lunedì 17 giugno 2019

Ari, il principe dei mari e dei cieli

Aristotele Onassis, il grande armatore greco;
«Quando un uomo afferma che col denaro si può ottenere tutto, puoi esser certo che non ne ha mai avuto.» Aristotele Onassis;


Nell’ antica Roma, l’ homo novus era un cittadino nella cui famiglia, patrizia o plebea che fosse, nessuno aveva mai rivestito una carica pubblica o svolto incarichi per conto dello Stato. Si trattava quindi di qualcuno che partiva dal niente, facendosi strada da sé fino ad una posizione di potere, senza attenersi ad una tradizione precedente in quanto nessuno dei suoi antenati aveva mai intrapreso tale percorso. All’ inizio, gli homines novi erano molto malvisti dal patriziato e dall’ oligarchia politica che esso stesso costituiva, al punto da evitare rigorosamente di concedere loro un qualsivoglia incarico, perfino di fronte ad evidenti meriti. La Roma delle origini era infatti estremamente rigida e legata alle consuetudini: alla nobiltà romana si apparteneva esclusivamente per via ereditaria, come suggerito dal termine «patrizio», discendente cioè dei cento patres che avevano dato origine al Senato al tempo di Romolo, mentre alle cariche statali si accedeva solo nel caso in cui si aveva uno o più avi che le avessero a loro volta ricoperte, così come chi era soldato non poteva muoversi dalla propria condizione sociale e così avanti.
In un secondo momento, però, soprattutto grazie all’ influenza della cultura greca su quella romana, la figura dell’ homo novus, forte di una sempre crescente ammirazione da parte dei ceti meno fortunati, poté avere libero accesso a tutte le cariche pubbliche, anche alle più elevate, nella convinzione che la sua azione avrebbe portato una costante aria di modernità e innovazione. Il principio alla base di questi soggetti fu uno dei più importanti di tutta la cultura romana, tanto da sopravvivere ed evolversi costantemente nel corso dei secoli in tutto l’ Occidente, trovando ampia espressione non più soltanto nel mondo politico ma anche in quello commerciale e imprenditoriale, per poi raggiungere in tempi più recenti ogni contesto sociale, soprattutto quello delle professioni, ispirando il concetto del self-made man statunitense, che indica quel particolare uomo che, come i padri pellegrini, partendo dal basso raggiunge da solo per propri meriti il successo, la ricchezza e la celebrità.
Fin dagli albori della storia, gli uomini e le donne che si sono fatti da sé partendo da umili e poco desiderabili natali hanno sempre catturato l’ immaginario collettivo, suscitando ogni volta un misto di ammirazione, invidia, emulazione e persino ostilità e concorrenza. Indipendentemente da come le si guardi, si tratta certamente di persone molto ambiziose e intelligenti, dotate di talento ma anche aiutate dalle circostanze, desiderose di fare qualcosa di grande con cui essere notate dai contemporanei e ricordate dai posteri, che vivono vicende uniche e irripetibili, ricche di colpi di scena, e che finiscono con il divenire veri e propri simboli di trionfo e riscatto, ma anche nomi ambigui e discutibili a causa di un certo lato oscuro che, talvolta, le induce a qualche azione poco limpida nel desiderio di seguire una scorciatoia. La storia ricorda molte persone nate nella modestia ed elevatesi ai fasti del potere e della gloria: re Davide di Israele, il console e generale romano Giulio Cesare, il banchiere fiorentino Giovanni di Bicci de’ Medici, papa Alessandro VI, Napoleone Bonaparte e tanti altri che, ciascuno a modo proprio, seppero emergere in parte sfruttando abilmente le circostanze e in parte ricorrendo a metodi poco degni, dando in ogni caso un evidente contributo al mondo in cui vissero e lasciando una certa eredità di cui tuttora noi godiamo.
Durante il Novecento, secolo animato da numerosi cambiamenti rivoluzionari, se non veri e propri sconvolgimenti sia politici che sociali e scientifici, che molto influirono sulla vita di tutti, un uomo in particolare incarnò il principio dell’ homo novus, catturando l’ attenzione del mondo e suscitando una serie di sentimenti sia favorevoli che contrari, esattamente come chi lo aveva preceduto e che sarebbe venuto dopo di lui all’ apice del potere e della ricchezza: l’ armatore greco Aristotele Onassis, il principe dei mari e dei cieli, un uomo che, scappato dal natio Impero ottomano alla volta del Nuovo Mondo, negli anni arrivò a vantare un’ immensa ricchezza accumulata con il lavoro, spesso favorito da giochi d’ astuzia poco puliti. Esempio per alcuni e furfante per altri, maestro di grandi raggiri finanziari e amante di molte donne famose e bellissime, questo abile magnate levantino ebbe una vita intensa e suggestiva tra affari milionari e donne belle e famose come Athina Livanou, Maria Callas e Jacqueline Lee Bouvier, sebbene solo la seconda poté vantare un peso autentico, per quanto rimasta in una lotta continua per stare al suo fianco. Il suo nome divenne sinonimo di successo, opulenza e potere sconfinati, ma pur avendo tutto ciò che si potesse desiderare la sorte non gli risparmiò profonde sofferenze e il dolore di una morte solitaria.
Onassis in una foto del 1932;

Aristotele Sokrates Homer Onassis nacque il 15 gennaio 1906 a Smirne, nella Turchia centro-occidentale, la terza più popolosa del Paese dopo Costantinopoli e Ankara, durante il regno del sultano Abdul Hamid II, da genitori greci, Socrate e Penelope Dologu. Aveva una sorella più grande, Artemis. Il padre proveniva dal villaggio di Moutalasski, nella Turchia centrale.
In epoca ottomana, la città di Smirne era divenuta un importante scalo commerciale, snodo fra le piste carovaniere asiatiche e le rotte mediterranee, dalla popolazione multietnica, poliglotta e multiconfessionale, perfettamente in tono con il modello della società del Sublime Stato. I turchi stessi la chiamavano gâvur Izmir, ossia «l’ infedele Smirne», in riferimento all’ alta percentuale di non musulmani tra levantini, greci, armeni ed ebrei ivi residenti. Secondo il censimento del 1893, circa la metà della popolazione cittadina era maomettana e i greci costituivano la più importante minoranza. A seguito della sconfitta dell’ Impero ottomano al termine della Grande Guerra, a cui aveva partecipato al fianco dell’ Impero germanico, il trattato di Sèvres del 1920 assegnò l’ amministrazione di Smirne alla Grecia, e Onassis, chiamato affettuosamente Ari da parenti e amici, frequentò la Evangelical School, ove nel 1922, a sedici anni, si diplomò. In questa stessa scuola aveva imparato a parlare fluentemente quattro lingue, ossia il greco, sua lingua madre, il turco, lo spagnolo e l’ inglese.
A seguito dell’ invasione greca e, specialmente, della Catastrofe dell’ Asia Minore del 1922, ossia la sconfitta greca presso Dumlupınar che determinò i confini attuali della Grecia, la città fu riconquistata dai turchi al comando di Mustafa Kemal, il celebre Atatürk, padre della Repubblica Turca di cui fu il primo Presidente, e devastata da un rovinoso incendio che distrusse gran parte della zona vecchia: durante il disastro, tra devastazioni e saccheggi, le popolazioni cristiane, principalmente quella greca e armena, in parte massacrate, si imbarcarono sulle navi dell’ Intesa alla fonda nel porto, trovando poi rifugio in Grecia. Gli Onassis persero le loro varie proprietà immobiliari, e lo stesso Aristotele, che contò la morte di tre zii, una zia e il relativo marito insieme alla loro figlia, arsi vivi in una chiesa a Thyatira dove cinquecento cristiani stavano cercando riparo, venne imprigionato, torturato e condannato a morte, ma fu in grado di liberarsi e fuggire. Grazie ad un passaporto Nansen, un documento rilasciato dalla Società delle Nazioni a beneficio di profughi e rifugiati apolidi, nel 1923 emigrò a Buenos Aires, in Argentina, con in tasca sessanta dollari, allora cifra più che discreta. I superstiti della sua famiglia, frattanto, erano tornati in Grecia come rifugiati.
Con la moglie Athina e i figli Alexander e Christina;

Il giovane Ari iniziò a lavorare come centralinista per la British United River Plate Telephone Company. Terra di frontiera ed in rapida espansione economica, in quel tempo l’ Argentina brulicava di uomini d’ affari di ogni provenienza e settore, e ascoltando le loro conversazioni telefoniche il ragazzo recepì preziose informazioni da cui ricavò investimenti estremamente vantaggiosi: si racconta che un giorno richiese il turno di notte per ascoltare le conversazioni di azionisti statunitensi, britannici e svizzeri. In un’ occasione apprese della vendita di una società, di cui volle acquistare le azioni, cosa che gli permise di guadagnare una prima cospicua somma di denaro. Con i primi ricavi pensò per la prima volta di mettersi in proprio, diventando imprenditore dedito all’ importazione di tabacco orientale, e in soli due anni intascò ben centomila dollari. Nel 1928 divenne console generale greco, e in seguito si occupò anche di sigarette e beni indifferenziati, raggiungendo il suo primo milione nel 1931, mentre l’ anno dopo, durante la Grande Crisi provocata dal crollo di Wall Street del 24 ottobre 1929, fece la prima mossa che lo avviò verso un inarrestabile successo: mentre vaste schiere di armatori si liberavano delle proprie flotte navali, Onassis sfruttò la debolezza di un’ azienda canadese in bancarotta acquistando circa settanta navi, alcune delle quali di uso militare, per soli centoventimila dollari, e quando il mercato dei noli vide un rialzo iniziò una prospera e fortunata attività di armatore che non conobbe rallentamenti neanche durante la Seconda Guerra Mondiale, che anzi gli fu assai propizia in quanto guadagnò cifre esorbitanti offrendo la propria flotta a beneficio degli Alleati, in particolare agli Stati Uniti. Con la crescita dei suoi interessi in Occidente decise di lasciare l’ Argentina per New York, senza tuttavia abbandonarla, in quanto il suo nascente impero marittimo aveva uffici anche a Buenos Aires, in cui tornò frequentemente, e ad Atene.
Il figlio Alexander;

Impenitente donnaiolo, nella sua vita non si negò mai le donne, di cui fu sempre circondato grazie al fascino e al potere di cui disponeva in abbondanza, e ogni volta che ne conquistava una bella e interessante la seduceva e ricopriva di munifici doni, per poi scaricarla una volta che se ne era stancato: «Se le donne non esistessero, tutti i soldi del mondo non avrebbero alcun significato.». Non corrispondeva certamente al consueto esempio di uomo affascinante, essendo tozzo, di carnagione olivastra, con un naso enorme e un volto poco gradevole perennemente calato in espressioni acute, peraltro nascosto da grandi occhiali scuri, e abitualmente impaludato in abiti sformati, tanto che spesso si diceva di lui: «Sembra molto più alto quando sta in piedi sopra i suoi soldi.».
Il 28 dicembre 1946 sposò la bellissima Athina Mary Livanos, figlia diciassettenne del ricco e potente armatore Stavros Livanos, nonostante il suo parere contrario proprio a causa della notevole differenza di età tra i due, e che alla fine donò loro una nave Liberty dal valore pari cinquecentomila dollari. Grazie a lei, che era considerata una delle donne più belle al mondo, Ari entrò molto attivamente a far parte dell’ alta società del Vecchio continente, di cui fece sempre parte nonostante i vari impegni professionali, e dal loro matrimonio nacquero due figli, Alexander e Christina, rispettivamente nel 1948 e nel 1950. Tale unione non tardò a rivelarsi alquanto difficile e sofferta: nella mente di lui, infatti, essa equivaleva soprattutto ad una mossa con cui avvicinarsi convenientemente alle risorse dei Livanos, eppure non mancava di picchiarla rabbiosamente per gelosia e al tempo stesso di ricoprirla di doni quali la casa di moda di Jean Dessés, il sarto parigino di provenienza greca che lei prediligeva, una residenza di cinque piani a New York appositamente costruita e una magnifica villa sull’ elegante Ouster Bay, vicino alla stessa Grande mela, senza contare i gioielli e i preziosi il cui valore raggiungeva i due milioni di sterline.
La figlia Christina;

Affarista dalla mente subdola e raffinata, convinto che il segreto negli affari stesse nel conoscere qualcosa che nessun altro sa, come spesso ripeteva, l’ armatore greco ricorse ad uno stratagemma particolarmente astuto: issò sulle proprie navi la bandiera di Panama, ottenendo così una condizione esentasse con la quale rispettò ugualmente le regole tipiche di uno Stato come quello statunitense. Ciò gli permise di ridurre i costi, erogando salari molto bassi e riducendo al minimo le altre spese. Successivamente investì molto del denaro ricavato per costruire e acquistare navi petroliere, arrivando a formare una delle più grandi flotte mai viste al mondo. Ormai ricchissimo, nel 1953 stabilì nuovi interessi nel Principato di Monaco, acquistando attraverso compagnie di facciata operative a Panama molte quote della Société des Bains de Mer, la più antica società monegasca, da cui dipendono tuttora svariati ristoranti, casinò, alberghi, bar e night club, SPA, circoli sportivi e sale da spettacoli, assumendone di fatto il controllo durante l’ estate: la maggioranza di tali quote gli garantì un immenso potere. L’ ingresso di Onassis fu inizialmente accolto molto bene da Ranieri III, principe sovrano di Monaco dal 1949, attivamente impegnato nel ridare l’ antico lustro al piccolo Stato dopo gli scandali provocati dalla madre, la principessa Charlotte Grimaldi, soprattutto in ambito finanziario, i quali avevano pesantemente dilapidato le finanze statali, inducendolo ad aprire il Paese agli investimenti esteri.
In ufficio;

Un anno dopo, nel 1954, Ari finì nel mirino dell’ FBI statunitense, allora diretta da J. Edgar Hoover, da cui fu indagato per frode ai danni del fisco e fatto condannare ad un risarcimento pari a sette milioni di dollari in quanto aveva stretto un accordo con Abdulaziz bin Saud, re dell’ Arabia Saudita, per formare a Gedda, la seconda città più grande e importante del Regno delle Due Sante Moschee nonché suo cuore finanziario, nota per il suo porto, una compagnia dedita alla distribuzione del petrolio saudita, la Saudi Arabian Maritime Tankers Company, registrata in territorio arabo e intestataria di petroliere dai nomi sauditi e quindi fornite della bandiera nazionale locale. Tutto questo era entrato in rotta di collisione con gli interessi degli Stati Uniti, che avevano un monopolio con l’ Arabian-American Oil Co, la quale negli Anni Trenta aveva scoperto i più grandi giacimenti al mondo, assicurandosi un accordo di concessione che copriva gran parte del reame degli Al Saud.
Nello stesso anno, il magnate acquistò per trentaquattromila dollari una nave da guerra canadese lunga novantanove metri e larga undici, posta in disarmo nel novembre del 1945, che trasformò in un panfilo estremamente lussuoso. Il riallestimento, che fece dell’ incrociatore la barca privata più elegante e tecnologica del suo tempo, gli costò circa quattro milioni di dollari, e a lavori compiuti lo battezzò Christina O, in onore della figlia.
L’ Olympic Tower di New York;

Convinto di dover diversificare i propri interessi il più possibile, dopo un periodo trascorso interessandosi anche alla caccia alle balene lungo la costa del Perù tra il 1950 e il 1956, affare rivelatosi un vicolo cieco in cui alla fine cedette il posto ad una delle maggiori compagnie giapponesi del settore, guardò con sempre maggiore interessamento ai trasporti aerei, altro grande ambito destinato a fare di lui un grande nome. Come ebbe a dire in proposito: «Dobbiamo liberarci dalla speranza che il mare esisterà per sempre: dobbiamo imparare a navigare il vento.».
Nel 1956, periodo di forti difficoltà finanziarie, il governo di Atene decise di privatizzare le compagnie aeree di bandiera, e un anno dopo Onassis fondò la Olympic Airways, che contando sedici aerei nel primo anno di attività gli garantì il monopolio del settore in Grecia. Sotto la sua direzione, essa arrivò a trasportare due milioni e mezzo di persone all anno e a contare oltre settemilatrecento dipendenti. Finanziò e seguì da vicino la costruzione dell Olympic Tower di New York, un grattacielo di centottantanove metri di altezza e cinquantuno piani situato a Manhattan, lungo la Quinta Strada, considerato tuttora uno dei più lussuosi della città. Disse di lui e della sua nuova e grande passione Paul Ionnidis, uno dei dirigenti della Olympic Airways: «Era sposato con il mare, ma la Olympic era la sua amante: avrebbe speso tutto il denaro che guadagnava in mare con la sua signora nei cieli.».
Il Christina O, leggendario panfilo di Onassis;

Ormai uno degli uomini più ricchi e potenti al mondo, Ari vantava partecipazioni in ben novantacinque società, conti bancari disseminati in duecentodiciassette istituti bancari in tutto il mondo e svariati investimenti in America meridionale, soprattutto nell’ estrazione dell’ oro, nell’ industria chimica e nel settore immobiliare. Il suo potere e la sua influenza crescevano senza sosta, cosa che gli fu costantemente di aiuto negli affari, e non mancò mai di scherzare sul fatto che un miliardario spesso non è che un pover’ uomo con tanti soldi, e che non bisogna correre dietro al denaro ma andargli incontro. In tutto il mondo le sue attività erano attentamente sorvegliate dalle autorità.
Deteneva peraltro un saldo potere sull’ economia e le scelte del Principato di Monaco, ma i suoi rapporti con il principe Ranieri III presero ad incrinarsi: l’ armatore vedeva nel piccolo regno affacciato alla Costa Azzurra un posto esclusivo, mentre il principe sovrano voleva farne un’ attrazione turistica aperta anche al grande pubblico, con un grande albergo. Come paradiso fiscale, Monaco si era indebolito a causa di alcuni provvedimenti voluti dal governo francese, quindi Ranieri esortò più volte a investire nella costruzione dell’ albergo il magnate greco, restio a investire senza una garanzia da parte del monarca che non avrebbe avallato lo sviluppo di altri alberghi dai quali sarebbe sorta una concorrenza. Ranieri non diede mai tale garanzia, anzi pose il proprio veto per cancellare l’ intero progetto alberghiero e durante un’ apparizione televisiva attaccò duramente la SBM per la sua «malafede», criticando implicitamente Onassis.
L’ isola greca di Skorpios;

Tra gli sconfinati possedimenti di Ari, uno gli fu particolarmente caro: l’ isola greca di Skorpios, situata nel Mar Ionio, al largo delle coste elleniche e subito ad est dell’ isola di Leucade. Quasi interamente coperta da foreste da nord a sud, offre uno scenario di alberi di varie specie e colori, e fu la culla dei suoi momenti più lieti e sereni.

Nel 1957, Onassis incontrò il celebre John Fitzgerald Kennedy, senatore del Massachusetts, e la moglie Jacqueline Lee Bouvier, che invitò per una crociera sul Christina O su richiesta del suo caro amico Sir Winston Churchill, ex Primo ministro britannico, il quale nel 1938 aveva conosciuto suo padre, Joseph Patrick Kennedy, grande imprenditore e politico, membro del Partito Democratico, scelto dal Presidente Franklin Delano Roosevelt per l’ importante carica di ambasciatore degli Stati Uniti nel Regno Unito. Inizialmente, Churchill aveva provato grande apprezzamento e stima per «papà Joe», ma poi se ne allontanò drasticamente quando questi manifestò la certezza che il Terzo Reich nazista avrebbe vinto la guerra e sostenne il non intervento degli Stati Uniti. Ora era curioso di conoscerne il figlio. Ari fu piuttosto scortese con i coniugi Kennedy nel momento in cui li accolse sul panfilo: «Sono costretto a chiedervi di andarvene entro le 19:30: Sir Winston cena alle 20:15 in punto.».
Durante la serata, il senatore Kennedy non parve particolarmente a proprio agio, a differenza invece di Jacqueline, e quando i due se ne furono andati Churchill confidò al magnate greco di reputare il giovane destinato alla presidenza degli Stati Uniti, mentre l’ armatore sostenne che in sua moglie vi fosse qualcosa di dannatamente attraente e provocante, un’ anima sensuale.
Nello stesso anno, nella vita del grande uomo d’ affari entrò quello che sarebbe stato il grande amore della sua vita, la donna a cui, tra alti e bassi, sarebbe rimasto legato fino alla morte: Maria Callas, nome d’ arte di Anna Maria Cecilia Sophia Kalos, il leggendario soprano statunitense di discendenza greca, detta «la Divina», che conobbe il 3 settembre ad un ricevimento all’ hotel Danieli di Venezia organizzato da Elsa Maxwell, nota giornalista, e scrittrice, nonché pianista e grande organizzatrice di serate mondane. Tra i due fu subito un grandissimo interesse reciproco: lui aveva cinquantatré anni, lei trentatré, e per tutta la notte conversarono in greco, escludendo tutti gli altri ospiti. Moglie dal 1949 dell’ imprenditore italiano Giovanni Battista Meneghini, affarista acuto e intelligente che molto le fu di supporto nei suoi primi anni di carriera artistica, e dotata di una voce assai particolare, che coniugava un timbro unico a volume notevole, grande estensione e agilità, la Callas era nota per il considerevole contributo alla riscoperta del repertorio italiano della prima metà dell’ Ottocento, la cosiddetta «belcanto renaissance», in particolare le opere di Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti, di cui seppe dare una lettura personale in chiave drammatica attraverso la riscoperta della vocalità ottocentesca, definita «canto di bravura», che applicò a tutti i repertori e per la quale venne coniato il termine «soprano drammatico d’ agilità». Alta un metro e ottanta e dal peso pari a novantaquattro chili, si racconta che ne perse ben quarantuno nel giro di appena due anni anche grazie a una tenia, forse contratta a furia di mangiare insalata e carne cruda oppure inghiottita appositamente: un giorno, mentre faceva il bagno, scoprì un pezzetto di verme che sbucava dal suo corpo, e colta da una crisi isterica chiamò il marito gridando di averla uccisa.
Nel giugno 1959 Ari organizzò una cena in suo onore al Dorchester Hotel di Londra, in occasione della prima della «Medea» al Covent Garden, occasione nella quale si fece platealmente fotografare mentre, al momento dei saluti, cercava di trattenere a sé la donna, ormai in pelliccia portata via dal marito, mentre il successivo 23 luglio, alle 8:00 del mattino, insieme alla moglie Athina la ospitò per una crociera di tre settimane sul Christina O, ormai stanchissima per una massacrante tournée di concerti, con la voce che incominciava a mostrare segni di cedimento e in uno stato psicologico complesso, dove la dipendenza sempre più forte dalla mondanità si univa al desiderio di porre fine alla carriera. Tra gli ospiti vi era ancora una volta Sir Winston Churchill, e il marito e pigmalione Meneghini la accompagnava diligentemente, ma, soffrendo il mal di mare, passò quasi tutto il viaggio chiuso in cabina. A bordo di quella nave tanto opulenta, che negli anni aveva accolto gente dell’ alta società mondiale come Frank Sinatra, Marilyn Monroe e Greta Garbo, senza dimenticare Elizabeth Taylor e Richard Burton, che amavano rilassarsi davanti al camino del salone Lapis, la Callas visse in un’ atmosfera aurea e grandiosa. A bordo, Onassis aveva un appartamento personale di quattro stanze. Nel bagno spiccava una vasca incassata nel pavimento circondata di mosaici con un motivo di pesci volanti, mentre in camera da letto vi erano pareti verde spuma di mare, adorne di specchi veneziani racchiusi in cornici d’ avorio con decorazioni a forma di conchiglia. Nello studio si notavano la Madonna con un angelo di El Greco, fiancheggiata da due sciabole d’ oro massiccio, dono del monarca saudita Abdulaziz, e un Buddha di giada verde tempestato di rubini. Il magnate greco amava far abbassare a poco a poco la pista da ballo della barca mentre gli ospiti danzavano e getti d’ acqua illuminati zampillavano tutt’ intorno. Gli sgabelli del bar erano rivestiti col prepuzio delle balene uccise dalla sua flotta di baleniere, quindi l’ armatore amava dire alle donne: «Signora, lei è seduta sul pene più grande del mondo!».
Durante la crociera, che contribuì enormemente ad avvicinarli, Ari e la Callas passavano intere notti insonni, durante le quali lui le confidava le sue imprese romantiche di gioventù, costringendo gli ospiti a stare svegli a turno per salvare le apparenze. Nel giorno dello scalo a Istanbul, Atenagora di Costantinopoli, il celebre e riverito arcivescovo ortodosso greco, chiamò davanti a tutti Onassis e la Divina per benedirli: «La migliore cantante e il più famoso marinaio del mondo moderno, un odierno Ulisse.». Tale augurio diede l’ impressione di una cerimonia nuziale, e quella notte i due ebbero il loro primo rapporto sessuale.
Maria Callas, «la Divina»;

Al rientro a Monte Carlo del panfilo, la Callas era perdutamente innamorata dell’ amante, e decise di lasciare per sempre il consorte. Rimasta peraltro incinta da parte del magnate, iniziò a sentendosi goffa e brutta, e temendo che lui la raggiungesse prima del parto, una volta giunta al nono mese sollecitò il medico della clinica Dezza di Milano a praticarle un taglio cesareo: il bimbo nacque il 30 marzo 1960 e morì a poche ore dal parto a causa di un’ insufficienza respiratoria. Avendo scoperto che il marito aveva una relazione con la cantante lirica, e già al corrente delle svariate storie circa i tradimenti da parte di lui, che proprio come i suoi popolavano le pagine dei rotocalchi, Athina ottenne in giugno il divorzio con una sentenza emessa da un tribunale dell’ Alabama, nonostante i tentativi di rappacificazione compiuti dalla principessa Grace di Monaco, moglie di Ranieri III e sua amica personale.
I due amanti ora avevano mano libera, eppure la loro storia fu estremamente dolorosa e ricca di tormenti, tra anni di passione sfrenata, lusso e sregolatezza. Già dal 1957 le condizioni vocali della Callas mostravano segni di logoramento a causa dell’ afonia: la sua voce andava e veniva. Ari, che da anni era soprannominato «collezionista di donne celebri», avendo avuto amanti famose come Veronica Lake, Gloria Swanson e Greta Garbo, la fece soffrire spesso e piuttosto crudelmente, facendone una vera e propria vittima. Non mancava mai di deriderla, arrivando persino al punto di dirle davanti all’ equipaggio del Christina O: «Sei solo una che ha un fischietto in gola, e adesso non funziona nemmeno più!». Per quanto i due fossero uniti da molte cose, per un oscuro istinto autodistruttivo Onassis faceva di tutto per svalutare e rovinare l’ amore più vero che avesse mai provato. Merope, la sua sorellastra minore, nata dal secondo matrimonio del padre Socrate, disse con una punta di cattiveria: «Era talmente grassa che a stento attraversava la porta, e aveva le gambe coperte di fitti peli neri.». Da parte sua, il soprano descrisse l’ armatore come un uomo brutto e violento.
Il magnate e il soprano a Venezia nel 1957;

Nel 1963, nel pieno della sua relazione con la Divina, iniziarono a girare pettegolezzi secondo i quali Ari si stesse incontrando di nascosto con Caroline Lee Bouvier, sposa del principe Stanisław Albrecht Radziwiłł, appartenente ad un noto e rispettato casato di discendenza polacca e lituana, e sorella più giovane di Jacqueline, moglie di John Kennedy, che in tono con le previsioni di Churchill era uscito vincitore dalle elezioni presidenziali del 1960, diventando il trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti. Si disse che tale frequentazione fosse più che altro una scorciatoia con cui arrivare alla stessa Jacqueline, traguardo che in effetti raggiunse a seguito di una serie di eventi drammatici che videro coinvolta la distinta e affascinante First Lady. Quello fu per lei un vero e proprio annus horribilis, una lenta e inarrestabile discesa in una spirale di lutti e sofferenze: in agosto, infatti, perse il figlio appena nato, Patrick, venuto a mancare a soli due giorni dal parto a causa di una malformazione polmonare. Volendo aiutarla a combattere la disperazione, la sorella Caroline convinse Onassis ad invitarla a bordo del Christina O per una crociera nel Mediterraneo, cosa che venne da subito molto discussa, al punto da suscitare un animato dibattito politico che non tardò ad approdare perfino al Congresso di Washington, a causa dei continui e sfaccettati intrighi finanziari e imprenditoriali del magnate greco. Un articolo del Washington Post domandava addirittura se l’ ambizioso armatore sperasse di diventare cognato del Presidente, lanciandogli di fatto contro un siluro in vista del voto del 1964: non solo l’ imprenditore era sotto accusa per frode al governo, ma risultava divorziato e coinvolto in una relazione ampiamente pubblicizzata con una stella del canto lirico, a sua volta separata. Robert Kennedy, fratello minore di John e suo Ministro della Giustizia, disse senza mezzi termini che Caroline avrebbe fatto meglio ad allontanarsi da Ari, mentre un membro della Casa Bianca sostenne: «Lo scorso anno abbiamo avuto Castro e la crisi dei missili di Cuba, ora invece abbiamo Onassis e la crisi del matrimonio.».
Oliver Bolton, deputato repubblicano dell’ Ohio, contestò l’ opportunità della crociera di Jacqueline sul Christina O, ricordando che molte delle navi del magnate erano state costruite con garanzie ipotecarie fornite dallo Stato e che lui doveva ancora finire di saldare il suo debito con la Marina, senza dimenticare che nel 1957 aveva realizzato un guadagno pari a venti milioni di dollari quando l’ amministrazione marittima gli aveva permesso di trasferire quattordici unità dal registro navale a quelli di altri Paesi. L’ armatore aveva già acquistato varie navi precedentemente di proprietà governativa, poco dopo il 1945, in condizioni assai favorevoli a patto che sarebbero state sempre impegnate sotto la sola bandiera a stelle e strisce, cosa che invece non era avvenuta. Kennedy contattò subito la consorte per invitarla ad interrompere il suo viaggio, ma senza successo, mentre J. Edgar Hoover si affannava a scavare più a fondo sul conto dell’ affarista, senza a sua volta ottenere risultati soddisfacenti: il direttore dell’ FBI lo detestava istintivamente, convinto com’ era che non vi fosse fumo senza arrosto e che stesse cercando di sedurre la First Lady nel desiderio di passarla liscia, ma al tempo stesso era ben felice dei guai in cui si trovava il Presidente, avendo rapporti molto difficili sia con lui che con Robert, da cui dipendeva gerarchicamente.
Jacqueline Lee Bouvier;

La favolosa crociera fu un periodo molto felice per la bella ospite, e si concluse con il dono di una collana di diamanti e rubini da parte di Ari, che voleva lasciarle un bel ricordo. Jacqueline tornò alla Casa Bianca più bella e in forma che mai, ma appena ebbe riabbracciato il marito il destino le sferrò un secondo colpo durissimo: il successivo 22 novembre, durante un viaggio a Dallas, il Presidente venne assassinato.
Onassis, che si trovava ad Amburgo in occasione del varo della superpetroliera Olympic Chivalry, telefonò subito a Caroline, che gli chiese di accompagnarla al funerale del cognato. Lui sostenne che non sarebbe stato saggio tornare tanto presto negli Stati Uniti e soprattutto farsi vedere al funerale del Presidente per via della sua sfilza di reati tributari che lo vedeva debitore del governo, ma la principessa sostenne che la cosa non aveva ormai più alcuna importanza e il giorno dopo gli fece avere un invito ufficiale dal capo del cerimoniale della Casa Bianca, anche per trattenersi dopo i funerali. L’ armatore greco, che si era aspettato un lutto tipicamente mediterraneo, fatto di lacrime e silenzio, rimase stupito dal clima della veglia funebre irlandese, scandita da alcol, canti e battute scherzose, durante la quale il defunto venne ricordato non solo per i suoi successi e i piccoli imbrogli, ma anche per le gesta di donnaiolo incallito. Il magnate fu fatto oggetto di ogni tipo di motto spiritoso, e venne stuzzicato anche a proposito del suo panfilo e dell’ aria misteriosa che si portava sempre dietro. Con notevole abilità e prontezza, lui si calò nella parte del buffone, ruolo che aveva già svolto per Sir Winston e Greta Garbo, raccontando svariate storielle e accettando di essere preso in giro, senza mai lasciare sola Jacqueline, neanche per un momento. Robert Kennedy gli fece persino firmare un ridicolo documento formale nel quale accettava di destinare metà del suo leggendario patrimonio ai poveri in America meridionale. Ari lo siglò in caratteri ellenici: Αριστοτέλης Ωνάσης.
Mentre la Callas si avviava lungo il tramonto artistico e una profonda crisi psicologica che si accentuò nel 1964, Onassis iniziò presto a corteggiare Jacqueline, che dopo aver lasciato la Casa Bianca si era ritirata in un lussuoso appartamento nella Quinta Strada di New York, alla ricerca di una certa riservatezza, frequentandola sempre più assiduamente. Frattanto, al Principato di Monaco, la tensione diplomatica contro di lui si fece sempre più forte, aizzata soprattutto dalla principessa Grace, sua fiera oppositrice, al punto che nel 1967 venne costretto a cedere a Casa Grimaldi il pacchetto di maggioranza di cui disponeva presso la Société des Bains de Mer a seguito di un piano di emissione di seicentomila nuove azioni della società, definito da Ranieri, che dovevano essere riservate allo Stato: tale mossa fu considerata legittima dalla Suprema Corte del Principato e il magnate vendette le quote incassando nove milioni e mezzo di dollari, corrispondenti ad oltre duecentosettanta milioni attuali.
Onassis e Jacqueline;

Dopo l’ attentato di Dallas, Jacqueline si avvicinò molto al cognato Robert, tanto che si iniziò a parlare di una relazione segreta tra loro. In realtà, ancora oggi risulta difficile separare la leggenda dal suo fondo di verità, ma è assolutamente certo che Robert prese molto a cuore i due figli di John, Caroline e John Junior. Candidato alla presidenza e salutato come l’ erede ideale del fratello, si rivolse spesso alla cognata, che gli fece da consigliera e partecipò attivamente a molte occasioni pubbliche, finché il 6 giugno 1968, all’ Ambassador Hotel di Los Angeles, venne a sua volta assassinato. L’ ex First Lady ripiombò nella disperazione più cupa, e l’ armatore greco colse al volo l’ occasione per chiederle di sposarlo, ben sapendo che ricercava un uomo che proteggesse i suoi bambini dalla «maledizione dei Kennedy» e, al tempo stesso, le garantisse quel tenore di vita a cui era abituata. Lei accettò e firmò un contratto prematrimoniale di ventotto pagine caldeggiato dal cognato Ted, ultimo fratello sopravvissuto di John e Robert, e preparato da un gruppo di valenti avvocati, che costò ad Ari l’ equivalente di una superpetroliera: in esso fu messo per iscritto che lei poteva continuare a vivere da sola, organizzare le proprie vacanze, accedere a qualsivoglia lusso, quanti rapporti sessuali settimanali era tenuta a concedergli. Erano stabiliti persino i dettagli di una sostanziosa liquidazione in caso di divorzio e di una rendita altrettanto cospicua in caso di vedovanza. Parallelamente, lui dovette sborsare ben tre milioni di dollari a beneficio della promessa sposa perché, con il matrimonio, avrebbe perduto il diritto di riscuotere il fondo fiduciario del primo marito, e altri due milioni, uno per Caroline e l’ altro per John Junior.
Il matrimonio tra Onassis e Jacqueline a Skorpios, nel 1968;
Il 20 ottobre 1968, con una sfarzosa cerimonia sull’ isola di Skorpios, i due infine si sposarono. Il matrimonio fu molto discusso ed osteggiato, e a dispetto della lussuosa celebrazione e delle gioiose fotografie, nelle quali balzavano all’ occhio il volto triste e lacrimoso di Caroline e la testa bassa di John Junior, non fu affatto un’ unione felice, anzi. Jacqueline, che voleva lasciarsi alle spalle le tante tragedie e i conseguenti fiumi di lacrime, fu assai criticata circa la scelta del suo secondo marito, generalmente ritenuto il candidato più orrendo al ruolo di patrigno dei piccoli Kennedy: se John era stato una figura nobile, sorridente e carismatica, un uomo bello e atletico, fortemente rimpianto come un vero eroe della pace e della diplomazia, Ari era invece volgare e grossolano, basso e brutto, dall’ espressione equivoca da mercante levantino. Anche la differenza di età fu da subito oggetto di ampie critiche: sessantadue anni lui, trentanove lei. Alcuni giornalisti non risparmiarono commenti neppure sul fatto che il matrimonio si era tenuto in un luogo, Skorpios, il cui nome incuteva spavento. La notizia degli sponsali fu una vera e propria bomba che colpì il mondo lasciandolo allibito: la Callas ne fu informata attraverso i giornali, e per lei fu un colpo impietoso che accentuò la sua dolorosa discesa verso l’ oblio, tanto da volersi ritirare dal mondo e rifugiarsi a Parigi. Come disse con una punta di spietatezza sul conto della rivale: «Ha fatto bene a dare un nonno ai suoi figli.». Della Divina, Onassis disse semplicemente: «Vi era una naturale curiosità tra di noi. Dopo tutto, eravamo i più celebri greci viventi al mondo…».
John Junior, che al momento del matrimonio aveva otto anni, era inizialmente intimidito dalla figura vecchia e sgradevole del patrigno, che fece di tutto per avvicinarsi a lui e alla sorella Caroline: in realtà, superata la prima impressione, oltre che un uomo brutto il magnate greco sapeva essere molto affascinante, tanto da riuscire a conquistare gente assai difficile come Greta Garbo e Sir Winston Churchill, morto nel 1965, che era stato un uomo tendenzialmente depresso ma sempre pronto a ridere di gusto ai suoi scherzi volgari e scurrili, soprattutto quelli al Chez Maxim di Parigi, ove all’ uscita lo vedeva deporre abitualmente i genitali sul piattino delle mance della guardarobiera. Con il tempo e la pazienza, l’ armatore si guadagnò il rispetto e la stima di John Junior, che parlò sempre bene di lui, dicendo peraltro che gli aveva insegnato a vivere in mare. Per sedurli mise a disposizione tutti i suoi mezzi, dalle barche agli aerei, senza escludere grandi doni come mini-jeep, jukebox, fuoribordo e pony, oltre che un palazzo di centosessanta stanze a Skorpios in cui i due ragazzini trascorsero magnifiche estati sotto la costante protezione di drappelli di guardie del corpo.
Ma benché Ari si trovasse bene con i figliastri, l’ unione con Jacqueline fu un’ esperienza ben poco felice, e i rapporti tra loro divennero presto gelidi. I signori Onassis non avevano assolutamente niente in comune, e raramente vissero insieme più di quanto garantito dal contratto prematrimoniale: lui tornò al più presto ai suoi molti e redditizi affari, lei invece si diede ai viaggi, alle pazze spese e alla bella vita. Lui rimpianse apertamente di non aver sposato la Callas, e disse senza mezzi termini di reputare Jacqueline vuota, fredda e vanesia, mentre lei lo definiva rozzo, avaro, sempre pronto a parlare di soldi, dal cattivo gusto e le orrende maniere a tavola. I figli Alexander e Christina rimasero a loro volta sconvolti dall’ unione, in quanto avevano sempre sperato che il padre potesse riconciliarsi con la madre Athina, ipotesi sembrata possibile alla fine della storia la Callas. Ma così non fu, e Alexander ebbe a dire che al padre piacevano i nomi, mentre a Jacqueline i quattrini. I giovani Onassis non legarono mai con la matrigna, ma furono sempre molto amichevoli con Caroline e John Junior, tanto che Alexander, appassionato di volo, diede a John Junior le prime lezioni di pilotaggio aereo.
Grace di Monaco, oppositrice di Onassis;

Nello stesso mese di ottobre, poco dopo il matrimonio, Onassis annunciò il varo del Progetto Omega, un grande piano di investimenti pari a quattrocento milioni di dollari sostenuto dalla banca statunitense First National City e atto a costruire una considerevole infrastruttura industriale in Grecia, in quel tempo retta dalla Dittatura dei colonnelli, che dopo il colpo di Stato del 21 aprile 1967 aveva soppresso il governo democraticamente eletto, effettuando poi continui arresti e deportazioni degli oppositori, abolendo le libertà politiche e civili, sciogliendo i partiti e costringendo all’ esilio gli Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, la famiglia reale. Il prospetto compreva peraltro una raffineria di petrolio e una fonderia di alluminio. In precedenza, il magnate aveva stretto un’ intensa relazione con il Primo ministro greco, il colonnello Geōrgios Papadopoulos, che corteggiò molto e con costanza, mettendo a sua disposizione la propria villa e donando abiti per sua moglie. L’ iniziativa fu pesantemente criticata da molte persone, come la giornalista ateniese Helen Vlachos, e presto venne offuscata da svariati problemi, tra cui l’ opposizione dei finanziatori statunitensi dell’ armatore, che si stancarono dei termini sfavorevoli da lui imposti, mentre un altro colonnello, Nikolaos Makarezos, uno dei cervelli della Giunta militare, concordemente con Ioannis-Orlandos Rodinos, Viceministro del Coordinamento economico, preferì un accordo offerto da Stavros Niarchos, grande rivale del magnate, cosa che portò ad una ripartizione del Progetto tra loro due.
Onassis e Sir Winston Churchill;

All’ inizio degli Anni Settanta ebbe inizio il tramonto della parabola del grande affarista levantino. Dopo le nozze con Jacqueline i suoi affari cominciarono ad andare male, tanto che i suoi più stretti collaboratori incominciarono a parlare della «iella di Jackie». Si ammalò di miastenia gravis, malattia neuromuscolare degenerativa caratterizzata da debolezza muscolare fluttuante e stanchezza, ragion per cui si sottopose ad un’ attenta cura, mentre il 23 gennaio 1973 suo figlio Alexander morì appena ventiquattrenne in seguito ad un incidente aereo nei pressi dell’ aeroporto di Atene-Ellinikon. Tale tragedia colpì Ari molto duramente, anche per il rimpianto dei rapporti conflittuali che avevano sempre avuto: rimase talmente affranto da smettere subito di curarsi e di dedicarsi agli affari, rimanendo definitivamente a letto nel 1974, mentre la Olympic Airways, nonostante gli alti indici operosità, entrò in crisi.
Jacqueline ordinò pertanto il suo trasferimento in Francia, a Neuilly-sur-Seine, dove si rivelò urgente un intervento a causa di un’ infezione e, soprattutto, ricevette un’ ultima visita da parte dell’ amata Maria Callas, che mai aveva dimenticato: la perdita della voce di lei e quella del figlio di lui avevano reso più profondo il loro legame, tanto che lui aveva portato con sé in ospedale la coperta di cachemire rosso di Hermès che lei gli aveva donato anni addietro, in occasione di un suo compleanno. Il 15 marzo 1975, pochi giorni dopo questo malinconico e nostalgico incontro, Onassis morì. Aveva sessantanove anni, e al suo capezzale non vi era nessuno al momento della sua morte. La salma venne trasferita in Grecia e inumata nel cimitero di Skorpios, accanto alla tomba di Alexander.
Athina Roussel Onassis, figlia di Christina;

Al momento della sua morte, il patrimonio del grande magnate greco ammontava a ben cinquecento milioni di dollari, oggi pari a oltre due miliardi. Solo il decesso del marito evitò a Jacqueline un divorzio già nell’ aria. Come vedova vantava il diritto di intascare una cospicua eredità, ma la legge greca imponeva un limite alla somma che un cittadino straniero poteva ereditare, dunque la disputa che si aprì fra lei e la figliastra Christina finì con il farle accettare dopo due anni una liquidazione pari a ventisei milioni di dollari. Il quarantacinque percento dell’ eredità fu destinata alla Fondazione Alexander Onassis, creata da Ari in memoria del figlio venuto a mancare prima del tempo e dedita a cause benefiche e sociali. Il restante cinquantacinque percento andò a Christina, che si ritrovò sola a gestire l’ immenso patrimonio della famiglia: tormentata dal proprio aspetto fisico, tanto da sottoporsi a soli diciassette anni a un intervento di rinoplastica, e con alle spalle ben quattro matrimoni, tentò varie volte di suicidarsi, analogamente alla madre Athina, la quale dopo altri due matrimoni infelici, uno con John Spencer-Churchill, XI duca di Marlborough e cugino di terzo grado di Sir Winston, e l’ altro con Stavros Niarchos, vedovo di sua sorella Eugenia, scomparsa nel 1970, e peggiore nemico dello stesso Onassis, era morta nel 1974 per cause mai chiarite, forse per un edema, oppure per un’ overdose di droga o addirittura un avvelenamento, senza escludere la possibilità di un suicidio. Nel 1978 donò il panfilo Christina O al governo greco affinché ne facesse una barca di rappresentanza, mentre il successivo 19 novembre 1988 morì mentre si trovava a Buenos Aires, a soli trentasette anni, per edema polmonare: i medici sostennero che la sua morte fosse dovuta all’ abuso di droghe e medicinali, in quanto pare che fosse ossessionata dal proprio peso al punto di prendere molti farmaci per non ingrassare, soprattutto anfetamine. Fu a sua volta sepolta a Skorpios.
Oggi l’ eredità degli Onassis appartiene alla giovane Athina Roussel Onassis, figlia di Christina e Thierry Roussel, noto donnaiolo francese, nata il 29 gennaio 1985 a Neuilly-sur-Seine e oggi una delle donne più ricche al mondo.
Alexander Siddig interpreta Onassis;

Come Ari spiegò a Jacqueline durante la controversa crociera del 1963, c’ erano una volta gli dèi: «Ne avevamo uno per ogni cosa: un dio per la guerra, uno per l’ amore, uno per i ladri e via dicendo. Prima di scomparire, gli dèi scesero in terra, si immischiarono nelle faccende umane e generarono una razza di semidei, con le stesse passioni e la stessa energia, ma non più mortali.».
Oggi i semidei sono i miliardari, i capi di Stato e le loro donne. Le loro vicende a forti tinte sarebbero degne delle antiche tragedie, se non fosse che nel nostro mondo la volgarità frena la grandezza. Onassis poté degnamente fregiarsi del titolo di semidio, non solo di homo novus e self-made man: nato umile in un reame antico e un tempo glorioso ormai al crepuscolo, quello dei sultani ottomani, e poi rifugiato politico nell’ emergente Nuovo Mondo ove morì tra le vette del potere e della ricchezza terrena rese possibili da una grande ambizione mista ad altrettanta disinvoltura, condensate nel suo celebre detto: «Meglio essere infelici sui cuscini di una Rolls Royce che sulle panchette di un tram.». Ebbe a che fare con principi, presidenti, primi ministri, imprenditori e artisti che contagiò con la propria visione, come lui stesso disse: «Per aver successo in affari è necessario fare in modo che gli altri riescano a vedere le cose nel modo in cui le vedi tu.». Rimase segnato nella storia anche e soprattutto per la sua controversa vita privata, movimentata da infinite relazioni e sconvolta dal peggiore di tutti i lutti, e in tono con la concezione degli antichi greci divenne un vero e proprio immortale, un uomo destinato ad essere ricordato per sempre dalle future generazioni a causa delle sue particolari azioni.
Il principe Xizor, della serie di «Guerre stellari»;

Poteva forse un simile personaggio rimanere confinato entro i limiti di questo mondo? Ovviamente no: i suoi tratti e le sue vicende ispirarono non solo i rotocalchi, ma anche libri, film e sceneggiati televisivi, soprattutto «Il magnate greco», il cui protagonista interpretato da Anthony Quinn si ispira chiaramente a lui, senza dimenticare «Onassis, l’ uomo più ricco del mondo» e «Callas e Onassis», miniserie coprodotta da Lux Vide, RTI e Pampa Production con la partecipazione di Telecinco che narra la storia tra lui e la Divina. La sua ultima apparizione avviene in «I Kennedy - La storia continua», nella quale è interpretato da Alexander Siddig. Nemmeno la fantascienza ha resistito al suo fascino, in quanto la figura del principe Xizor, uno dei personaggi più riusciti ed amati della serie di «Guerre stellari», introdotto nel romanzo «L’ ombra dell’ Impero» di Steve Perry, si richiama a lui per vari tratti, dalla tragedia familiare in gioventù all’ avvento sociale e professionale nell’ Impero Galattico come ricco e potente armatore spaziale.