giovedì 12 ottobre 2017

Il logopedista che salvò la Corona britannica

Lionel Logue;

La storia del mondo ha sempre avuto bisogno di uomini speciali per essere trainata, così come le autovetture e i ciclomotori hanno bisogno di benzina per spostarsi. Il rapporto tra la storia e i personaggi storici, che ciascuno a modo proprio hanno contribuito al progresso e addirittura al regresso del mondo, è qualcosa di inseparabile, esattamente come quello tra i romanzi, le opere teatrali e i film con i relativi personaggi.
Tanto nella storia quanto nelle opere di fantasia, risulta curioso quanto l’ attenzione venga rivolta quasi esclusivamente ai personaggi principali, tralasciando invece i cosiddetti personaggi secondari, che hanno il compito di accompagnare i protagonisti nel corso della storia, di sostenerli e aiutarli, ma che a dispetto della minore attenzione che ottengono si ritrovano spesso a giocare un ruolo ampio e importantissimo, anziché quello di semplice marionetta o spalla. E’ il caso ad esempio di Lionel Logue, un singolare ma assai efficace scienziato logopedista australiano residente a Londra, che dalla fine degli Anni Venti i primi Anni Cinquanta assistette il duca Albert di York, asceso al trono britannico come Giorgio VI, notoriamente colpito da balbuzie. L’ aiuto che Logue diede al principe di Casa Windsor non fu certamente cosa da poco, avendolo aiutato a superare le sue profonde insicurezze e a trovare la sua voce proprio quando la nazione aveva bisogno di un sovrano dietro cui schierarsi, ma il ricordo di questo esperto del tutto fuori del comune diminuì progressivamente nel tempo, venendo rispolverato solo di recente con un film molto riuscito del 2010, «Il discorso del re».

Lionel George Logue nacque il 26 febbraio 1880 ad Adelaide, in Australia Meridionale, da George Edward Logue, un impiegato, e Lavinia Rankin. Il nonno paterno, Edward, era originario di Dublino.
Maggiore di quattro fratelli, fu educato al Prince Alfred College, ove studiò tra il 1889 e il 1896, studiando peraltro dizione sotto il noto docente Edward Reeves, che attenuò di molto il suo accento australiano, e di cui divenne nel 1902 segretario e assistente. In seguito studiò presso l’ Elder Conservatorium of Music, e lavorò in una miniera d’ oro a Kalgoorlie. Il 20 marzo 1907, a Perth, ove insegnava tecniche per parlare in pubblico e collaborava con notevoli associazioni quali la Young Men’ s Christian Association, lo Scotch College e la Perth Technical School, sposò l’ impiegata ventunenne Myrtle Gruenert, dalla quale ebbe tre figli. Dedito alle opere teatrali, soprattutto Shakespeare e Dickens, nel 1911 intraprese un giro per il mondo, e durante la Prima Guerra Mondiale si dedicò alla cura dei difetti del parlato dei reduci del fronte, affetti da nevrosi di guerra, diagnosi che a quei tempi rappresentava un’ assoluta novità, mettendo a punto una terapia che mischiava umorismo, comprensione, perseveranza e una notevole simpatia, accompagnate da esercizi per i polmoni e il diaframma con i quali respirare sufficientemente a fondo per completare correttamente una frase.
Logue e la moglie, Myrtle;

Nel 1924 si trasferì con la famiglia a Londra, ove aprì uno studio per la cura delle disfunzioni del linguaggio al numero 146 di Harley Street, e fin da subito prese l’ abitudine di utilizzare il denaro dei clienti più facoltosi per pagare le cure di quelli più poveri. Nel 1926, a seguito del penoso discorso di chiusura al British Empire Exhibition a Wembley, tenutosi il 31 ottobre 1925, il principe Albert, figlio secondogenito di re Giorgio V e Mary di Teck, si rivolse a lui su presentazione della moglie, lady Elizabeth Bowes-Lyon. Dopo un inizio piuttosto burrascoso, e pur non immune da dubbi e incertezze, Logue scoprì che la balbuzie del principe dipendeva sia da fattori mentali, legati al forte timore che provava per il genitore, re Giorgio era notoriamente un padre severissimo, che dalla scarsa coordinazione tra la laringe e il diaframma, pertanto decise di trascorrere ogni giorno un’ ora con lui per praticare rigorosi esercizi, in seguito ritenuti pionieristici, tra i quali la ripetizione di alcuni scioglilingua e l’ intonazione di tutte le vocali ad alta voce per quindici secondi davanti a una finestra aperta. Il logoterapista stabilì fin dal primo giorno il loro rapporto sulla fiducia, e rinsaldò la sicurezza e l’ autostima del particolare paziente, noto per essere pauroso e incerto nelle sue azioni, rilassandone la tensione alla causa degli spasmi muscolari: la balbuzie del duca di York si ridusse a semplici esitazioni occasionali, che nel 1927 gli consentirono addirittura di affrontare il discorso di apertura del Parlamento australiano a Canberra.
Re Giorgio VI;

L’ amicizia fra Logue e Albert proseguì saldamente negli anni, sebbene uno stimato quotidiano degli Anni Trenta pubblicò opinioni piuttosto dispregiative sull’ originalissima relazione tra un principe dell’ Impero, in quel tempo il più grande e popoloso del mondo, e un suo suddito borghese, peraltro proveniente dalle colonie, che definì «il medicastro che ha salvato un principe». Ma le cose raggiunsero un punto critico nel 1936: Giorgio V, a lungo soffrente di enfisema polmonare e bronchite, morì lasciando il trono al figlio David, principe di Galles, che assunse il nome di Edoardo VIII. Criticato fin dal dopoguerra dai tradizionalisti per le sue relazioni con donne sposate, il nuovo sovrano suscitò un grande scandalo affermando che sarebbe salito al trono accompagnato dalla statunitense Wallis Simpson, una donna spregiudicata al suo secondo matrimonio, peraltro sospettata dalla famiglia reale di aver appreso durante il suo soggiorno in Cina determinate tecniche di massaggio erotico da professioniste delle case di tolleranza o che lavoravano nei saloni di massaggio con cui lo avrebbe stregato: tale desiderio aprì una grave crisi istituzionale poiché per tradizione i monarchi britannici sono Governatori Supremi della Chiesa anglicana, che non ammette il divorzio e il matrimonio tra divorziati. Costretto all’ abdicazione nel dicembre 1936 per poterla sposare, lasciò il trono al fratello Albert, che fu incoronato re il successivo 12 maggio 1937 con il nome di Giorgio VI. Logue continuò a curare costantemente il nuovo regnante, peraltro preparandolo per il discorso di incoronazione, e venendo insignito nel 1937 del titolo di cavaliere dell’ Ordine reale vittoriano, istituito come riconoscimento per servizi prestati con distinzione al monarca. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale gli fu accanto in occasione di ogni discorso, aiutandolo a ispirare il popolo e a unirlo in battaglia, e nel 1944 viene elevato a commendatore. Negli anni del conflitto operò come guardia antiaerea per tre notti a settimana, e fu insieme al re per lo storico discorso dell’ 8 maggio 1945, il V-E Day. Nel successivo mese di giugno perse la moglie Myrtle.

Logue e Giorgio VI rimasero amici per tutta la vita, come dimostrato da una fitta corrispondenza, comprendente oltre cento lettere in cui si menzionavano i libri che si scambiavano. Quando il re morì il 6 febbraio 1952, il logoterapista ebbe a dire commosso che la sua amicizia con lui fu il più grande piacere di tutta la sua vita.
Tra i fondatori della British Society of Speech Therapists e del College of Speech Therapists, morì a Londra il 12 aprile 1953 all’ età di settantatré anni, e il suo corpo fu cremato.
Logue interpretato da Geoffrey Rush in «Il discorso del re»;

Per quanto i criteri della storia lo annoverarono tra i «personaggi secondari» nelle grandi vicende del suo tempo, in quanto non era un Primo ministro, l’ Arcivescovo di Canterbury e neppure un aristocratico ma un logopedista autodidatta e quasi sconosciuto, l’ intervento di Lionel Logue fu indubbiamente ampio e assai benefico, un elemento addirittura fondamentale nel salvare la monarchia britannica in uno dei suoi momenti più critici, che Wallis Simpson, l’ altro grande personaggio secondario del momento, aveva ampiamente contribuito a scuotere insieme all’ incombente minaccia di una guerra con la Germania nazista. La sola azione di questo uomo comune, peraltro australiano, con il suo carattere amabile ed estroverso, trasformò il nervoso, timido e introverso duca Albert di York in Giorgio VI, uno dei più grandi re britannici mai ascesi al trono, la cui statura intellettuale e morale fu soprattutto nel voler essere all’ altezza della sovranità mai desiderata ma a cui non voltò le spalle, riuscendo persino ad amare e giudicare al tempo stesso il proprio padre, che pure aveva avuto parte nello sviluppo del suo disturbo, ma che in punto di morte aveva ammesso la propria stima per il figlio.

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