venerdì 29 dicembre 2023

La presentazione del libro del professor Barbero alla Biblioteca Civica di Biella

Un momento della presentazione a Biella;


Ieri sera alle ore 18:00 il professor Alessandro Barbero ha tenuto una piacevole presentazione alla Biblioteca Civica di Biella del suo nuovo libro «All’ arme! All’ arme! I priori fanno carne!», pubblicato con Editori Laterza. La visita a Biella di un personaggio famoso della qualità di questo docente di Storia medievale al Dipartimento di Studi Umanistici dell’ Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro e saggista è sempre una bella e graditissima opportunità per il nostro Biellese. Da anni, infatti, e con l’ aiuto dei mezzi di comunicazione, la Rete innanzitutto, il professor Barbero si rivolge ad un vasto pubblico parlando di storia e cultura in modo semplice e diretto, e sempre sulla base di solide fonti e ragionamenti logici, diffondendo conoscenza e, soprattutto, comprensione e quindi consapevolezza in un atteggiamento di riflessione personale e attenta al dettaglio, dimostrando che un uso corretto e positivo dei mezzi di comunicazione è effettivamente possibile, soprattutto se chi li usa lo fa con atteggiamento equanime e consapevole di ciò che esprime. E’ una cosa molto importante da tenere a mente oggi che, nell’ epoca delle informazioni e dei mezzi di comunicazione, la maggioranza di noi, tra cronisti e pubblico, tende curiosamente a promuovere informazioni false oppure di parte e a recepire tutto ciò che sente e legge senza mai pensare solo perché «così è detto, e così è scritto», in un’ inquietante operazione di intossicazione dei cervelli. Dopo lo scandalo dei giorni scorsi relativo al lucro sulla beneficenza per mezzo di pubblicità ingannevole con una nota azienda dolciaria di cui è stata protagonista l’ imprenditrice e diarista in rete Chiara Ferragni, che da quanto sta emergendo già aveva alle spalle una truffa analoga su cui ora chi di dovere sta cercando di vederci chiaro, mai come in questi ultimi tempi si è riflettuto sull’ importanza della comunicazione e l’ influenza che ha sul pensiero collettivo: il ragionamento in realtà ha origini molto antiche nel tempo, se pensiamo che già nel 528 prima di Cristo, in India settentrionale, il Buddha Śākyamuni, appena giunto al Risveglio per mezzo di un profondo stato meditazione, nel Discorso di Benares ai primi discepoli parlò di «retta parola», cioè l’ assunzione della responsabilità delle nostre parole, scegliendole con cura in modo da favorire la chiarezza anziché il fraintendimento, la verità piuttosto che l’ inganno, la gentilezza al posto della maldicenza, e limitandoci a parlare di ciò che abbiamo rettamente compreso. La parola, infatti, ha il potere di gettare luce e aprire nuovi orizzonti alla mente quando è sincera, così come quello di alimentare il velo della nebulosità quando è falsa.

Il nuovo libro del professore;

Il professor Barbero crede fermamente che uno storico, custode del nostro passato, debba coltivare un atteggiamento di retta parola e lui stesso incarna splendidamente il concetto: «Non è un mestiere facile, direi proprio il contrario, anche perché le false notizie sono sempre esistite. In principio non furono altro che ‘leggende’ architettate ad arte, modificate a piacimento, oppure orientate a seconda degli interessi dell’ una o dell’ altra parte. Inventare un episodio o modificarlo a seconda dei propri interessi o della parte di popolo che si voleva convincere era una pratica molto diffusa ed efficace già nella Roma imperiale. Certe volte noi non sappiamo affatto come sia andata la storia, perché di un evento spesso ci giungono più versioni, mentre le fonti vere e proprie possono scarseggiare o addirittura mancare. La storia è diversa dalla memoria: la storia è ricostruire i fatti all’ interno del loro contesto, a volte è l’ interpretazione dei fatti se sono acclarati. La memoria è soggettiva e non può essere condivisa ma pacificata, è una trappola. Non esiste una storia oggettiva, proprio perché l’ orientamento personale rischia di offuscare il giudizio. Detto ciò, si può raccontare la storia in forma lieve e senza essere troppo ponderosi, rispettando tuttavia le fonti e la verità storica. Oggi ci si è accorti che nel raccontare la storia essere rigorosi ed essere divertenti non è conflittuale.». Un pensiero molto positivo, che ha portato avanti anche con il libro di cui ha parlato ieri sera, incentrato sulle insurrezioni del Trecento. Esse giunsero completamente inaspettate e durarono pochissimo, talvolta solo qualche settimana, per poi venire represse. Ma in quel poco tempo accaddero cose tali da rimanere per sempre incise nella memoria collettiva. La storia, almeno negli ultimi mille anni, è costellata di momenti critici in cui una massa di persone stabilisce che il futuro così come lo vede non è accettabile, e tenta di cambiarlo. Il Medioevo non fu un’ eccezione, tutt’ altro: fu ricco di movimenti insurrezionali che nel loro sviluppo iniziale non paiono molto diverse dalle più travolgenti rivoluzioni moderne. Nella seconda metà del Trecento ne ebbero luogo così tanti da costituire un’ anomalia, e questo grande uomo di scienza e comunicazione ne racconta proprio le più spettacolari. Per molto tempo gli storici hanno visto nel loro fallimento non solo la prova che i rivoltosi non avevano nessuna possibilità di riuscire, ma che non perseguivano neppure un obiettivo consapevole: nulla di più falso, dato che i rivoltosi sapevano quello che stavano facendo, avevano rivendicazioni precise e si battevano consapevolmente per realizzarle.