesso e
della propria vita: entrambi italoamericani, appassionati di sport e nati e
vissuti in un ambiente povero e mediocre da cui hanno tentato con tutte le
proprie forze di riscattarsi con il proprio talento e un duro impegno, entrambi
divenuti simbolo di rivincita su una società spesso chiusa e corrotta,
superando avversità e ingiustizie contando solo su sé stessi. Come Stallone affermò
in un’ intervista del 2019: «Amo uomini e donne resilienti. Non accetto la
sconfitta facilmente. Amo chi combatte per rimettersi in piedi o reinventarsi.
Le civiltà vengono distrutte, ma poi tornano.».
La
serie di Rocky conta in tutto sei film, a cui si aggiunge una derivata sul
personaggio di Adonis Creed, nella quale il vecchio pugile di Filadelfia, ormai
settantenne e in ritiro appare nei primi due episodi, sempre interpretato da
Stallone. Ognuno di essi poggia su di una storia ricavata da un’ idea ben
precisa, atta a commentare le varie possibili tappe alla base del percorso che
ogni persona di talento attraversa, contribuendo a tenere vivo l’ interesse del
pubblico per un personaggio che di volta in volta poté presentarsi in modo
significativo e non ripetitivo.
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Rocky e Mickey Goldmill; |
Nato
a Filadelfia nel 1946, Rocky Balboa è un pugile dilettante della categoria dei
pesi massimi, ma non riesce a imporsi a causa dello scarso impegno. Bullo di
periferia, vive nella zona peggiore della città, e fa da esattore per Tony
Gasco, un malavitoso italoamericano di quartiere, di stampo mafioso. Il suo
stile di combattimento è molto simile a quello di Rocky Marciano, che il
giovane indica come proprio modello di riferimento: tiene infatti la testa
bassa per diminuire l’ allungo dell’ avversario e facendo affidamento su ottime
doti da incassatore riesce a resistere ai colpi sfruttandone poi la stanchezza.
Mancino, riesce a spiazzare l’ avversario e sbilanciarlo. Per sviluppare la
necessaria resistenza aerobica, corre tutte le mattine da casa fino alla cima
della scalinata del museo d’ arte di Filadelfia, mentre in palestra, oltre agli
esercizi tecnici al sacco e alla pera, esegue soprattutto un lavoro di
potenziamento muscolare.
Nella
sua vita, entra in contatto con persone speciali da cui riceve qualcosa di
prezioso, e che nei momenti più duri costituiscono un’ ottima spinta per
rialzarsi e continuare a lottare: il burbero e ubriacone Paulie Pennino, suo
migliore amico, gli è sempre accanto e lo sostiene, la dolce e timida Adriana,
ricambiata, si innamora di lui, e infine l’ anziano e ruvido Mickey Goldmill,
il suo allenatore, vede in lui i semi della grandezza e con asprezza lo sprona
a fare di meglio. A proposito del personaggio della guida sportiva, Stallone
dichiarò: «Quando scrissi il personaggio di Mickey pensai: ‘Questo è un ruolo
chiave’, perché rappresentava in tutto e per tutto un uomo i cui sogni erano stati
infranti, un essere umano assolutamente non realizzato. Quindi scelsi un uomo
che avesse anche lui questo aspetto, quel tipo di integrità, potenza e onestà
per mostrarlo sullo schermo.». E, infine, il Campione del mondo dei pesi
massimi, Apollo Creed, dapprima suo superbo e sdegnoso rivale e poi grande
amico e secondo mentore, che nei primi quattro film riveste un’ importanza
notevole per la sua crescita personale e sportiva. Chiaramente ispirato al
leggendario Muhammad Ali, Creed predilige la tecnica, la velocità e l’ agilità
tralasciando in parte le capacità d’ incasso, e denota un carattere sfrontato
ed esibizionistico, concedendosi spesso battute quali: «Ho incontrato i
migliori battendoli tutti!», e: «Ho mandato più gente in pensione io della previdenza
sociale…». Tutti questi personaggi, ognuno con un retroterra personale e una
dote particolare, rappresentano un tassello essenziale nel mondo e nello
sviluppo di Rocky. Stallone ha avuto il grande merito di dare loro grande
importanza narrativa, rendendoli narrativamente completi e dettagliati, anziché
semplici comprimari.
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La rivincita contro Clubber Lang; |
In
«Rocky», ambientato nel 1976, Rocky è un anonimo pugile e un ragazzo di strada.
La gente lo irride come persona, e crede che come pugile non si sia mai
misurato in incontri seri e contro avversari impegnativi. Tutto però cambia
improvvisamente, quando a sorpresa il grande Apollo Creed, all’ apice della sua
carriera e fiero Campione del mondo, per una serie di incredibili circostanze è
rimasto senza sfidanti in occasione di uno spettacolare incontro che aveva in
programma come parte dei festeggiamenti del duecentesimo anniversario dell’
indipendenza degli Stati Uniti, ragion per cui decide di dare l’ opportunità ad
un pugile sconosciuto di affrontarlo, e scegliendo personalmente proprio Rocky
perché di discendenza italiana, come Cristoforo Colombo. Avvertito da Mickey,
Rocky, in un primo momento intimorito al pensiero di trovarsi a tu per tu con
il pugile per eccellenza e sotto i riflettori di tutto il mondo, si sottopone
ad un intenso allenamento sotto la dura e costante disciplina impostagli da
Mickey, e con il sostegno di Adriana con cui si fidanza, e di Paulie. Quella
che doveva essere poco più di un’ esibizione si trasforma in una vera e propria
guerra tra i due pugili, in cui alla prima ripresa Rocky riesce addirittura a
mettere al tappeto il campione, e si protrae per tutte le quindici riprese, al
cui termine Creed viene proclamato vincitore benché il verdetto dei giudici non
sia unanime: per il pubblico, peraltro, il vero vincitore è Rocky e non Apollo.
Nel
seguito, «Rocky II», Apollo è furioso per come è terminato l’ incontro con
Rocky. Benché formalmente vincitore, si sente punto sul vivo e desidera una
rivincita. Frattanto, Rocky ritira la sostanziosa borsa che ha incassato con la
sfida, si sposa con Adriana, compra casa e si concede molti piccoli lussi
ritirandosi dal pugilato a causa delle lesioni subite. Tuttavia il denaro
finisce presto, e poiché Adriana è incinta accetta svariati lavoretti finché
non si ritrova a fare l’ inserviente nella palestra di Mickey, dove viene preso
in giro dagli altri pugili. A seguito delle incalzanti pressioni di Apollo, che
avvia una dura e spietata campagna mediatica, e unitamente al parere dell’
anziano allenatore, concede la rivincita al Campione del mondo. Stavolta,
Mickey lo sottopone ad una disciplina particolarmente severa, scandita da
esercizi in vecchio stile, tipici dei suoi tempi, come il rincorrere una
gallina per aumentare la velocità, il saltare la corda per migliorare l’
agilità, e lo induce ad allenarsi a colpire di destro. La sera del secondo
incontro, Rocky si misura con un impeto particolare, deciso a riscattarsi dalle
delusioni della vita, e trova il coraggio di resistere di fronte al feroce
rivale in una battaglia ancora più cruenta della prima. Alla fine entrambi finiscono
al tappeto, ma Rocky riesce a rialzarsi prima dello scadere del tempo e
soprattutto prima di Apollo, diventando il nuovo Campione del mondo e dedicando
la vittoria alla moglie, che da poco ha dato alla luce il loro bambino, Robert
Junior. Ora è un campione a tutti gli effetti, non solo moralmente ma anche
ufficialmente.
In
«Rocky III», ambientato tre anni dopo la sua storica vittoria, Rocky è un uomo
di successo, amato dagli sportivi di tutto il mondo, e ha vinto numerosi
combattimenti difendendo il titolo di Campione del mondo. Lavora per la
pubblicità, vive in una villa favolosa in cui si gode molti piaceri, tra
motociclette e automobili. Tuttavia, ad un certo punto spiazza il mondo con la
decisione sofferta di ritirarsi, ormai già ampiamente soddisfatto di tanti
abbondanti successi, ma proprio in questo momento viene sfidato da Clubber
Lang, un giovane e brutale pugile di colore, affamato di vittoria come lo era lui
prima di emergere: dopo un drammatico confronto in pubblico, nel quale Lang lo
apostrofa con rozzezza e volgarità, Rocky accetta di affrontarlo contro il
parere di Mickey, il quale gli confida che come suo allenatore e dirigente
negli ultimi tre anni ha programmato per lui incontri su misura poiché, dopo la
vittoria del titolo e i compensi milionari, si è progressivamente ammorbidito e
adagiato sui suoi successi, perdendo la grinta iniziale. Sconvolto e convinto
che gli ultimi tre anni siano stati una farsa ingiusta, Rocky pensa che l’
incontro con Lang gli ridarebbe il rispetto per sé stesso, ma purtroppo la sera
dell’ incontro Mickey ha un infarto e Lang, approfittando del suo sconforto, lo
sconfigge divenendo il nuovo Campione del mondo dei pesi massimi. A pochi istanti
dalla fine del drammatico combattimento, Mickey muore. Proprio quando Rocky si
abbandona al dolore, Apollo Creed lo raggiunge e si offre di aiutarlo a
prepararsi ad una degna rivincita: secondo lui, infatti, il vecchio Rocky è
ancora vivo e occorre solo risvegliarlo. Lo porta con sé a Los Angeles, nel
quartiere nero dove è cresciuto, e dopo che Adriana è riuscita a incoraggiarlo,
il vecchio rivale, ora suo grande amico e nuova guida, lo allena in modo tale
da trasmettergli quello stile veloce e leggiadro che a suo tempo ha fatto di
lui un vincente. Il giorno della competizione, Rocky ritrova sé stesso
dimostrando che gli sforzi sono valsi fino in fondo: alla terza ripresa, dopo
una lunga scarica di colpi a contro uno sfinito Lang, riesce a vincere per KO
riprendendosi così il titolo di Campione del mondo.
In
«Rocky IV», le vicende di Rocky Balboa si intrecciano con quelle della Guerra
fredda, assumendo per la prima volta aspetti politici. L’ Unione Sovietica
lancia infatti la sfida al pugilato statunitense presentando l’ imponente e
glaciale Ivan Drago, una figura inquietante dall’ impressionante stazza e dalla
devastante potenza dei pugni, detentore della Medaglia d’ oro olimpica. Alla
notizia che è giunto negli Stati Uniti per una sfida sportiva di alto livello,
magari con Rocky in quanto Campione del mondo, Apollo decide di presentarsi
dopo cinque anni di inattività. Rocky tenta di dissuaderlo poiché il giovane
sovietico pare letteralmente invincibile, ma Creed non vuole sentire ragioni: ha
bisogno di un incontro come questo per dimostrare di essere ancora l’ uomo
vigoroso di un tempo. La sfida ha luogo a Las Vegas, dove l’ ex Campione del
mondo viene massacrato dai colpi di Drago. Rocky vorrebbe interrompere il
combattimento, ma Apollo esige di andare fino in fondo, e alla fine muore sotto
i colpi impietosi dell’ avversario. Finito nella bufera per non aver gettato la
spugna e intenzionato a vendicare il caro amico, Rocky accetta di combattere
con Drago ma a causa delle tensioni fra i due Paesi la federazione pugilistica
gli fa sapere che non riconoscerà l’ incontro e che quindi non sarà valido per
il titolo. L’ incontro viene fissato dalle autorità sovietiche a Mosca nel
giorno di Natale e senza premi in denaro per il vincitore. Giunto in Unione
Sovietica, Rocky inizia ad allenarsi sotto la stretta sorveglianza delle
guardie del corpo che gli sono state assegnate, ricorrendo a metodi rudimentali
mentre Drago ha a disposizione macchinari all’ avanguardia e farmaci. L’ incontro
si svolge alla presenza delle massime autorità sovietiche e Drago attacca
ferocemente iniziando subito a mettere in difficoltà Rocky, che però mostra la
sua proverbiale resistenza e alla seconda ripresa reagisce riuscendo a ferirlo:
il sovietico inizia quindi a perdere fiducia, anche perché ogni volta che lo
atterra Rocky si rialza. Il combattimento si protrae fino alla quindicesima
ripresa fra il crescente imbarazzo delle autorità e il pubblico, che nel
frattempo comincia ad acclamare a gran voce il pugile statunitense, il quale alla
fine riesce a vincere. Appena concluso il combattimento, Rocky prende la parola
e auspica una riconciliazione tra i due popoli, venendo applaudito anche dal Presidente
sovietico e portato in trionfo dai tifosi e dai suoi cari mentre porta sulle
spalle la bandiera a stelle e strisce. Dopo essere stato un ammirato
personaggio sportivo ed un esempio da ammirare per impegno e costanza, ora
Rocky è considerato un eroe nazionale, al centro di una grande retorica
politica.
In
«Rocky V», torna a Filadelfia, dove viene osannato per aver battuto uno
sportivo sovietico nella sua stessa patria, ma a casa ha un’ amara sorpresa in
quanto prima di partire per l’ Unone Sovietica su suggerimento di Paulie ha
firmato imprudentemente una procura in favore del proprio commercialista,
convinto che fosse una proroga per la dichiarazione dei redditi, mentre invece
si trattava di una serie di speculazioni che non hanno avuto l’ esito sperato, riducendo
i Balboa sul lastrico. Volendo rimettere a posto le cose, vorrebbe accettare la
proposta di George Washington Duke, un avido e spietato promotore di eventi
sportivi, ma su consiglio di Adriana si sottopone ad esami medici, dato che al
termine dell’ incontro a Mosca si era sentito male nello spogliatoio, e
apprende che a causa dei violenti colpi alla testa ricevuti da Drago ha
riportato gravi lesioni cerebrali che potrebbero essergli fatali se ritornasse
a combattere. Rocky è quindi costretto al ritiro dall’ attività sul ring, ed i
suoi beni vengono venduti all’ asta: molti dei suoi ricordi, compresi la villa
e la moto, consentono di ricavare abbastanza per rimediare al disastro
finanziario. Il titolo di Campione del mondo rimane vacante, e torna a vivere nel
vecchio quartiere, dove Adriana riprende a lavorare nel vecchio negozio di
animali dove era impiegata prima di sposarsi, mentre lui inizia ad allenare
pugili nella vecchia palestra lasciatagli in eredità dal defunto Mickey.
Mentre
Washington Duke tenta in tutti i modi di convincerlo a combattere ancora, Rocky
conosce Tommy Gunn, un giovane pugile molto promettente che accetta alla
propria palestra. Tra i due nasce un legame molto stretto, l’ ex Campione del
mondo vede sé stesso nel giovane, che dimostra grande forza, e gli insegna a
superare le proprie paure e a padroneggiare la propria forza. Washington Duke
torna alla carica e circuisce il giovane Tommy: poiché tra lui e Rocky c’ è
solo un patto informale, promette di introdurlo nel mondo del pugilato ad alto
livello con la promessa di un facile e copioso guadagno. Tentato da un radioso
futuro, l’ emergente sportivo accetta e abbandona Rocky, che inutilmente tenta
di avvisarlo che loschi figuri come Washington Duke sono pericolosi perché
mirano a sfruttare un pugile finché si rivela per loro una fonte di opportunità
e li gettano via alla prima occasione. Lui invece vorrebbe guidarlo in un
sentiero più graduale e insegnargli a prendersi cura di sé stesso.
Sotto
la gestione di Washington Duke, Tommy riesce a vincere il titolo di Campione
del mondo tramite incontri opportunamente manovrati, ma la stampa continua a
parlare del suo legame con Rocky, e il dirigente sportivo quindi pensa che un
incontro tra i due sul ring metterebbe le cose a tacere. I due vanno a cercare
Rocky al bar, dove l’ ex Campione del mondo propone una sfida in strada, mentre
Washington Duke vorrebbe un incontro sul ring. Benché provato dalle lesioni, il
vecchio pugile riesce a battere l’ ex allievo e amico, esprimendogli il proprio
rammarico per la sua ingratitudine, e assiste al suo arresto per rissa dai
poliziotti e all’ abbandono da parte di Washington Duke che lo accusa di
essersi fatto mettere al tappeto e umiliare in strada da quello che considera
ormai un vecchio rottame.
In
«Rocky Balboa», Rocky, ormai quasi sessantenne e vedovo da qualche tempo, dopo
aver ceduto la vecchia palestra ereditata da Mickey possiede e gestisce un
ristorante italiano. Vede poco il figlio Robert Junior, che, sentendosi a
disagio per la sua fama internazionale, si tiene lontano da lui e vorrebbe
farsi un nome per conto proprio. Malinconico e nostalgico, balza nuovamente
agli onori della cronaca quando una simulazione al computer lo dà vincente
contro l’ attuale Campione del mondo dei pesi massimi, Mason Dixon, la cui potenza
fisica e temperamento non concedono spettacolo e che hanno fatto perdere l’
interesse per il pugilato. Deciso a rimettersi in gioco, Rocky decide di
riprendere ad allenarsi e a combattere per piccole esibizioni, e proprio a
questo punto i dirigenti sportivi e allenatori di Dixon lo contattano per
proporgli un incontro con lui. Dopo un’ iniziale esitazione, accetta poiché per
quanto sia effettivamente avanti con l’ età: «E’ meglio essere felici
scegliendo essere quello che si è, piuttosto che essere infelici
rinunciandoci.». Si allena duramente sotto l’ anziano Tony Evers, il vecchio
allenatore di Apollo Creed, sebbene il cognato Paulie e Robert Junior
rispondano con scetticismo. La stampa lo deride, sottolineando spesso l’
assurdità del ritorno sul ring di un pugile ormai anziano, ma lui tiene duro
fino alla serata dell’ incontro a Las Vegas. Tutti si aspettano di vederlo
vacillare ancor prima della fine della prima ripresa, ma a sorpresa dimostra di
possedere ancora una notevole resistenza e forza fisica e presto pubblico e
cronisti fanno il tifo per lui. L’ incontro si rivela teso e avvincente, con i
due avversari che si fronteggiano senza risparmiarsi e dandosi filo da torcere
fino alla fine della quindicesima ripresa: Rocky rimane fieramente e
ostinatamente in piedi, esattamente come Dixon. Il verdetto non è unanime, e
dichiara Dixon vincente, tuttavia, come già avvenuto nell’ incontro del 1976
con Apollo, il vero vincitore acclamato dal pubblico è Rocky, che riesce a dimostrare
innanzitutto a sé stesso di valere ancora qualcosa, che la vita non lo ha
battuto e neppure piegato nonostante la sua durezza.
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Allenatore e guida di Adonis, figlio di Apollo; |
A
questo punto le vicende del pugile italoamericano di Filadelfia parrebbero
ormai finite, ma nel 2015 venne presentato «Creed - Nato per combattere», primo
episodio di una nuova serie dedicata ad Adonis Johnson, figlio illegittimo di
Apollo, nato dopo la sua morte e che dopo un’ infanzia difficile tra
riformatori e affidamenti a seguito della morte della madre viene adottato
dalla vedova del padre. Nonostante le agiate condizioni di vita e il buon
lavoro, sente il richiamo dell’ attività pugilistica e dopo alcuni
combattimenti di basso livello raggiunge Filadelfia e chiede a Rocky di
insegnargli. Questi, rimasto solo dopo la morte di Paulie e il trasferimento
del figlio in Canada, inizialmente rifiuta dicendo che con il pugilato ha
chiuso e sta per andare in pensione anche con il ristorante, ma alla fine
riconosce qualcosa del vecchio amico nel giovane e accetta di fargli da
allenatore: «Tuo padre era speciale, e sinceramente non so se tu lo sei. Solo
tu lo capirai quando sarà il momento, ma non accadrà da un giorno all’ altro,
finirai al tappeto tante volte finché rialzandoti in piedi non capirai di avere
quella scintilla. Ma dovrai darci dentro, anche perché se non lo farai giuro
che ti mollo.». Durante una sessione di allenamento, però, viene colpito da un
malore e benché in apparenza stia meglio dalle analisi mediche si scopre che è
soggetto a un linfoma non Hodgkin. La prima reazione è quella di non volersi
curare, memore della sofferenza che Adriana ha dovuto passare con la chemioterapia,
che neppure l’ ha salvata dalla malattia. Quando Adonis lo viene a sapere,
sconvolto, convince l’ allenatore a ripensarci, incoraggiandolo a combattere le
loro personali battaglie insieme: da combattente qual’ è sempre stato, ora
scende in campo contro un nemico del tutto particolare, senza dimenticare l’
impegno preso con il nuovo amico, che vuole guidare nella sua preparazione. Si
sente infatti orgoglioso di quello che il ragazzo sta diventando, lo ringrazia
per non averlo abbandonato ed averlo convinto a non mollare, e gli chiede di
fare lo stesso: «Sai una cosa, non ho mai potuto ringraziare Apollo, per avermi
aiutato dopo la morte di Mickey ma non è niente, in confronto a ciò che hai
fatto tu! Tu mi hai spinto a lottare di nuovo! Tornerò a casa e combatterò
questa cosa, ma se lotto io, devi farlo anche tu!».
In
«Creed II», il giovane Adonis, che ha adottato il cognome del padre ed è
divenuto Campione del mondo dei pesi massimi sotto la guida di Rocky, accetta
di sfidare Viktor Drago, il figlio di Ivan, il pugile che portò il padre alla
morte e che a seguito della sconfitta per mano di Rocky cadde in disgrazia
trasferendosi in Ucraina. Rocky cerca di fargli cambiare per paura che faccia
la stessa fine di Apollo, ma non ci riesce, ragion per cui gli comunica che
questa volta se la dovrà vedere da solo: non lo allenerà e non sarà presente al
suo angolo. Dopo essersi allenato con il figlio di Tony Evers, storico
allenatore di suo padre e di Rocky stesso, affronta il giovane Drago, che lo
massacra di colpi ma commette l’ errore di sferrare il pugno del KO mentre è
inginocchiato, venendo squalificato. Adonis rimane Campione del mondo, ma è
costretto ad una lunga convalescenza. Quando riprende gli allenamenti, deve
innanzitutto riprendersi nello spirito, gravemente segnato. Dopo aver ritrovato
l’ amico Rocky, riprende ad allenarsi intensamente e infine si recano in Russia
per accogliere la rivincita richiesta da Viktor e Ivan Drago. Lo scontro è
durissimo, ma alla fine Adonis vince e si conferma Campione del mondo. Al
ritorno a casa, Rocky si fa coraggio e, dopo anni di silenzio bussa alla porta
di Robert Junior per riabbracciarlo e soprattutto per conoscere il piccolo
Logan, il nipotino mai visto: è questa la degna conclusione della parabola epica
di un uomo, di un combattente che si avvia alla fine dei suoi giorni chiudendo
il cerchio, dopo aver realizzato sogni profondi e risolto antiche difficoltà.
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Rocky Balboa poco prima di riprendere a lottare; |
Rocky
Balboa è senza dubbio uno dei personaggi cinematografici più noti e amati di
tutti i tempi, un classico capace di andare oltre l’ epoca in cui venne
sviluppato e presentato al pubblico originario. Nel modellarlo, Sylvester
Stallone si concentrò particolarmente sull’ idea che chiunque può avere
successo nella vita, purché si scelga una stella e la segua con impegno e
costanza: non bisogna mollare mai, e nessun ostacolo è insormontabile se ci si adopera
al massimo. Non solo, durante la genesi del personaggio e delle sue vicende si
ispirò soprattutto a sé stesso, e al proprio percorso di vita. Infatti, in
molti, conoscendo i trascorsi personali di Stallone, riconoscono molto di lui
in Rocky al punto da non vedere un confine preciso tra attore e personaggio: Filadelfia
è la città in cui il giovane Stallone visse insieme alla madre ed entrò in
contatto con lo sport, allenandosi con passione nella palestra materna e
avvicinandosi al pugilato; sia Stallone che Rocky vissero in condizioni di vita
piuttosto drammatiche prima dell’ improvviso e inaspettato successo, ed
entrambi sono appassionati di arte: il primo è un pittore provetto in stile
surrealista e l’ altro un frequentatore abituale del Philadelphia Museum of Art.
Come raccontato dallo stesso Stallone, l’ improvviso successo lo portò ad un
apprezzamento immenso da parte di pubblico e critica, e a incassi milionari con
cui si concesse spese pazze e mondanità: «Mi sentivo come un bambino in un
negozio di dolciumi in cui si può prendere tutto ciò che vuole liberamente, senza
pagare.». Era corteggiatissimo, protagonista di film d’ azione e personaggio
disinvolto nel mondo della pubblicità: proprio come Rocky in «Rocky III», che
nei tre anni dopo la vincita del titolo di Campione del mondo ottiene un
successo che gli dà alla testa sotto l’ occhio vigile e protettivo di Mickey, e
solo l’ incontro con il brutale Lang, con la sua mortificante vittoria, lo
richiama sonoramente alla realtà scuotendo la sua vanità. Durante gli anni
della presidenza di Ronald Reagan, Stallone era divenuto un’ icona della Guerra
fredda con l’ interpretazione di John J. Rambo in «Rambo», incentrato sulla
figura del dramma di un reduce della guerra in Vietnam, e per sua natura Rocky
ben avrebbe potuto seguirne le orme, in un film, «Rocky IV», che trattasse la
contrapposizione tra Stati Uniti, culla di libertà e civiltà, e Unione
Sovietica, impero del male e dell’ oppressione, per mezzo di un incontro tra
sportivi che risultassero il prodotto del sogno americano da un lato e dell’
obbedienza ad un regime rigido e totalitario dall’ altro. A testimonianza di
ciò, la caratterizzazione e gli atteggiamenti dei sovietici furono alquanto
meccanici, tra il portamento, la disciplina, il nazionalismo e persino lo stile
di allenamento. Proprio da questo tema ne sorse un altro di importanza centrale
della storia: il confronto tra macchine e uomini, esaltato dalle macchine e
tecnologie utilizzate negli allenamenti di Drago in contrasto con gli allenamenti
rudimentali di Rocky e il robot domestico che viene regalato a Paulie per il
suo compleanno.
Ad
un certo punto, però, Stallone decise di invertire la tendenza. All’ inizio
degli Anni Novanta, infatti, sentì il bisogno di diminuire con l’ impegno nel
genere di azione che l’ aveva reso celebre, tentando un’ incursione anche nella
commedia per dare risalto alla propria vena ironica, di cui era notoriamente dotato.
Tali riflessioni ebbero conseguenze anche su Rocky, che nel terzo e nel quarto
film era divenuto un personaggio più serio e cupo, per il quale provava meno
simpatia in confronto al ragazzone semplice e trasandato come era stato nei
primi due episodi, quindi in «Rocky V» richiamò il regista del primo film e
fece di tutto per ricreare le atmosfere iniziali, arrivando al punto da far
perdere a Rocky e famiglia la grande ricchezza accumulata in anni di successo
sportivo e rimandandoli a vivere nel vecchio e povero quartiere, dove il suo
personaggio avrebbe ripreso il ruolo di Mickey allenando un giovane allievo che
avrebbe continuato a fare ciò che ormai a lui non sarebbe stato più possibile.
Negli anni successivi, proprio come Rocky, Stallone visse un periodo di declino:
se il pugile era ormai costretto per motivi di salute a non combattere più, l’
attore fu penalizzato per tutti gli Anni Novanta e buona parte dei primi Anni
Duemila a insuccessi e produzioni di scarso peso. Le chiamate dalle grandi
produzioni cessarono, e la stella che tanto aveva brillato pareva ormai
affievolita. Tuttavia, la sua creatura più amata gli avrebbe nuovamente teso la
mano, e alla non più tenera età di sessant’ anni lo interpretò nuovamente in «Rocky
Balboa», storia in cui le analogie tra attore e personaggio sono infinite:
entrambi, ormai vecchi, nostalgici e visti come ricordo di un periodo ormai
trascorso decidono di rimettersi in gioco con ciò che sanno fare meglio, uno
ricominciando con i film di azione e l’ altro riprendendo a combattere. Tanto
Stallone quanto Rocky vengono inizialmente derisi e guardati con scetticismo,
suscitando le reazioni meno lusinghiere, eppure tengono duro, sicuri di essere
nel giusto, e si battono fino alla fine senza risparmiarsi: entrambi alla fine
portano il pubblico a ricredersi, dimostrando che non è mai troppo tardi per
essere ciò che si è, in piena libertà, a dispetto di un’ età che comincia a
farsi sentire. Quando Mason Dixon, suo sfidante nell’ ultimo incontro, gli
chiede perché sia sceso in campo, Rocky risponde sardonico ma incisivo: «Un
giorno lo capirai!».
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Sylvester Stallone in tarda età; |
Ad
un’ attenta analisi, Rocky Balboa appare molto più di un semplice personaggio
cinematografico di genere sportivo, ma un esempio di vita e mentalità, e la sua
storia vuole essere una parabola dal significato ben preciso. La vita sarà
senz’ altro bella e meravigliosa come sacerdoti e filosofi ripetono da secoli,
ma comporta anche una certa mole di dolori e avversità a cui occorre imparare a
rispondere per crescere, evolversi, sopravvivere. Proprio come dice lo stesso
Rocky in un drammatico confronto con il figlio, Robert Junior: «Il mondo non è
tutto rose e fiori, è davvero un postaccio misero e sporco e per quanto forte
tu possa essere, se glielo permetti ti mette in ginocchio e ti lascia senza
niente per sempre. Né io, né tu, nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò
andando avanti non è importante come colpisci, l’ importante è come sai
resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di
rialzarti... così sei un vincente! E se credi di essere forte lo devi
dimostrare che sei forte! Perché un uomo vince solo se sa resistere! Non se ne
va in giro a puntare il dito contro chi non c’ entra, accusando prima questo e
poi quell’ altro di quanto sbaglia! I vigliacchi fanno così e tu non lo sei!
Non lo sei affatto!».
Con
la sua caratterizzazione, Sylvester Stallone ha voluto presentare un
personaggio che parlasse di sé e della sua voglia di realizzarsi, e nel quale
ha immesso molto della propria personalità, narrando una parabola sulla vita e
le sue difficoltà, ma anche sulla possibilità di riscattarsi tramite il duro
impegno e la fiducia in sé stessi e nel proprio potenziale: «Non mi considero
diverso dalle altre persone: il segreto è sconfiggere la paura. Tutti abbiamo
problemi, ma se tieni duro può arrivare improvvisamente la telefonata che ti
cambia la vita. Bisogna essere ottimisti. Rocky e Rambo sono così.».