martedì 10 ottobre 2017

Il mistero di Roswell

«Le numerose voci riguardanti il disco volante sono diventate realtà ieri quando l’ Intelligence del 509º Bomb Group dell’ Ottava Air Force, Roswell Army Air Field, ha avuto la fortuna di entrare in possesso di un disco volante con la collaborazione di uno degli allevatori locali e dello sceriffo di Chaves County. L’ oggetto volante è atterrato in un ranch vicino a Roswell la scorsa settimana. Non avendo un telefono, l’ allevatore ha tenuto il disco fino a quando non è stato in grado di contattare l’ ufficio dello sceriffo, che a sua volta lo ha riferito al Maggiore Jesse A. Marcel del 509º Bomb Group Intelligence Office. Sono immediatamente scattate misure e il disco è stato subito prelevato a casa dell’ allevatore. E’ stato perquisito dalla Roswell Army Air Field e successivamente trasportato dal maggiore Marcel al quartier generale più alto.» San Francisco Chronicle, 9 luglio 1947; 
Uno scorcio della cittadina di Roswell;

A trecento chilometri a sudest di Albuquerque, nel Nuovo Messico, sorge la cittadina di Roswell, capoluogo della contea di Chaves. Un tempo insediamento di fattorie e allevamenti dediti alla produzione di latte e alla manifattura, oggi vanta discreti profitti anche dall’ attività petrolifera, grazie ai vari giacimenti scoperti nel corso degli anni.
Analogamente ad altre piccole città e paesi, Roswell, fondata nel 1869 dall’ uomo d’ affari Van C. Smith, che le diede il nome di battesimo di suo padre, e dal suo socio Aaron Wilburn, nei pressi di un insediamento del 1865 di pionieri venuti dal Missouri poi trasferitisi per mancanza d’ acqua, un tempo si godeva la sua tranquillità tipicamente «periferica», che la rendeva dimora ideale per semplici contadini e bovari che desideravano vivere immersi nella pace e nella tranquillità ricordando con nostalgia i bei tempi del vecchio West, tra pionieri, esploratori, cowboy, cercatori d’ oro, pellegrini di chiese e movimenti religiosi e nativi americani. Tuttavia, a partire dal 1947 balzò agli onori della cronaca a seguito di un misterioso incidente ancora oggi molto dibattuto che legò il suo nome a segreti pericolosi, complotti e, soprattutto, a ipotesi di sbarchi alieni e incontri ravvicinati.
Nel 1952, l’ Aeronautica militare statunitense coniò il termine UFO, formato con le iniziali di Unidentified Flying Object, ossia «oggetto volante non identificato», usandolo in riferimento a fenomeni aerei le cui cause e natura rimangono ignote nonostante le verifiche degli esperti. A seguito delle crescenti segnalazioni avvenute nel 1947, il termine si accostò sempre più a quello di «disco volante», divenendone praticamente un sinonimo. E proprio in quegli anni Roswell divenne una Mecca per chiunque creda nei dischi volanti, nei contatti con gli alieni e nelle teorie del complotto secondo cui sulla Terra vi sarebbe una forte presenza extraterrestre accuratamente occultata da vari governi, soprattutto quello statunitense.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, molti piloti dell’ Aeronautica militare statunitense e britannica dissero di essere stati accompagnati in volo da strani fenomeni luminosi, che in un primo momento attribuirono ad armi segrete nemiche. I Foo fighter, ossia «caccia infuocati», come vennero chiamati dagli stessi piloti, si rivelarono innocui, nondimeno furono capaci di spostarsi a velocità notevole compiendo manovre ai limiti delle leggi fisiche: i piloti del tempo dissero con chiarezza di non essere in grado di fare altrettanto. Gli esperti li attribuirono a fenomeni ottici generati da aloni di luce o di fuoco. In particolare, durante la Battaglia di Los Angeles, alla fine del febbraio 1942, nei cieli californiani si verificarono diversi allarmi aerei che vennero attribuiti agli aerei giapponesi, ma dopo il 1945 si seppe che le forze armate nipponiche non avevano lanciato alcun attacco, e i falsi allarmi vennero attribuiti a palloni meteorologici. In seguito, nel 1946, vennero avvistati nei cieli della Scandinavia numerosi oggetti a forma di razzo, i «razzi fantasma», probabilmente meteore o lanci sperimentali di razzi sovietici.
Il 24 giugno 1947, l’ aviatore statunitense Kenneth A. Arnold riferì di aver visto nove oggetti volanti volteggiare in schieramento mentre, a bordo del suo CallAir A-2, svolgeva le ricerche di un velivolo militare disperso nei pressi del Monte Rainier, nello Stato di Washington: gli oggetti erano luci intermittenti, come se stessero riflettendo i raggi solari, la loro avanzata era irregolare e volavano a velocità assai elevata. Pur non essendo il primo in materia, il rapporto di Arnold venne ampiamente diffuso dai mezzi di comunicazione del tempo, e si tende a pensare che questa notizia abbia notevolmente stimolato l’ interesse nei confronti del fenomeno ufologico. Nelle settimane successive al suo avvistamento, furono presentati numerosi altri rapporti ufologici, soprattutto quello relativo all’ avvistamento del 4 luglio da parte del marinaio Frank Ryman, che scattò la prima foto ufficiale di un UFO, che poi venne identificato come un pallone sonda, e quello del 7 luglio da parte del pilota Vernon Baird che, accortosi di essere seguito da un oggetto volante a forma di disco, eseguì con il suo aereo una manovra evasiva vedendo l’ oggetto volante perdere quota e precipitare. Le ricerche al suolo effettuate dal distaccamento della base aerea di Bozeman non trovarono nulla, ragion per cui l’ avvistamento di Baird venne spiegato come una burla o un errore di percezione.
Secondo gli ufologi e i sostenitori delle teorie del complotto, tutti questi avvenimenti sarebbero in qualche modo collegati al misterioso incidente di Roswell.
Il luogo dello schianto misterioso;

La notte del 1 luglio 1947, durante un violento temporale con lampi e tuoni che illuminarono il paesaggio di Roswell, sui radar della Base Aerea del 509esimo Bomb Group, di stanza alla vicina base Roswell Army Air Field, appartenente all’ Aeronautica militare ed equipaggiata con testate atomiche, apparvero strane tracce che sfrecciavano a velocità impossibili per gli aerei militari del tempo, peraltro eseguendo manovre e cambiamenti di rotta fulminei, scomparendo infine nell’ angolo opposto dello schermo. Le attrezzature vennero subito controllate, ma si escluse l’ ipotesi di guasti e malfunzionamenti, quindi le tracce indicavano un fenomeno reale ma ignoto e presumibilmente pericoloso che attraversava lo spazio aereo statunitense. Anche alla base di White Sands Missile Range, il centro di ricerca missilistica in cui l’ esercito sperimentava le V2 sottratte ai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, rilevarono gli stessi inconsueti fenomeni sui radar, ma il problema si aggravò nei giorni successivi, con l’ intensificazione crescente di tali fenomeni, inducendo i comandi militari a credere che le basi segrete statunitensi fossero minacciate da un nemico ignoto, munito di velivoli dalle capacità impressionanti.
Due giorni dopo, il 3 luglio, mentre seguitavano a osservare le strane tracce sui radar, gli osservatori del 509esimo Bomb Group notarono ulteriori tracce dall’ anomalo comportamento: tra una scansione e l’ altra del fascio radar gli oggetti volanti si spostavano a velocità superiore alle tremila miglia nautiche orarie. Mentre sull’ installazione si abbatteva una lunga sequenza di lampi e tuoni, un segnale si diresse verso il quadrante inferiore sinistro degli schermi, svanendo per un attimo per poi ricomparire brevemente e cessare definitivamente: l’ oggetto volante era evidentemente esploso e precipitato nel deserto. Nel frattempo, Bill McBrazel, un allevatore di Roswell, trovò in uno dei suoi terreni un relitto dalla forma strana, ancora caldo e parzialmente conficcato in profondità nel costone della scarpata, con la coda in alto. Avvicinandosi scorse in terra tre piccole sagome grigio scuro, ormai esanimi, gettate fuori da uno squarcio lungo la fiancata del mezzo: quegli strani corpi erano lunghi circa un metro e venti, avevano mani a quattro dita e una testa sproporzionata a forma di lampadina, con occhi enormi. Incuriosito dalla natura del relitto e volendo evitare occhi indiscreti, il bovaro lo occultò rapidamente e chiamò lo sceriffo di Roswell, George Wilcox, che, reputandolo molto strano, informò a sua volta il maggiore Jesse A. Marcel, del Servizio Informazioni del 509esimo Bomb Group. Gli ufficiali aeronautici accorsero prontamente sul posto stabilendo un perimetro e valutando con cura il materiale, che rimossero insieme a ogni traccia dell’ incidente, portando il relitto, i detriti e i corpi alla base aerea di Wright Patterson. Il successivo 8 luglio diedero un annuncio sorprendente: il misterioso avvenimento era stato provocato da un disco volante. Tale dichiarazione fece subito il giro del mondo, apparendo nei titoli di testa di tutti i giornali, ma il giorno dopo il comandante generale della Eighth Air Force, Roger M. Ramey, ricevette una protesta formale dal tenente generale Hoyt Vandemberg, vicecapo dell’ Aeronautica militare, che lo mise al corrente della situazione lamentandosi per la leggerezza degli ufficiali di Roswell, colpevoli di non aver mantenuto il segreto sul ritrovamento. Presa subito in mano la situazione, Ramey sostenne con fermezza che nell’ incidente era coinvolto un semplice pallone sonda appartenente all’ Aeronautica, il Rawin, e che i corpi erano manichini usati durante la sperimentazione di nuovi veicoli. Gli ufficiali che avevano parlato di un disco volante furono duramente rimproverati dai piani alti dell’ Aeronautica: il maggiore Marcel venne emblematicamente fotografato accanto ai rottami di un vero pallone. Peraltro, una squadra di agenti dell’ FBI giunse sul posto per indagare su quanto accaduto, confermando la tesi del pallone sonda e biasimando più volte l’ incapacità del personale delle forze aeree che per primo aveva indagato sull’ incidente. McBrazel e la moglie vennero interrogati su ciò che avevano visto e costretti a mantenere un assoluto silenzio, cosa che fecero sempre dal momento del loro rilascio.
Una scena del falso filmato diffuso da Ray Santilli;

In seguito alla versione ufficiale del pallone sonda fornita dal governo, l’ esercito bollò la tesi della caduta di un disco volante come una diceria priva di fondamento: autorità civili e stampa si adeguarono a questa versione dei fatti, i circa trecento testimoni dei fatti vennero zittiti e l’ incidente venne presto dimenticato, anche dai ricercatori.
Tuttavia, nel 1978, il fisico e ufologo Stanton T. Friedman intervistò il maggiore Marcel, che sostenne con convinzione l’ idea secondo cui trentun anni prima i militari avessero insabbiato il recupero di un’ astronave aliena. Tali affermazioni trovarono ampia risonanza negli ambienti ufologici, e a partire dagli Anni Ottanta suscitarono un interesse sempre crescente. Il caso esplose a livello mondiale nel 1991, quando Ray Santilli, musicista e produttore cinematografico britannico figlio di un italiano stabilitosi nel Regno Unito dopo la Seconda Guerra Mondiale, diffuse un filmato in bianco in nero che ritraeva l’ autopsia da parte di due medici sul cadavere di uno dei tre alieni rinvenuti accanto al relitto. Tali riprese fecero subito molto clamore, tanto che vennero trasmesse sulle reti televisive di tutto il mondo, ma in Italia venne mandato in onda solo nel 1994, nel corso della trasmissione «Misteri», su Rai 2. A seguito di vari studi condotti sui fotogrammi e l’ ambientazione del presunto laboratorio, però, gli esperti bollarono le riprese come un falso: telefoni, prese elettriche e altri dettagli inquadrati risultarono infatti anacronistici rispetto al 1947, e altri contestarono il modo rozzo e impreciso con cui i presunti medici utilizzavano gli strumenti per l’ autopsia. Lo stesso Santilli ammise che il filmato era un falso girato con un amico, pur sostenendo che ne esistesse un originale, ormai in pessime condizioni.
Copia del Daily Record dell' 8 luglio 1947;

A seguito delle indagini del Congresso degli Stati Uniti, il General Accounting Office aprì un’ inchiesta e impose all’ Ufficio del Segretario dell’ Air Force statunitense di eseguire un’ indagine interna, i cui risultati vennero riassunti in due relazioni: la prima, «The Roswell Report: Fact versus Fiction in the New Mexico Desert», presentata nel 1995, sostenne che i materiali recuperati nel 1947 erano residui di un programma segreto del governo, il Progetto Mogul, che utilizzava particolari microfoni collegati a palloni sonda posti ad alta quota destinati a rilevare le onde sonore generate da missili balistici sovietici o esperimenti nucleari nell’ atmosfera, pertanto il pallone sonda caduto a Roswell sarebbe stato il Mogul numero 4, lanciato dalla base di Alamogordo; la seconda, «The Roswell Report: Case Closed», consegnata nel 1997, concluse invece che i corpi recuperati fossero manichini antropomorfi usati nei programmi militari come il Project High Dive, del 1950, e che le storie successive alimentate dai sostenitori delle teorie ufologiche crearono un’ ondata di disinformazione su quel che accadde veramente a Roswell.

Ma ormai la vicenda era condizionata dalle teorie del complotto e dalle congiure del silenzio: ancora oggi l’ unico dato certo è la fretta con cui militari presero in custodia il misterioso oggetto caduto e la fermezza con cui misero tutto a tacere. Negli anni la teoria del disco volante e dei cadaveri alieni venne sempre più sostenuta dalle dichiarazioni di ufficiali, agenti segreti e scienziati a loro dire desiderosi di rompere il muro del silenzio: nel 2012, ad esempio, Chase Brendon, ex agente della CIA, sostenne di aver visto alcuni documenti segreti che confermerebbero la tesi dell’ incidente ufologico:
«Non era un maledetto pallone meteorologico. Era una navicella che evidentemente non è venuta da questo pianeta. Non ho dubbi neanche per un secondo che l’ uso della parola ‘resti’ e ‘cadaveri’ era esattamente ciò di cui la gente coinvolta parlava.».
Nello stesso anno si fece avanti Richard French, tenente colonnello dell’ Aeronautica militare, che confermò la pista aliena affermando che in realtà i dischi fossero addirittura due, e non uno soltanto. Nel luglio 2014, un mese prima di morire, lo scienziato Boyd Bushman, per anni operante nell’ Area 51, rilasciò un filmato in cui mostrò alcune fotografie di alieni che reputava attivi nel famoso centro militare, a stretto contatto con personale umano, nell’ ambito di un programma segreto in cui sarebbe stato coinvolto il governo statunitense.
Infinite possibilità...

Comunque siano andate le cose, Roswell divenne rapidamente un simbolo delle cospirazioni governative per alcuni, e delle continue negazioni a proposito dei contatti tra umani e alieni per altri. La sua vicenda ispirò romanzi, film, telefilm e documentari, tra cui il film «Roswell» di Jeremy Kagan e i telefilm «Star Trek: Deep Space Nine», «Stargate SG-1» e «Roswell», e venne citata in film quali «Independence Day» e «2012». Ricca di siti archeologici e storici, di eventi speciali e manifestazioni sportive, di musei, arte e cultura, senza dimenticare l’ International UFO Museum and Research Center, dove si rievoca il mistero del 1947, questa semplice cittadina attira ogni anno migliaia di curiosi e appassionati di ufologia che alimentano l’ economia turistica locale: il Festival del 2007, in occasione del sessantesimo anniversario dell’ incidente, vide la presenza di cinquantamila persone.

Non rimane che chiedersi se un giorno questo grande mistero verrà chiarito una volta per tutte. Forse in futuro i fascicoli riservati su casi come questo verranno resi noti al pubblico, ma quale verità ne emergerà? Quanto di tutto quello che è stato detto dal 1947 fino a oggi verrà confermato, e quanto sarà invece smentito? Probabilmente dovremo solo imparare a confidare nel vecchio proverbio secondo cui il tempo è galantuomo: prima o poi ristabilisce la verità, ripara i torti, e medica ogni cosa. Bisogna solo saper attendere…

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