domenica 27 aprile 2025

La morte di Papa Francesco e l’ ostentazione della sua sofferenza

Le spoglie mortali di Papa Francesco;


Alle 7:35 del 21 aprile 2025, Papa Francesco è morto dopo due mesi di malattia, ed è stato sepolto nel corso di un funerale imponente e riferito con profondo coinvolgimento dai mezzi di comunicazione di massa. Dal giorno della sua morte sono state decantate con una certa enfasi le sue virtù di grande saggezza e semplicità, di affabilità e apertura a tutto e tutti, senza esclusivismi, con la macchina mediatica vaticana impegnata con tanti elogi nel presentarlo sotto una luce di santità. Tuttavia, da non credente e quindi da persona lontana dagli ambienti clericali, credo che sia doverosa fare un’ osservazione che a molti papisti potrà non piacere.

Papa Francesco il giorno di Pasqua;


Il Sommo Pontefice della Chiesa cattolica è un simbolo sia religioso che politico, il rappresentante di Gesù Cristo nel mondo terreno ed erede di San Pietro in virtù del principio della successione apostolica, come scritto nel Vangelo di Matteo 16,13-20: «Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’ inferno non la potranno vincere.». E’ una figura spirituale considerata infallibile, secondo il dogma definito nel 1870, durante il Concilio Vaticano I, per volere di Papa Pio IX su prevalente ispirazione dei Gesuiti in base a quanto riferito nei testi di Matteo, Giovanni e Luca, in cui Gesù stesso diede a Pietro il potere di «legare e sciogliere», il compito di «pascere i suoi agnelli» e il ruolo di «confermatore dei suoi fratelli» nella fede. Ogni cosa che il Papa comunica e fa viene evidenziata con attenzione affinché il credente abbia prova oltre ogni dubbio che lo Spirito Santo agisce per mezzo di lui in conferma della parola di Cristo, e perfino la sua malattia viene molto enfatizzata e mostrata il più possibile al mondo, nella convinzione che, in quanto rappresentante di Cristo sulla Terra sia più vicino a lui anche e soprattutto nel dolore, manifestazione evidente di umanità.

Papa Francesco, malato prima e morente poi, è stato ampiamente esibito dai dignitari vaticani al mondo in un triste spettacolo iniziato durante il suo ricovero al Policlinico Gemelli di Roma, iniziato il 14 febbraio 2025. Una volta dimesso il successivo 23 marzo e trasferito alla residenza di Santa Marta, dove avrebbe dovuto trascorrere due mesi di assoluto riposo con assistenza sanitaria ventiquattr’ ore su ventiquattro, i sacerdoti che controllano l’ istituzione del Papa gli hanno permesso di riprendere alcune attività, e lo hanno sfoggiato appena possibile in udienze e riti liturgici vari poiché come Santo Padre aveva un dovere da compiere, non essendo una persona normale. Perfino il giorno Pasqua, il 20 aprile, a ormai un giorno dalla morte, è apparso dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro per rivolgere un appello alla pace, venendo poi trasportato in papamobile in Piazza San Pietro per un bagno di folla e, infine, ricevere il Vicepresidente degli Stati Uniti d’ America, J. D. Vance. Non gli è stata consentita una morte serena come era nel suo diritto di essere umano, e mentre le sue spoglie mortali erano ancora calde i cardinali già iniziavano a muoversi per la successione. Si sa, morto un Papa se ne fa un altro…

L’ incontro con J. D. Vance;


In un’ intervista al quotidiano spagnolo Abc avvenuta nel 2022, alla domanda su cosa succede se un Pontefice diviene improvvisamente invalido per problemi di salute o per incidente, Papa Francesco rispose di aver già firmato le proprie dimissioni, per la precisione al tempo del suo insediamento, quando il Cardinale Tarcisio Bertone era ancora Segretario di Stato vaticano: «Le firmai e gli dissi: ‘In caso di impedimento per motivi medici o che so, ecco le mie dimissioni. Ce le avete già. Non so a chi le abbia date il Cardinal Bertone, ma gliele ho date io quando era Segretario di Stato.». E in tono più scherzoso aggiunse: «E’ la prima volta che lo dico. Ora qualcuno andrà a chiederlo a Bertone: ‘Dammi il pezzo di carta!’. Probabilmente lo consegnò al Cardinale Pietro Parolin, nuovo Segretario di Stato.».

Il Santo Padre, quindi, aveva a sua volta preso in considerazione l’ idea della rinuncia papale analogamente al suo immediato predecessore, Benedetto XVI, che il 28 febbraio 2013 aveva stupito il mondo annunciando la propria intenzione di ritirarsi. Tuttavia, il Sommo Pontefice è morto in carica, secondo le convenzioni della Chiesa. Evidentemente, durante la degenza di trentanove in ospedale, non gli è stato permesso di tener fede alla propria parola: sarebbe stato il secondo Papa consecutivo a ritirarsi, troppo per il Vaticano che ancora non aveva dimenticato per vari motivi il passo indietro di Papa Benedetto. Ciò spiegherebbe il motivo per cui durante il ricovero si è tenuto un certo riserbo sulle sue condizioni, un silenzio che ha alimentato dubbi e sospetti sulle sue reali condizioni e i maneggi politici interni alla Santa Sede, tanto da sospingere gli alti dignitari pontifici a trasmettere una registrazione della sua voce affaticata e a pubblicare una fotografia in cui, solo e affaticato, si trova in contemplazione nella cappella ospedaliera.

Una volta dimesso e tornato in Vaticano con la raccomandazione di trascorrere una rigorosa convalescenza, i vertici della Chiesa lo hanno esibito a varie fasi, in nome del dovere. Essere Papa è un impegno continuo, per quanto pesante, si è a capo di un’ istituzione millenaria con regole severe e costanti, si deve fare il possibile anche quando non si sta bene ed è buono e giusto essere esemplari anche nella morte, affinché i cristiani abbiano conferma di ciò che Dio si aspetta da chi agisce e insegna nel suo nome.

Papa Francesco sulla papamobile, a Pasqua;


E ora che Francesco è passato ad altra vita, i cardinali sfilano come divi a passo svelto con le loro stoffe preziose e gli zucchetti, ripetendo una precisa litania: «Non toccherà a me.» Ma ovviamente in cuor loro molti ci sperano eccome, con qualcuno che pronostica: «Sarà lungo, perché tra noi ci conosciamo poco.». Sono agghindati con i loro pesanti crocifissi, l’ abito talare rosso porpora, ma anche, come quelli più sciolti fanno, in vestiti neri di stoffe preziose, le giacche ben tagliate con le asole ricamate, i bottoni di vero corno, segno dell’ opera di sarti di alta professionalità. Un vezzo che di certo non appartiene al Cardinale e Arcivescovo Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e tra i pochissimi ad avere un’ autentica aria da ministro del culto.

Ai posteri l’ ardua sentenza, come direbbe il magnifico Alessandro Manzoni. Solo Madame Storia ci dirà se tra questi cardinali davvero verrà identificato un degno erede di Papa Francesco, capace come lui di comunicare in modo semplice e addirittura simpatico il messaggio complesso della cristianità e di rivolgersi ai poveri e ai perdenti: intanto, però, le Loro Eminenze sono entrate in Piazza San Pietro, alcuni provenienti da Porta Sant’ Anna dove hanno prudentemente lasciato Mercedes e autista, lanciando occhiate soprappensiero ai fedeli ancora in coda per raggiungere la Basilica e inginocchiarsi davanti al feretro del defunto Francesco, per poi defilarsi a passi lesti sotto l’ Arco delle Campane o dietro porte misteriose, dentro corridoi in penombra, con odore d’ incenso e di quel certo potere curiale, nella fretta di esibirsi nel grandioso e atteso evento del Conclave. In questo modo sono stati inseguiti dai fotografi e dai cineoperatori, blanditi e riveriti, con chi abbassava la testa e tirava diritto, come il Cardinale Raymond Leo Burke, che si faceva portare il mantello dai chierichetti e, certe volte, quando gli veniva lo sghiribizzo, andava in giro con un cappello a tesa larga che, al confronto, rendeva il fu Benedetto XVI con le sue scarpette rosse piuttosto sobrio. Ma vi era pure chi si fermava, come il Cardinale Gianfranco Ravasi, davanti al microfono di SkyTg24, con una certa arguzia: «Il testamento di Francesco? Semplice, come la sua esistenza.». E, a proposito di semplicità, in questi giorni la corrispondente della televisione giapponese è andata a cercare il Cardinale Tarcisio Bertone, che attualmente vive in un attico di cinquecento metri quadrati, putti alle pareti e lampadari sempre accesi come a Château de Versailles, lo sfarzo più assoluto racchiuso in storie memorabili, come quella della sua festa di compleanno, quando organizzò una strepitosa tartufata vuotando bottiglie di Barolo, perché siccome è di origini piemontesi, gli piaceva celebrare con la tavola imbandita di cose buone della sua terra.

Cardinali in preparazione per il Conclave;


Questi principi della Chiesa, maestosi e distaccati, distinti e non propensi a mischiarsi con la gente comune, così distanti dalla semplicità e dall’ apertura di Francesco, stanno arrivando da tutto il mondo. Quelli destinati a riunirsi per decidere il nome del nuovo erede di Pietro sarebbero centotrentacinque, ma due hanno abbandonato per ragioni di salute. Chi li incontra, e ha un po’ di confidenza, riuscendo a farli parlare, riceve risposte nette: «Escluso, non toccherà a me.». E su tutto questo vi è il giallo del Cardinale Angelo Becciu, che due lettere scritte di pugno da Papa Francesco e siglate con la sua lettera, la F, lo escluderebbero dal Conclave, per quanto lui affermi: «Mi disse che potevo partecipare, saranno i miei confratelli cardinali a decidere.».

Ombre lunghe sul Vaticano...


Chiunque venga scelto per sedere sul soglio di Pietro, prima di rispondere positivamente alla domanda: «Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?», rifletta con attenzione di averne la forza caratteriale e l’ intelligenza necessarie. Quella di Santo Padre è infatti una posizione pesante e continua, molto impegnativa, scandita da valori e tradizioni molto rigidi nonché da aspettative che non consentono molto scampo. Non consente tanto spesso di agire di propria iniziativa, perché la parola di Dio e soprattutto la fede in essa hanno un forte peso. E, soprattutto, speri di godere di una lunga e sufficiente salute, oltre che di una morte rapida e serena, onde evitare di essere sballottato per scuse dottrinarie a conferma del principio tipicamente cristiano della sofferenza come anticamera del Paradiso. Forse, se le cose dipendessero unicamente dallo Spirito Santo sarebbero ben più facili. Di sicuro, il fatto che un essere umano ormai in punto di morte venga trascinato in pubblico in ottemperanza alle proprie funzioni perché è il Papa in carica dai membri di un’ istituzione religiosa, come la Chiesa cattolica, che parla di sacralità della vita, impone una seria riflessione su quanto essa stessa abbia dimenticato o addirittura non capito la lezione che trasmette al mondo…

Nessun commento:

Posta un commento