Raffigurazione del prigioniero «Maschera di Ferro»; |
I
personaggi storici, grandi anime e motori del nostro vivace passato, vengono da
sempre ricordati per le notevoli imprese da loro compiute: Giulio Cesare
conquistò la Gallia e marciò su Roma, dando poi inizio a un percorso che quasi
lo portò a divenire il nuovo re del caput mundi, e nonostante le pugnalate che
lo uccisero in Senato Roma volse le spalle alla secolare Repubblica divenendo
un Impero; Martin Lutero criticò aspramente tramite le Novantacinque Tesi le
autorità della Chiesa cattolica, sostenendo che l’ insegnamento cristiano
risiede nel contatto diretto tra il credente e Dio piuttosto che nella
complicata organizzazione che risponde al papa, avviando in tal modo la Riforma
protestante, che riproponendosi il ritorno al Vangelo contribuì ad avviare l’
età moderna; Pietro Micca, infine, con il suo sacrificio eroico permise a
Torino di resistere all’ assedio francese durante la Guerra di Successione
Spagnola.
Eppure,
talvolta giunge sino a noi il ricordo di determinati individui che non hanno
compiuto azioni importanti, che non hanno militato o ispirato un movimento e
neppure vantato una scoperta o una creazione, ma che si sono ritrovati
coinvolti in avvenimenti unici, particolari. E’ il caso, ad esempio, del
prigioniero francese ricordato come «Maschera di Ferro», soprannome tratto dal
drappo di velluto nero e strisce d’acciaio avvitate sopra con cui errò da una
prigione all’ altra del Regno di Francia. Tutti noi, oggi, in un modo o nell’
altro lo abbiamo sentito nominare almeno una volta nella nostra vita, magari
leggendo «Il visconte di Bragelonne» di Alexandre Dumas oppure guardando i
molti film girati su di lui, ognuno più o meno fedele alla storia o alla
leggenda. A Pinerolo, ogni anno, nel primo fine settimana di ottobre si rievoca
la sua vicenda con una manifestazione in costume, detta «La Maschera di Ferro e
i moschettieri», a cui partecipano numerosi gruppi storici della provincia di
Torino. Si dice che il misterioso recluso abbia trascorso ben dodici anni nella
vecchia fortezza cittadina, e sul colle di San Maurizio si trova un piccolo
monumento dedicato a tale avvenimento. Ogni anno la Maschera di Ferro viene
impersonata da un personaggio famoso, per lo più un attore di livello
nazionale, la cui identità viene svelata alla fine delle celebrazioni in Piazza
Vittorio Veneto.
Re Luigi XIV; |
Ma,
in sostanza, chi era quest’ uomo? Com’ è sopravvissuto il suo ricordo negli
ultimi trecento anni? Le prime informazioni che lo riguardano affermano che il
24 agosto 1669 venne rinchiuso nella prigione di stato di Pinerolo, in quegli
anni parte del dominio di Francia, scortato dal famoso D’Artagnan e da un
drappello di moschettieri. Era sotto la diretta responsabilità del marchese
Benigno di Saint-Mars, governatore della prigione, avido arrampicatore sociale,
desideroso di ricchezze e di onori, uomo servile con i superiori e, in tono con
gli ordini del marchese di Louvois, Ministro della Guerra, burbero e violento
con i prigionieri. In quegli anni, in Francia, brillava l’ astro di Luigi XIV,
le Roi Soleil, il monarca più potente d’ Europa, signore del Seicento e simbolo
per eccellenza dell’ ancien régime. Nel mese di ottobre del 1681 la Maschera di
Ferro fu mandata al Forte di Exilles al seguito di Saint-Mars, divenuto
governatore di tale carcere, in cui rimase fino al 17 aprile 1687 per poi
essere spedita alla prigione dell’ isola di Santa Margherita, la più grande
delle Isole di Lerino, di fronte a Cannes, sempre sotto la custodia di
Saint-Mars, mandato ad amministrare quest’ altro luogo di detenzione, ove
rimase fino al 28 agosto 1698, quando al marchese venne assegnata la direzione
della Bastiglia. Per conto del re Luigi, Louvois trasmise a Saint-Mars
istruzioni severissime a proposito del prigioniero, il quale aveva diritto a un
trattamento speciale, ma doveva vivere in isolamento totale, senza mai parlare
con nessuno eccetto il padre confessore durante la Confessione, il comandante
della guardia a proposito delle questioni legate alla sua detenzione e il
medico in caso di malattia. Poteva scoprirsi il volto soltanto per mangiare e
dormire, ma aveva l’ obbligo assoluto di indossarla di fronte a qualunque
persona, e in ogni luogo il suo volto fosse stato visibile. Gli erano permesse
brevi passeggiate nel cortile della prigione, ma sempre mascherato e sotto
stretta sorveglianza delle guardie. Ogni contatto umano gli era proibito.
Saint-Mars si occupò costantemente di lui per ben trentaquattro anni, e fu l’
unico a conoscere la sua identità, che non rivelò mai in rispetto del segreto
di Stato.
Pinerolo, noto luogo di prigionia della Maschera di Ferro; |
Per
quanto il suo nome sia sempre stato rigorosamente celato, gli storici oggi sono
generalmente sicuri che la Maschera di Ferro fosse un uomo famoso, addirittura
potente, e che la sua vista avrebbe certamente destato clamore. Peraltro sembra
che fosse a conoscenza di un segreto talmente pericoloso che, se svelato,
avrebbe scosso violentemente i livelli più alti della nobiltà di Francia,
eppure, benché in quegli anni fossero piuttosto comuni le cospirazioni e i
veleni, per motivi tuttora mai chiariti non poteva essere assassinato tanto facilmente.
Forse era una personalità troppo rilevante affinché Luigi potesse ordinarne la
morte con leggerezza. In ogni caso, il prigioniero morì quasi all’ improvviso
il 19 novembre 1703, e fu seppellito nel Cimitero di Saint-Paul-des-Champs con
il falso nome di Marchiergues o Marchioly. Il medico della Bastiglia stabilì
che era circa sessantenne, mentre sull’ atto d’ inumazione fu scritto che aveva
quarantacinque anni. Nel 1717, quattordici anni dopo, Voltaire, il famoso
filosofo illuminista, fu imprigionato per qualche tempo alla Bastiglia, e
dialogando con le guardie venne a sapere del bizzarro prigioniero che, ormai
vecchio, godeva di un ottimo trattamento: cibo eccellente e in grande quantità,
abiti lussuosi, possibilità di tenere in cella libri e addirittura un liuto.
Una volta scarcerato, il pensatore si interessò fortemente all’ enigma,
dandogli peraltro una certa visibilità. Si documentò moltissimo e scoprì che
erano state diffuse varie voci sulla sua identità, secondo le quali era un
conte o un duca, o addirittura un insigne nobile britannico, ma nessuna fu mai
confermata e quasi tutte furono anzi ritenute inverosimili. Forse si trattava
di un’ operazione di disinformazione. Così ebbe a descriverlo: «Un prigioniero
sconosciuto, dalla taglia al di sopra dell’ ordinario, giovane e dalla figura
la più bella e la più nobile. Portava una maschera con delle strisce d’
acciaio. I carcerieri avevano l’ ordine di ucciderlo se l’ avesse tolta.». Per
Alexandre Dumas era il gemello del re, e agli occhi di Victor Hugo egli
rappresentava un mistero vivente, ombra, enigma.
La Bastiglia di Parigi, ove la Maschera di Ferro morì; |
Ormai,
a trecento anni da quegli incredibili avvenimenti, pare piuttosto improbabile
dare una soluzione a questo giallo. Tra le mani ci resta soltanto uno spesso
alone leggendario e un’ abbondanza di ipotesi suggestive ma contradditorie che
lo vogliono ora il gemello o il fratellastro del Re Sole, la cui esistenza
sarebbe stata occultata per evitare qualsivoglia pretesa dinastica, ora il
padre naturale del Re Sole, un rampollo di sangue reale, anche per via
illegittima, prestatosi a sostituire nel talamo della regina Anna il riluttante
o addirittura impotente marito, Luigi XIII, ovviamente dietro un compenso
piuttosto notevole e nel segreto più assoluto, finché in seguito non si sarebbe
montato la testa vista la somiglianza tra lui e il figlio, provando ad avanzare
nuove pretese in cambio del silenzio, ottenendo però il carcere a vita con
tanto di maschera. Ma forse è proprio per questo che noi oggi ci appassioniamo
ancora così tanto alla Maschera di Ferro: levando ad un personaggio la maschera
lo si priva del mistero che lo circonda, e tutti noi subiamo il fascino delle
cose segrete, perché ci fanno pensare e ci inducono a porci alcune domande.
Ironicamente, in un contesto del genere il prigioniero francese ne è senz’
altro uscito grandemente valorizzato.
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