giovedì 14 marzo 2019

Se questa è umanità


«E’ più importante impedire a un animale di soffrire, piuttosto che restare seduti a contemplare i mali dell’ universo pregando in compagnia dei sacerdoti.» il Buddha;

Da molte migliaia di anni, l’ Homo sapiens è la specie dominante sulla Terra. In un’ era molto antica, i nostri progenitori popolarono il pianeta in ogni direzione iniziando a sfruttare regolarmente le risorse della natura per soddisfare i propri bisogni e desideri, analogamente alle altre forme di vita animale. Con l’ andare del tempo, però, l’ umanità consolidò il proprio senso di possesso esclusivo sull’ ecosistema, spingendosi a livelli quasi estremi, nella convinzione di averne pieno diritto e di essere un’ entità separata e autonoma nei riguardi della natura, vedendola come una sua proprietà di cui disporre a piacimento, mossa da un arrogante senso di superiorità che modellò opportunamente persino i testi religiosi più noti come la Bibbia, in cui si legge: «Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi siano in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’ uomo all’ uomo, a ognuno di suo fratello. Chi sparge il sangue dell’ uomo dall’ uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l’ uomo. E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela.’.».
E’ purtroppo evidente quanto l’ ambiente non sia l’ unica cosa che ormai da un tempo infinito noi umani abbiamo il brutto vizio di opprimere a dismisura, in quanto anche e soprattutto gli animali, nostri fratelli nati dalla stessa Madre Natura che ha generato noi, hanno imparato a conoscere senza via di scampo il nostro assolutismo ben poco illuminato. Quella del maltrattamento e delle violenze degli animali, purtroppo, non è affatto una novità: costituisce infatti una piaga molto antica che negli ultimi tempi pare addirittura in aumento per intensità e crudeltà, raggiungendo livelli di insensatezza veramente vergognosi. L’ umanità è talmente arrogante da non riuscire ad immaginare nulla di più bello di sé stessa, al punto da essersi immaginata una serie di divinità a propria immagine da cui afferma di essere stata creata e scelta come genere prediletto, come nel caso delle tre religioni abramitiche, ossia Ebraismo, Cristianesimo e Islam, mentre il Buddhismo afferma che la nascita in forma umana è un evento raro e infinitamente prezioso perché è l’ unica base possibile da cui ci si può avviare lungo il sentiero della buddhità. Gli animali sarebbero pertanto creature di livello inferiore e primordiale, destinati ad un’ esistenza selvaggia e brutale da cui possono essere salvati solo se addomesticati dai nobili umani: la loro esistenza pare acquisire tristemente un senso solo al momento della morte, quando divengono fonte di cibo e pellicce.
Gatti usati per gli inserti di pelo dei cappucci dei capi invernali;

Durante la Preistoria e l’ Antichità, l’ umanità teneva un comportamento sano e intelligente nei riguardi dei suoi fratelli animali, in quanto li cacciava solamente per ricavarne la carne da mangiare oppure per difendersi dagli attacchi delle specie più aggressive, e naturalmente quando aveva bisogno di procurarsi i materiali necessari per prepararsi i vestiti con cui ripararsi dal freddo. Quando si doveva uccidere un animale, lo si faceva in modo giustamente rapido e il più possibile indolore, senza alcun bisogno di infierire sulla preda, e, soprattutto, si utilizzava tutto ciò che si ricavava da qualsiasi animale venisse cacciato, senza mai sprecare nulla, quasi riconoscendo qualcosa di sacro nella vita che era stata appena spenta: basti pensare ad esempio che persino le ossa venivano utilizzate, in modo particolare per la realizzazione di utensili oppure per ricavare addobbi spirituali impiegati nei riti propiziatori degli sciamani e dei primi sacerdoti.
Ad un certo punto, però, con la trasformazione delle prime tribù in sistemi sociali e politici sempre più complessi che con il tempo portarono all’ avvento delle prime città-Stato e poi alle nazioni estese, per gli animali le cose assunsero una svolta assai più drammatica, soprattutto nel contesto della caccia, che si impose non più come naturale necessità, venuta meno con la pratica degli allevamenti, ma come passatempo e addirittura come disciplina sportiva favorita dai nobili, da cui era ritenuta l’ esercizio ideale con cui prepararsi alla guerra. In conseguenza della caccia come attività ludica ed esibizione di forza, si impose peraltro la macabra abitudine di esporre nelle proprie case animali imbalsamati interi oppure le loro teste, un modo assai inquietante di ironizzare sul tema della morte, quel particolare evento che ci colpisce tutti indistintamente, umani o animali. Peggio ancora, le religioni assunsero a loro volta una struttura sempre più complessa, maturando l’ usanza di offrire sacrifici agli dei tramite rituali che comportavano soprattutto l’ uccisione di animali: tutte le grandi religioni del passato, come quella sumera, ebraica, induista, greca, romana, e in seguito anche quella islamica, adottarono precisi rituali sacrificali di determinati animali come vittime ideali al fine di propiziare una o più divinità al fine di ottenerne i favori e la protezione, nonché la remissione dei peccati individuali o collettivi. Presso i romani, addirittura, vi era una classe molto rispettata di indovini, gli aruspici, addetti all’ esame delle viscere, soprattutto fegato ed intestino, di animali sacrificati per trarne segni divini e norme di condotta. Ma per fortuna, già allora vissero influenti personalità che espressero un certo scetticismo di fronte a tali pratiche e, più in generale, al maltrattamento degli animali, come il monaco, filosofo e mistico indiano Buddha, il poeta romano Ovidio, il teologo e filosofo greco Origene e il filosofo, teologo e poeta indiano Abhinavagupta, che in più occasioni parlarono apertamente contro ciò che veniva fatto agli animali definendolo del tutto inefficace e insensatamente crudele. In particolare, il celebre filosofo, teologo e astrologo Porfirio, greco di origine fenicia vissuto tra il III e il IV secolo, ebbe a dire con tanta esattezza: «E se per caso qualcuno sostenesse che oltre ai frutti della terra la divinità ci ha messo a disposizione anche gli animali perché ne facessimo uso, io gli risponderei che quando si sacrificano animali noi facciamo loro un torto, poiché li derubiamo dell’ anima e che pertanto non bisogna sacrificarli! Come ci può essere santità quando chi viene derubato di qualcosa che gli appartiene non è che la vittima di un atto di ingiustizia?».
Scorticamento di un cane ancora vivo;

Nel Settecento, con l’ avvento della Rivoluzione industriale, quell’ ampio processo di evoluzione economica e industrializzazione della società, che da sistema agricolo, artigianale e commerciale divenne un apparato produttivo ad alto livello dedito ad una ricca molteplicità di beni, non solo ha avuto luogo una serie di avvenimenti nocivi per la natura, colpita sempre più pesantemente nei suoi antichissimi e consolidati equilibri, ma anche a danno degli animali, in quanto divennero vittime in nome della ricerca medica e scientifica di trattamenti brutali quali la vivisezione e la sperimentazione di medicine e terapie curative. La ricerca medica e scientifica è certamente un ideale irrinunciabile, senza il quale noi tutti oggi saremmo destinati ad una vita precaria e ad una morte prematura, ma appare evidente che buona parte della sofferenza inflitta agli animali sia assolutamente superflua e immotivata, pertanto occorre trovare altre vie per superare gli attuali limiti delle cure contro le malattie e conseguire una qualità della vita sempre migliore. Occorre comprendere che tutto quello che si fa può sempre essere fatto meglio, e che per ogni problema esistono sempre infinite soluzioni.
A seguito dei profondi mutamenti avvenuti nel corso della Rivoluzione industriale, che portò l’ umanità a considerare con una certa importanza il risultato piuttosto che il mezzo, e a ritenere le singole persone come semplici ingranaggi parte del meccanismo, utili solo finché sono in grado di contribuire a far muovere la ruota, agli scienziati viene abilmente insegnato a non affezionarsi agli animali scelti come soggetti per le sperimentazioni, e quindi ad agire senza prendersi troppa cura di loro, non tenendo conto del fatto che la vita sia sacra in ogni sua forma, non solo quella umana ma anche quella animale, ragion per cui attualmente il sistema è in grado di impiegare e mandare in direzione di una triste e dolorosa morte una miriade di animali senza alcun rimorso di coscienza. Nella vita quotidiana sembra che le cose non vadano affatto meglio, in quanto non passa giorno senza che si senta parlare di animali maltrattati, seviziati e uccisi per divertimento o abbandonati per poter semplicemente andare in vacanza. Negli allevamenti, non necessariamente intensivi, vale lo stesso drammatico principio.
Scimmia pronta al taglio della testa per servirne a tavola il cervello ancora caldo;

Moralismi e buonismi a parte, si può affermare con tutta sicurezza che il maltrattamento degli animali sia una di quelle cose di cui l’ umanità deve maggiormente vergognarsi, ma per fortuna in anni recenti sono sorti movimenti e organizzazioni in grado di sollevare autorevolmente il problema scuotendo sempre di più la coscienza collettiva. Recentemente, anche il Parlamento della Repubblica Italiana si è accorto della necessità di fronteggiare il problema con leggi più severe. Gli animali, compresi quelli domestici che dipendono da noi, da sempre risultano gli esseri più indifesi e meno tutelati dal nostro diritto, come dimostrato per esempio dalla caccia: com’ è possibile assicurare la sopravvivenza della fauna se per ogni animale che popola i boschi vi sono almeno sette o otto uomini armati di fucile a tracolla? L’ attività venatoria è una delle maggiori cause del rischio di estinzione di svariate specie. La carne è certamente un’ importantissima fonte di cibo sia per l’ umanità che per gli animali, ma occorre ricordare che per ogni cosa vi è un limite ben preciso che non si dovrebbe mai varcare se non si vogliono provocare problemi che, come la storia ci insegna con pazienza e chiarezza, raramente non si ritorcono contro chi di noi. Nel momento in cui l’ arte venatoria si rende necessaria, resta qualcosa di accettabile solo nel momento in cui si mangiano tutte le prede, e quando queste vengono uccise velocemente e semplicemente. Le gare di caccia e pesca, pertanto, rappresentano un insulto intollerabile a tutto il genere animale.
Gatto morto gettato nella spazzatura;

La questione relativa agli animali non è legata soltanto alle specie addomesticate, a quelle domestiche e quelle che vengono esibite negli zoo, i cosiddetti amici dell’ uomo, ma a tutte le specie esistenti su questo pianeta. Basti pensare che attualmente uno dei loro principali problemi è costituito dal disboscamento, che priva milioni e milioni di piccoli animali e insetti del loro ambiente naturale: noi come ci sentiremmo se un giorno qualcuno venisse a demolire la nostra casa? Oltre a questo, poi, vi è il problema del mutamento climatico che sta cambiando le abitudini di migliaia di animali, e quello della caccia a specie in via di estinzione in vari Paesi come il Giappone, notoriamente sulla prima linea del fronte della caccia alle balene o a altri animali come le foche, entrambi generi dichiarati protetti: non manca di logica dare loro la caccia in maniera tanto efficace per ragioni strettamente commerciali, soprattutto considerando le alternative possibili?
Gatta intenta ad allattare alcuni cuccioli di topo;

Nella sua arroganza, l’ umanità tende a ritenersi la specie migliore di tutte quelle esistite fino ad ora su questo piccolo mondo, nonché la più evoluta, civile e meritevole. Tale sciocca presunzione si manifesta persino nel vocabolario quotidiano, quando si parla di «umanità» per definire qualcosa di benigno e generoso, di comprensivo e indulgente verso gli altri, mentre tutto ciò che è crudele, spietato e mostruoso risulta «animalesco» e «bestiale». Questa stessa alterigia che tanto regge l’ animo umano viene facilmente contraddetta nel momento in cui viene fatto un paragone tra umani e animali, basato su fatti evidenti: gli umani si uccidono e si maltrattano quotidianamente tra di loro, arrivando persino al punto di colpire senza ritegno i bambini, maltrattati o persino abbandonati, e abusano liberamente delle risorse di cui dispongono mettendo in serio pericolo la natura, la nostra casa comune, mentre invece gli animali trascorrono la propria esistenza curando la propria prole, soddisfacendo i propri bisogni sfruttando la natura entro i giusti limiti e uccidendo solo per fame e difesa. Si può quindi parlare di umanità in termini tanto favorevoli?
Attualmente, i maltrattamenti a danno degli animali stanno aumentando costantemente di anno in anno, sia per quantità che per intensità. L’ «umanità» tende a manifestarsi con comportamenti sempre più insensati e feroci nei confronti dei fratelli animali, che anche per ragioni di puro divertimento vengono torturati, sfigurati, uccisi e abbandonati. In Italia, addirittura, il maltrattamento e l’ uccisione degli animali sono stati comportamenti non particolarmente puniti per via di una legislazione debole e in adeguata, e solo di recente lo Stato ha cominciato a prendere in esame il problema adottando nuove leggi con cui contrastare questo deplorevole fenomeno. Occorre tuttavia fare molto più di questo: noi uomini e donne dobbiamo innanzitutto cominciare a comprendere nella vita di ogni giorno che gli animali sono esseri viventi, sensibili e a modo loro coscienti, con il nostro stesso diritto di esistere e non soffrire, e agire di conseguenza. Viviamo tutti quanti su questo pianeta, quindi è bene spartirlo equamente con gli animali tenendo conto dei legittimi bisogni di entrambe le parti, ponendoci peraltro alcuni limiti come nel contesto del tasso delle nascite, perché sette miliardi di soli esseri umani sono ovviamente troppi, e in quello dell’ impiego delle risorse imparando a distinguere tra bisogni e semplici desideri. Occorre anche evitare i comportamenti crudeli e violenti, in quanto non vi è mai stato un motivo ragionevole che possa giustificare una qualsivoglia sevizia ai danni di un essere vivente colpevole soltanto di essere un animale anziché un umano. Bisogna cominciare a coltivare un atteggiamento consapevole nella vita quotidiana, perché noi tutti viviamo ogni giorno in un mondo in cui i diritti e le peripezie degli animali vengono ignorati da quasi tutti semplicemente perché tendiamo a far finta di non sapere nel desiderio di vivere serenamente, senza che nulla turbi il nostro «animo sensibile». Spesso, anche chi adotta un animale dimostra di non essere all’ altezza della situazione per una questione di ignoranza: prendere in casa un animale non è un gioco, ma un impegno costante che richiede dedizione e il giusto tempo. Si adottano cuccioli, e questo all’ inizio porta entusiasmo e curiosità, soprattutto perché per loro natura i piccoli sono simpatici e carini, e giocano molto. Eppure non si rimane cuccioli in eterno, e quando questi crescono e cominciano a diventare un peso e una spesa sempre in aumento spesso si decide di sbarazzarsene in modo insensibile e crudele, ossia per mezzo dell’ abbandono.

Gli studi in psicologia hanno evidenziato che il nostro desiderio di far del male non è innato: non è presente in noi dalla nascita, ma sorge nel corso della nostra vita come parte delle fabbricazioni mentali, come frutto della nostra immaginazione. Risulta pertanto qualcosa di assolutamente artificiale e in contrapposizione a ciò che effettivamente esiste in natura. Ogni essere vivente nasce con il desiderio di essere felice e di evitare il dolore, pertanto sentimenti quali amore, empatia e altruismo risultano il modo più adatto con cui trasformare quest’ umanità sempre più brancolante nella mancanza dei valori. L’ indifferenza verso il prossimo, sia esso umano o animale, è uno dei peggiori difetti di cui si possa sentir parlare, risultato di una ristretta visione del mondo, di una scarsa levatura di pensiero e di una mentalità povera. Questo particolare mondo in cui noi tutti viviamo non è sorto dal nulla come per magia e neppure è il risultato di un intervento divino: è piuttosto il risultato dei nostri pensieri, parole e azioni. Dipende solo da noi. Sviluppare saggezza e compassione per tutte le cose viventi è quindi corretto non solo moralmente, ma anche a livello pratico perché l’ interconnessione tra tutte le cose è un dato di fatto ormai accertato anche dalla scienza, secondo la quale in natura tutto esiste in termini di relazione, e qualunque cosa si faccia si partecipa alla catena di causa ed effetto, dunque quello che facciamo agli altri è destinato ad avere conseguenze importanti su di un livello ampio che, alla lunga, ci ritorna indietro come un boomerang: perché un futuro sia possibile occorre innanzitutto migliorare noi stessi.
Il maltrattamento e la violenza a danno degli animali sorgono dalla nostra ignoranza. Non comprendiamo veramente la natura del dolore degli altri e neppure la sua inutilità, almeno finché non la proviamo noi stessi. Rimediare ai propri errori è una cosa assolutamente possibile: basta prendere coscienza dei nostri errori e andare incontro a chi abbiamo fatto soffrire, adottando una condotta differente. Anziché barricarci nel nostro mondo escludendo tutti gli esseri che non sono uguali a lui, ma che come noi hanno tutto il diritto di vivere serenamente e senza paura, occorre capire che ognuno di noi nel proprio piccolo può fare qualcosa, restituendo finalmente tramite l’ unione di tanti piccoli sforzi la dignità ai nostri fratelli animali, molti dei quali, occorre ricordarlo, esistevano addirittura molto prima che apparissimo noi.

Nessun commento:

Posta un commento