Totò, una leggenda della comicità italiana, famoso per il suo umorismo unico e il talento versatile, ci accoglie per un’ intervista cordiale che promette di farci riflettere. Con una carriera che spazia dal teatro al cinema e alla televisione, il «principe della risata» è indubbiamente uno degli attori più iconici dello spettacolo italiano. Attraverso la sua abilità nel creare personaggi stravaganti e il suo linguaggio comico spontaneo è stato in grado di conquistare il cuore di intere generazioni. La sua comicità travolgente è una mescolanza esplosiva di satira sociale, giochi di parole e mimica corporea brillante. Ma dietro il suo viso buffo si nascondono una sensibilità e una profonda intelligenza artistica che gli hanno permesso di superare i confini dello schermo e diventare una voce di denuncia sociale. Totò ci offre uno sguardo intimo sulla sua vita e la sua carriera, e promette di farci vivere un’ avventura comica che resterà impressa nella nostra memoria.
Buongiorno,
siamo molto felici di parlare con lei oggi. Vorremmo che ci parlasse brevemente
della sua carriera. Come è diventato così famoso nel mondo dello spettacolo?
«Grazie
per l’ invito! Sono diventato famoso perché sono nato con un’ innata
propensione alla comicità. Fin da piccolo facevo ridere mio nonno, che
poveretto, non riusciva nemmeno a bere il caffè senza sputarlo fuori dalle
risate!».
Ci
può raccontare un momento particolarmente importante della sua carriera, qualcosa
che l’ ha segnata?
«Certo,
ero sul palco a teatro e dovevo recitare una battuta irresistibilmente
divertente, ma mentre iniziavo a parlare, mi accorsi che mi ero scordato la
battuta! Allora ho improvvisato dicendo: ‘Mi seccate con queste risate,
lasciatemi finire!’. E beh, credetemi, tutti si sono piegati dal ridere! Quel
momento mi ha insegnato l’ importanza dell’ improvvisazione e di saper prendere
in giro me stesso.».
Tra
le sue caratteristiche più note vi sono i suoi giochi di parole, che l’ hanno
resa un’ icona del mondo della comicità italiana. Come ha sviluppato questa
abilità?
«I
miei giochi di parole fanno parte della mia natura intrinseca. Fin da piccolo
amavo giocare con le parole, cercando di trovare nuovi significati e
combinazioni divertenti. Ho affinato questa abilità negli anni, sperimentando e
studiando il linguaggio in tutte le sue sfumature.».
Questi
giochi di parole spesso si legano alla sua satira sociale, che l’ ha resa
celebre non solo come comico, ma anche come critico sociale. Qual’ è il suo
approccio nel creare una satira così pungente?
«La
satira sociale è una forma d’ arte che permette di mettere in luce gli aspetti
più ridicoli e ipocriti della società. Io cerco di farlo attraverso l’ umorismo,
perché penso che sia importante far riflettere le persone senza essere troppo
pesanti. Il mio approccio consiste nel prendere situazioni e personaggi reali,
amplificarli e presentarli in modo grottesco. In questo modo, posso spingere il
pubblico a riflettere su alcuni aspetti che altrimenti potrebbero passare
inosservati.».
Altra
caratteristica distintiva del suo stile comico è la tua mimica corporea, che
riesce a comunicare così tante emozioni senza pronunciare una parola. Come ha
sviluppato questa abilità?
«La
mia mimica corporea è sempre stata una parte essenziale del mio modo di
comunicare sul palco. Anche quando ero giovane, ho capito che le espressioni
del viso e i gesti possono essere altrettanto potenti di qualsiasi battuta. Ho
trascorso ore davanti allo specchio, studiando i miei movimenti e cercando di renderli
più espressivi. Anche l’ osservazione della vita quotidiana mi ha aiutato
molto, perché le persone reagiscono alle situazioni in modo molto variopinto, e
io ho cercato di cogliere tutte queste sfumature e renderle accessibili al mio
pubblico.».
Che
consiglio darebbe ai giovani comici che vogliono intraprendere la sua strada?
«Guardate,
ragazzi, la comicità è un mestiere molto serio, ma non bisogna prenderlo troppo
sul serio. L’ importante è trovare sempre il lato divertente delle cose e non
aver paura di mettersi in ridicolo. Siate spontanei, creativi e mai finti! E
ricordate, se riuscite a far ridere anche una pietra, allora sarete dei grandi
comici! Ricordatevi, la vita è una commedia, e dovremmo trascorrerla ridendo!».
Qual’ è, secondo lei, il segreto per farsi amare dal pubblico?
«Il
segreto è sedersi al tavolo con il pubblico e farlo ridere di gusto. Bisogna
saperlo conquistare, come si conquista una bella donna. Divertitevi con lui,
coinvolgetelo e fatelo sentire speciale. E ricordate, le risate sono come gli
abbracci, possono toccare il cuore delle persone!».
Quale
è stata la sua intenzione principale nello scegliere i progetti cinematografici
in cui ha recitato?
«Innanzitutto,
vorrei dire che era quella di far sorridere e divertire il pubblico. Amo
portare un po’ di leggerezza e allegria nelle vite delle persone, anche solo
per qualche istante. Il mio obiettivo principale è far dimenticare le
preoccupazioni della quotidianità e regalare un momento di svago.».
E’
importante per lei che i suoi film abbiano un messaggio o un significato più
profondo?
«Assolutamente.
Anche se il mio scopo principale è di far ridere, non intendo che i miei film siano
solo spettacoli leggeri. Spesso cerco di dare un messaggio, una critica sociale
o politica, con le mie storie e i miei personaggi. Vorrei far riflettere il
pubblico sulle questioni importanti della società, usando il linguaggio della
commedia per renderlo più accessibile a tutti.».
Ci
ricorderebbe qualche esempio di film in cui ha cercato di trasmettere un
messaggio più profondo?
«Potrei
citare ‘Miseria e nobiltà’, dove metto in risalto le ingiustizie sociali e le
difficoltà che le persone più umili devono affrontare. E’ una commedia
brillante con una trama molto divertente. Mi sono divertito tantissimo sulla scena
e credo che il pubblico abbia amato il film proprio perché si trattava di un
perfetto miscuglio di comicità e satira sociale. Oppure ‘Guardie e ladri’, in
cui critico la corruzione e l’ abuso di potere. Anche in ‘Totò, Peppino e la
malafemmina’ affronto tematiche come il ruolo delle donne nella società e l’ amore
incondizionato.».
Quali
sono le sue influenze nel mondo del cinema? Ci sono registi o attori che
ammira particolarmente?
«Ammiro
moltissimo Charlie Chaplin. Il suo modo di combinare comicità e dramma era
unico. Ho anche tratto ispirazione dal cinema di Buster Keaton e di Stanlio e
Ollio. Ogni attore o regista che riusciva a creare una connessione emozionale
con il pubblico è sempre stato una fonte di ispirazione per me. Ammiro l’ abilità
di far ridere e piangere allo stesso tempo.».
Cosa
spera che il pubblico provi o impari attraverso i suoi film?
«Spero
che il pubblico si senta alleggerito e felice dopo aver visto i miei film. Voglio
che ridano e si divertano, ma spero anche che riflettano su ciò che è stato
rappresentato. Vorrei che prendessero coscienza delle ingiustizie, delle
ipocrisie e dei problemi della società, e che magari anche tentino di
cambiarli. Ma, soprattutto, che portino a casa con loro uno spirito positivo,
perché la risata è un’ arma potente per affrontare la vita.».
Qual’
è stato il momento più emozionante per lei sulla scena di un film?
«E’
difficile scegliere un solo momento emozionante, ma se devo dirne uno, direi
quando ho ricevuto il premio come miglior attore per il film ‘Guardie e Ladri’.
E’ stato un riconoscimento incredibile per il mio lavoro e mi ha reso molto
orgoglioso.».
Quale
è stato il suo film preferito in cui hai lavorato, e perché?
«E’
ancora più difficile scegliere un film preferito, ma se devo dirne uno, direi
‘Miseria e Nobiltà’.».
Interessante.
Passando ad un argomento diverso, vorrei chiederle cosa pensa dell’ evoluzione
del cinema italiano nel corso degli anni.
«Penso
che il cinema italiano abbia fatto grandi progressi. Ci sono stati periodi di
grande successo e altri di crisi, ma quello che caratterizza la cinematografia
italiana è la creatività. Abbiamo prodotto opere che hanno lasciato un segno
nel mondo del cinema e abbiamo talenti straordinari che si distinguono in tutto
il mondo. Tuttavia, credo che ci sia ancora molto da fare per promuovere e
sostenere il cinema italiano a livello internazionale.».
Ha
ragione, il cinema italiano ha avuto un impatto significativo sulla cultura
cinematografica globale! Quale consiglio darebbe agli aspiranti attori che
vogliono seguire le sue orme?
«Il
consiglio che darei è di seguire la propria passione e di non lasciarsi scoraggiare
dalle difficoltà. E’ un mestiere difficile, ma se si è disposti a lavorare duro
e a dedicarsi interamente all’ arte dell’ interpretazione, allora si può
raggiungere il successo. E’ importante studiare, prendere lezioni e affinare
continuamente le proprie capacità. E, soprattutto, bisogna credere in sé stessi
e non arrendersi mai.».
Quanto
è importante per lei essere un nobile? E quali significati riconosce alle buone
maniere?
«Essere
un nobile non è solo una questione di titoli o di status sociale. Rappresenta
un’ autentica eredità culturale, una tradizione di valori e di principi che mi
sono sempre stati cari. Le buone maniere sono fondamentali per avere rispetto e
dignità nella vita quotidiana. Le considero un ponte tra le persone e un modo
per esprimere rispetto reciproco. Certo, può sembrare paradossale per un comico
come me essere così attento alle buone maniere, ma le vedo come una forma di
arte e di rispetto verso il prossimo.».
La
nobiltà quindi non è una questione di titoli ereditari.
«Per
me, la nobiltà è un’ aspirazione all’ elevatezza morale, all’ educazione e al
rispetto per gli altri. Certo, la nobiltà ereditaria ha avuto la sua importanza
in passato e non posso negarne l’ esistenza, ma quello che mi preme
sottolineare è che non è sufficiente essere nobili per nascita. La vera nobiltà
risiede nell’ animo e nelle azioni di un individuo. Per me, la vera nobiltà si
esprime attraverso l’ atteggiamento di una persona nel suo rapporto con gli
altri, implica comportarsi in modo gentile, rispettoso e generoso, sempre con
uno sguardo rivolto verso il bene comune. La nobiltà è la saggezza, la modestia
e la bontà d’ animo.
Perché
pensa che sia così importante essere nobili, intesa nel suo senso, nella vita
di tutti i giorni?
«Beh,
secondo il mio punto di vista, quando una persona è nobile nel vero senso della
parola, è in grado di influenzare positivamente il suo ambiente sociale. Un
nobile di spirito diffonde gentilezza, rispetto e umanità, creando così un
contesto sociale migliore. Inoltre, la nobiltà di atteggiamento e comportamento
porta con sé anche una speciale responsabilità verso gli altri e il mondo.
Essere nobili significa agire con integrità, aiutare coloro che sono meno
fortunati e lavorare per il bene delle persone che ti circondano.».
Quindi
la nobiltà è una sorta di obbligo morale.
«Esattamente.
Sì, la nobiltà richiede responsabilità. Si tratta di un traguardo da
raggiungere nella propria vita, sempre consapevoli delle nostre azioni e del
loro impatto sulle altre persone. Essere nobili ci spinge a fare del nostro
meglio per contribuire a un mondo migliore.».
Grazie
per aver condiviso con noi la sua visione sulla nobiltà. Le sue parole fanno
riflettere su quanto l’ atteggiamento e l’ integrità possano fare una
differenza nel mondo. Come si sente in un mondo che si sta impoverendo
socialmente e culturalmente?
«Mi
rattrista profondamente vedere il progressivo impoverimento sociale e culturale
della società. Vedo svanire lentamente quei valori che consideravo fondamentali
per la coesione sociale. Il mio intento è sempre quello di intrattenere il
pubblico, ma anche di indurre una certa riflessione e consapevolezza sui
cambiamenti che hanno luogo intorno a noi. Cerco di far sorridere la gente, ma
anche di farle prendere coscienza delle ingiustizie e delle contraddizioni del
mondo. La mia comicità ha anche una componente satirica e critica nei confronti
di una società che sta perdendo il suo equilibrio.».
Grazie
infinite per questa gradevolissima intervista. E’ stato un onore parlare con lei
e scoprire di più su ciò che voleva trasmettere con i suoi film.
«Grazie
a voi per avermi dato questa opportunità. Spero che i miei film continuino a
far sorridere e a far riflettere chiunque li guardi. La commedia è un dono
prezioso, e sono felice di aver potuto condividerla con il pubblico.».